Don Pino Puglisi: frammenti di ricordi nel servizio reso nella formazione di un futuro pastore.
La beatificazione di don Pino Puglisi ci apre la strada alla Speranza.
Tutto il suo ministero è stato una continua testimonianza di abbandono e fiducia in Dio e nell’uomo.
Il Cardinale Salvatore Pappalardo, sempre profetico e lungimirante, lo aveva scelto come padre spirituale del Seminario di Palermo. Ed io l’ho conosciuto ed apprezzato in questo suo servizio tanto delicato e di estrema importanza nella formazione di un futuro pastore.
Era un presbitero mite e discreto. Tutta la sua azione pastorale ruotava attorno alla Parola, all’Eucarestia e al Concilio.
Era innamoratissimo del suo ministero. In uno degli incontri tenuto a noi seminaristi ebbe a dirci: «Non avrei pudore a uscire per le vie di Palermo con un cartello sulle spalle leggibile da tutti con la scritta Essere Preti è Bello!»
Non ci ha mai parlato dei suoi problemi con la mafia, delle sue difficoltà e gioie pastorali a Brancaccio. Delle tante iniziative ed attività portate avanti come parroco nella sua comunità. Ci ha presentato sempre il Vangelo. Solo e sempre la Parola del Signore.
Andava sempre di corsa. Non era mai puntuale. Aveva una capacità di ascolto straordinaria. Nei vari colloqui ti ascoltava con attenzione massima. Ti fissava con lo sguardo. Ti leggeva con gli occhi. Ti sorrideva amorevolmente. E poi ti donava i suoi consigli. Semplici. Concreti. Misurati.
Diceva:«Compito del prete è quello di ascoltare». E proseguiva:«Se dovessi realizzare una vignetta sul presbitero disegnerei soltanto un orecchio grandissimo».
Durante l’ultimo colloquio avuto con lui mi parlò con vera umiltà del suo non riuscire ad assolvere per come sperava e desiderava il compito di padre spirituale. E nel clima di una conversazione paterna indica come possibile figura che potesse sostituirlo il parroco della Cattedrale di Palermo: don Salvatore Napoleone.
Solo dopo pochi mesi don Puglisi veniva ucciso. Ma alla coscienza e al cuore della mia persona aveva già mostrato chi doveva proseguire la formazione da lui iniziata con i seminaristi.
Ad Ottobre si riapre il Seminario con la settimana di esercizi spirituali. Si respira un’aria triste. Grande è il dolore per l’assenza di padre Puglisi. Si è “costretti” a pensare ad un successore.
In forma riservata espongo a Mons. Giovanni Muratore, allora Rettore del Seminario, il desiderio di don Pino. Il Rettore sgrana gli occhi e si commuove. L’indomani si reca dal Cardinale che chiama subito padre Napoleone.
Il parroco della cattedrale del capoluogo siciliano, dopo un giusto tempo di riflessione accetta di essere l’erede di padre Puglisi nella guida dei futuri presbiteri.
E’ una piccola testimonianza che ci consegna la vera identità di padre Puglisi: presbitero umile, non appiccicato ai ruoli, ai titoli, alle persone che amava.
Era un uomo che guardava al domani, proiettandolo sempre all’eternità. Non a caso il suo canto preferito era “Sto alla porta e busso”, che cantava col sorriso di un bambino, quel sorriso che era il suo saluto. Il sorriso “dell’innocente” che ha donato anche al suo assassino.
don Franco Mogavero
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