Incontro, a Collesano, con i Testimoni del Concilio Ecumenico Vaticano II
Nel pomeriggio del 26 Gennaio l’atteso incontro, a Collesano, nella basilica di San Pietro, con i Testimoni del concilio.
Dopo la preghiera iniziale sono intervenuti Mons. Luigi Bettazzi, uno dei pochissimi Padri Conciliari viventi, Vescovo emerito della Diocesi di Ivrea , Suor Cecilia Impera della Piccola Famiglia dell’Annunziata di Don Giuseppe Dossetti e la Sig.na Santina Raimondi della Comunità Parrocchiale di Collesano.
Non ha potuto partecipare il nostro Vescovo, Mons. Vincenzo Manzella.
Moderatore il Parroco Don Franco Mogavero .
Abbiamo seguito con attenzione i vari interventi.
Mons. Bettazzi , col colore aneddotico che lo distingue, ha spiegato come in tutti i concili ( venti ) i documenti più importanti sono le costituzioni che nel Vaticano II sono: Sacrosanctum Concilium, Dei Verbum, Lumen Gentium, Gaudium et Spes.
Le dichiarazioni invece sono su punti speciali ( come la libertà religiosa, etc … )
Ha sottolineato come le quattro costituzioni ci fanno capire l’importanza di un concilio “ pastorale” , cioè di un coinvolgimento della gente.
Poi tra le cose che ha detto “ Quando noi moriamo … andiamo nell’eternità pensando che l’eternità è un tempo che non finisce più … ma l’eternità è fuori dal tempo … noi entriamo nell’eternità – attraverso la morte che è il momento più importante della vita – allo stesso modo in cui c’è entrato Gesù quando ha detto “ Padre nelle tue mani consegno la mia vita … Padre Perdona loro “ ..Noi andiamo per unirci a Gesù che è già nel Padre . “
Tra gli aneddoti raccontati quello del peccato di Adamo, per dirci che un pò di Adamo ce l’abbiamo tutti quando pensiamo che “ Io sono così importante che … faccio di testa mia “.
Si deve cominciare ad amare gli altri, anche quelli che contano poco.
Poi, continuando sula pastoralità del concilio, la “ distribuzione “ a tutto il popolo di Dio della Parola
“Se volete capire l’inglese studiate la lingua con cui gli inglesi parlano … studiate allora la lingua con cui il Signore parla agli uomini e ci fa suoi familiari”
La Chiesa è il popolo di Dio.
Ogni Cristiano è unito a Gesù Cristo per il battesimo e in forza del sacerdozio santifica il mondo in cui vive. Noi preti dovremmo fare il Culto non per fare spettacoli ma per aiutare la gente a vivere il proprio sacerdozio
Ognuno di noi poi è profeta per far vedere come Dio vuole che si viva la vita.
Ed è pure RE. E il Re è colui che mette insieme per portare unità e pace nella famiglia, nel lavoro, nella società etc..
Noi come Gerarchia , come ministero abbiamo il servizio del popolo di Dio. Tutto questo ci comporta un po’ di fatica perché per molto tempo abbiamo comandato noi preti .. abbiamo delle responsabilità !!
La chiesa nel mondo : il mondo non vuole guerra ma la pace e Giovanni XXIII si è fatto strumento di pace nelle tensioni mondiali che alimentavano venti di guerra.
La salvezza è per tutti … Se uno crede è Salvo per Gesù Cristo. Per troppo tempo i cattolici hanno pensato che nel Paradiso ci fosse posto solo per loro; ma il Paradiso è per tutti.
Nell’intervento di Suor Cecilia la presenza di due grandi protagonisti del concilio : quella del Cardinale Giacomo Lercaro e di Don Giuseppe Dossetti, di quest’ultimo ci ha regalato qualche sprazzo di ” confidenze ” tra lo stesso Don Giuseppe e la Comunità di Monteveglio con la quale, Don Giuseppe, che ha vissuto con intensità il tempo del Concilio, condivideva gioie ed amarezze dei lavori conciliari negli intervalli liberi .
Quasi tutto il suo intervento è stato un richiamo al lavoro svolto dal gruppo conciliare della Chiesa dei poveri che si riuniva al Collegio Belga.
Su questo sito noi ne abbiamo fatto memoria e per chi volesse può trovare molta documentazione su questo gruppo di lavoro al seguente link: La Chiesa dei poveri
Di seguito l’intervento di Suor Cecilia che è stato delicato ma forte nello stesso tempo.
La chiesa preconciliare era ferma al Concilio di Trento. Non era preparata ad accogliere l’emergere del mondo Islamico, la crisi vocazionale, i problemi della famiglia .
Ogni Vescovo era chiuso nel proprio particolare della propria Diocesi.
Uno dei temi portati avanti dal Card. Lercaro è stato quello di Chiesa e Povertà.
La Chiesa col concilio è il popolo e cammina con il popolo verso la meta finale, quindi non è sopra il popolo, che è un popolo sacerdotale, parte dell’offerta sacrificale di Gesù. Tutto questo ancora non si è attuato, ma si è iniziato il cammino.
Mons. Lercaro diceva che “ questa è l’ora dei poveri. L’ultimo mistero della Chiesa è il mistero di Cristo nei poveri.”
Ma qual è il destino dei poveri ?
La Chiesa, fino al Concilio, non se n’era presa cura. E i poveri non sono da collegarsi solo alla fame, ma al disprezzo, al rifiuto da parte della società. Nessuno li ha mai ascoltati, nemmeno la Chiesa che non aveva capito che i poveri sono i figli prediletti , che anche essa doveva farsi povera !
Tra la Chiesa e i poveri c’era una voragine.
Dossetti su questo tema aveva contattato i vescovi di tutti i paesi poveri che accolsero con entusiasmo e speranza quanto portato avanti da Mons. Lercaro e Dossetti. Ormai nel concilio non erano solo comparsa, ma protagonisti: erano loro la chiesa dei poveri !
Nelle confidenze di Dosseti a Monteveglio ci raccontava: “ Ho raccolto sul problema della povertà il consenso di tutti i vescovi dei paesi poveri e di un solo vescovo dell’occidente, il card. Pierre Paul-Marie Gerlier”
Ma la Chiesa non era pronta e il problema della povertà non venne accolto.
L’idea comunque è rimasta ed ha camminato fuori dal concilio, soprattutto nell’Episcopato Latino-Americano : qui i vescovi si sono impegnati a vivere nella povertà.
La Chiesa deve presentarsi continuatrice dell’opera di Cristo che da ricco si è fatto povero.
Una chiesa ricca non è credibile, né viene ascoltata dai poveri.
Nella III Conferenza dei Vescovi Latino-Americani viene ribadito che la Chiesa deve seguire il Suo Maestro.
Collegato con i poveri c’è il problema della Giustizia che è aspetto centrale dell’annuncio evangelico.
Abolire la povertà è un problema globale. Per salvare i poveri bisogna che si compia la giustizia, che si abolisca il divario tra ricchi e poveri.
Tutto questo in america latina ha generato conflittualità col potere politico che opprimeva i poveri aprendo la strada al martirio ( MOns. Romero ).
Quando la Chiesa diventa povera è pronta per il martirio per la difesa dei poveri.
Nell’Assemblea Ecumenica Mondiale del 1990 si concludeva:
“ I poveri sono gli sfruttati, gli oppressi, i disprezzati, gli umiliati. Il disprezzo della povertà è uno scandalo come è scandalo e bestemmia affermare che la povertà sia volontà di Dio. Nel grido dei poveri udiamo la voce di Dio
Bisogna trasformare dalle fondamenta l’economia mondiale, che affama migliaia di popolazioni, che è crudele verso questi poveri considerati il rifiuto della società. Questa economia mondiale è criminale. Dossetti la definì una “ economia crudele “
Bisogna vederla questa povertà per capirla.
Porre il problema dei poveri esige oggi una ritrovata e consapevole presenza della Chiesa non più solidale con i potenti ma apertamente solidale con i poveri, diventando essa stessa povera.
Qualche anno fa venne da noi uno storico benedettino che ci disse “ Il posto della Chiesa non è nei salotti, ma nel servizio”.
La chiesa deve smettere di fare assistenza ai poveri, la Chiesa deve farsi povera, se vuole salvarli.
Questa cosa ancora non è accolta dalla Chiesa ufficiale. Quindi bisogna camminare ancora molto. Bisogna però che il popolo lo sappia, e se ne parli.
Questi sono principi fondamentali della chiesa , principi che possono dare uno slancio completamente nuovo, una sorta di riforma completamente impensata che il Concilio Vaticano II non è riuscito ad affermare.
Dossetti, e non solo lui, auspicava un altro concilio che affrontasse questi problemi proposti ma non affrontati nel Concilio Vaticano II, perché la grande maggioranza della Chiesa oggi è fatta dai “ minimi”, cioè quelli che non hanno i mezzi più elementari per sopravvivere. Tutto questo però mettendosi con loro e alla pari di loro.
Diceva Dossetti che tutto il nostro essere deve essere proteso per essere con i minimi, con loro e in loro.
Possa Dio trovarci sempre in mezzo a loro, sempre di più loro, per diventare loro. Il Signore ci possa sempre trovare nella loro schiera, tra quella moltitudine di popoli, d piccoli, d disprezzati, di oppressi, di offesi, di divorati dai ricchi e dai potenti in cui si è trovato lo stesso Gesù a vivere. Egli non è mai vissuto tra i potenti.
Non ci deve più essere un momento della nostra giornata in cui non portiamo tutti loro nel cuore, la loro sofferenza.
La considerazione religiosa non è per noi, è per gli altri, è un servizio agli altri, ma soprattutto un servizio ai poveri, per tutta la Chiesa ma soprattutto per i minimi che sono i preferiti da Gesù, vittime di una enorme ingiustizia a cui né il mondo, né la Chiesa oggi mettono riparo.
Dobbiamo essere consapevoli della enormità della grossa ingiustizia che è come un macigno che pesa sul cuore di tutti i cristiani.
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