Iniziato il processo a Paolo Gabriele
E’ Cominciato il processo a Paolo Gabriele, ex maggiordomo di Benedetto XVI, imputato per furto di carte riservate dall’appartamento del pontefice.
Tale raccolta di documenti è cominciata nel 2010 e continuata nel 2011.
Stralciata la posizione del tecnico informatico Claudio Sciarpelletti, accusato di favoreggiamento.
Durante l’udienza, Gabriele ha anche denunciato “pressioni psicologiche” e altri maltrattamenti subiti nei primi 20 giorni di detenzione. “Non potevo neanche aprire le braccia“, ha dichiarato, “la luce è stata tenuta accesa 24 ore al giorno. Non c’era l’interruttore e questo mi ha anche procurato un abbassamento della vista“.
Per far luce su queste denunce il presidente del tribunale vaticano Giuseppe Dalla Torre ha aperto un fascicolo per accertare se vi siano stati eventuali abusi nella detenzione di Gabriele.
Alle dichiarazioni di Gabriele ha replicato P. Lombardi, portavoce vaticano, dichiarando che “Le condizioni di carcerazione di Paolo Gabriele sono state molto umane ….Anche la cella più piccola in cui è stato inizialmente detenuto rispetta gli standard internazionali cui il Vaticano aderisce. Durante la sua detenzione sono stati presi 39 provvedimenti in favore di una sua buona condizione, gli è stata assicurata l’assistenza medica, spirituale, ha ricevuto le visite della famiglia e degli avvocati … Dire che ha ricevuto una condizione inumana quando invece c’è stata molta attenzione, pone interrogativi ai quali troveranno risposta i magistrati“.
Nel corso dell’udienza Gabrieli ha dichiarato “Non ho avuto complici nel modo più assoluto nell’azione che mi viene contestata” Ha però chiamato in causa sette persone che lo avrebbero “suggestionato”: il dottor Mauriello, Luca Catano , i cardinali Angelo Comastri, Paolo Sardi, monsignor Francesco Cavina e l’ex governante di Ratzinger Ingrid Stampa.
Tra le precisazioni fornite la dichiarazione di non aver “preso soldi o altri benefici”, nè di aver mai fornito alcuna documentazione alla stampa.
Nella mattinata anche le deposizioni di don Georg Gaenswein , segretario personale di Benedetto XVI, e di alcuni gendarmi.
E’ una storia triste, che amareggia e confonde i semplici.
Sentir parlare di tribunali, pene, condizioni carcerarie, dentro la Stato della Citta del Vaticano non è bello e ci disorienta.
Vogliamo sperare che mai possano essere applicate pene detentive, là dove dovrebbe parlare solo perdono e misericordia.
Con le leggi attuali in vigore nella Citta del Vaticano Paolo Gabrieli, se si dovessero aggiungere delle aggravanti , rischia fino a 8 anni di reclusione da scontare in strutture carcerarie italiane .
Speriamo che in questa vicenda Paolo Gabrieli possa collaborare, rialzarsi e ritornare alla casa di un padre che più che ratificare quanto i giudici determineranno celebri l’infinita misericordia e faccia festa per il ritorno del “figlio perduto”.
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