XXVIII Domenica del T.O. – Conoscere intimamente Gesù per seguirlo.
…Ci sono delle resistenze, e talora occorrono anni per decidersi ad accogliere la chiamata del Signore.
Il «seguimi» può addirittura incontrare un rifiuto, come accade nel brano di Vangelo di Domenica prossima, XXVIII del T.O. (Mc. 10,17-30)
[ Quel ” tale che gli corse incontro” ] pone al Maestro, mettendosi in ginocchio pieno di rispetto, una prima domanda sincera che nasce da una retta visione di fede: «Maestro buono, che devo fare per avere la vita eterna?».
C’è in lui una disponibilità, un’apertura molto grande. Non è una persona qualunque, ha una grande rettitudine, sente l’esigenza del cuore umano di relazionarsi in maniera profonda con la verità di Dio.
Gesù gli risponde di osservare i comandamenti (cf v. 19).
E il giovane replica: «Tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza» (v. 20).
Gesù, allora, «fissatolo, lo amò»: lo amava anche prima, ma qui esprime quell’amore personale che riflette l’infinito amore di Dio per ciascuno di noi. Per questo gli chiede una missione nuova: «Una cosa sola ti manca: va, vendi quello che hai e dallo ai poveri e avrai un tesoro in cielo; poi vieni e seguimi» (v. 2 1).
Il giovane comprende benissimo che gli viene affidato un compito, che gli è chiesto non soltanto di dare quello che ha ai poveri, ma di condividere la sorte del Maestro, la sua vita di predicatore itinerante, contestato e respinto.
L’invito di Gesù lo sconvolge e «se ne andò afflitto, poiché aveva molti beni» (v. 22).
Avrebbe potuto dire: «Ci penserò, rifletterò»; oppure: «Dammi la forza di seguire questa tua parola». Invece si chiude in se stesso perché ha molti beni. Quindi la tristezza ha invaso il suo cuore; ha intuito che, nonostante l’amore con cui Gesù l’ha fissato, egli non riesce a giocarsi per paura, per viltà, per pigrizia.
E’ un episodio drammatico che ci fa pensare.
Ciascuno di noi ha molti beni, anche se non ha un conto in banca: sono i talenti che vorremmo esprimere, i progetti che facciamo, le amicizie, e, al fondo, la nostra autonomia, il voler disporre liberamente di noi stessi.
Quando Gesù ci chiede di obbedire alla sua parola, tutto è messo in gioco, non per essere buttato a mare, ma per venire valorizzato nell’obbedienza alla parola dei Signore.
Domandiamo a Gesù la grazia di comprendere fino in fondo la serietà della parola con cui ci interpella.
( Carlo Maria Martini )
Lascia un commento