Don Giuseppe Dossetti e il Concilio Ecumenico Vaticano II
L’11 febbraio 1962 si apre il concilio ecumenico Vaticano II, e in novembre don Giuseppe è chiamato a Roma dal cardinale Lercaro. La sua collaborazione sarà preziosa per la conoscenza delle questioni teologiche e pastorali che il Concilio affrontava, ma si rivelerà decisiva per un altro profilo: l’esperienza fatta negli anni dell’impegno politico, la preparazione giuridica e canonistica, la conoscenza dei meccanismi assembleari gli permisero infatti di fornire all’assemblea conciliare gli strumenti per esprimere le proprie intuizioni di rinnovamento.
Riportiamo alcuni passi della prolusione inaugurale per l’anno accademico 1994-’95 dello Studio teologico interdiocesano di Reggio Emilia sul Concilio Vaticano II.
“Ecco dunque come il cuore di Papa Giovanni ha concepito, ha pensato, ha voluto il Concilio: non tanto come un’assise normativa, ma piuttosto come uno spettacolo cosmico, un evento, un’anticipazione dell’eterna e universale liturgia, un grande atto di culto, di rendimento di grazie a Dio e di implorazione per tutti: per i fratelli in Cristo e per l’universa umanità.
Ma intanto i Padri ebbero modo di conoscersi, di responsabilizzarsi e di organizzarsi in raggruppamenti, avviando il processo più importante e più duraturo del Vaticano Il, la formazione cioè di una coscienza assembleare e collegiale e facendo uscire il vescovo medio dagli orizzonti ristretti ai quali era assuefatto per sentirsi effettivamente coinvolto nel servizio della Chiesa universale .
E d’altra parte il Papa, per conto suo, provvedeva con vari suoi atti alla concentrazione dei troppi schemi preparatori in venti argomenti, alla disciplina del lavoro durante l’intersessione, alla nomina per questo di una commissione permanente di coordinamento, a disporre un Ordo agendorum per il futuro e a ribadire i punti centrali della sua Allocuzione inaugurale.
Il che consentì al Concilio di continuare ordinatamente i suoi lavori anche dopo la morte del Papa e la successione di Paolo VI: conservando, per quanto era possibile, l’ispirazione iniziale giovannea, e così restando, sia pure non in tutto e non sempre con piena coerenza, fedele al grande balzo in avanti (auspicato dalla Gaudet Mater Ecclesia) che doveva portare la Chiesa fuori dell’epoca tridentina e avviarla per nuove vie più conformi alle istanze ecclesiali, espresse e coltivate negli ultimi decenni, soprattutto dal movimento biblico, dal movimento liturgico e da quello ecumenico: e con questo rendere il sacro deposito sempre più efficace rispetto ai nuovi problemi e ai nuovi bisogni.”
Per chi volesse leggere il testo della prolusione di Don Giuseppe Dossetti nella sua interezza basta aprire il seguente link: Prolusione inaugurale Studio Teologico Interdiocesano di Reggio Emilia
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