XXXI Domenica del T.O. – Zaccheo vede il suo peccato e vede Gesù.
[ Il brano del vangelo di questa domenica XXXI del T.O ]possiamo definirlo un brano di incontro penitenziale tra l’uomo e Gesù: è un racconto storico singolare perché esprime una realtà permanente.
In questo incontro, l’uomo Zaccheo compie delle azioni successive, interne ed esterne, che sono, alcune, la premessa e, altre, la conseguenza della parola di perdono di Gesù.
L’azione interna che Zaccheo compie è il suo desiderio di vedere Gesù.
È un desiderio forte, intenso, che potremmo quasi chiamare « estatico », che fa uscire cioè Zaccheo fuori di sé.
Non è infatti spiegabile che sia la semplice curiosità a farlo correre per vedere Gesù, ad imporgli di fare le cose che sta facendo! È un profondo desiderio che lo muove dal ‘di dentro e che è già amore, un amore incoativo, incipiente per Gesù, che lo spinge a compiere un’azione esterna.
L’azione esterna che compie Zaccheo è quella di mettersi a correre e di salire su un albero.
Stupisce che un uomo come lui, un impiegato, si metta a correre per la strada, e salga poi su un albero, cosa che non avrebbe fatto in un momento ordinario. È una persona che sta vivendo un attimo di amore così forte da dimenticare le abitudini, le convenienze, il suo nome, il suo prestigio, la sua boria.
Su questo amore intenso di Zaccheo ecco allora che cade la parola di amicizia di Gesù: «Oggi vengo a casa tua ».
È una parola bellissima …. Questa parola di familiarità sorprende Zaccheo e suscita in lui alcune nuove azioni che non sono più di premessa ma di conversione.
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La parola di Zaccheo: «Signore, do la metà dei miei beni ai poveri e se ho frodato qualcuno, restituisco quattro volte tanto» è la risultanza penitenziale, sociale, civile, comunitaria del cammino di Zaccheo. È il frutto di « penitenza» della sua riconciliazione.
“Tuttavia ci sono ancora due sottolineature da fare in questo cammino di Zaccheo.
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Il primo frutto dell’incontro penitenziale è la gioia, una gioia che deborda, trabocca intorno a noi e che ci fa compiere con facilità azioni anche difficili a cui non ci saremmo mai decisi prima di aver ascoltato la parola di Gesù.
La seconda sottolineatura del cammino di Zaccheo è che lui stesso propone a Gesù la «penitenza» che vuoi fare e Gesù l’approva.
Zaccheo propone ciò che è più adatto per un uomo avido, imbroglione, desideroso di possedere come è lui.
Ha saputo cogliere il proprio punto debole e su questo si rinnova.
Per lui il frutto di « penitenza» è la generosità verso i poveri, la prontezza nel riparare i torti che ha arrecato agli altri (non lunghe formule di preghiera, non pellegrinaggi, non gesti esteriori che non toccano). … Gesù l’approva e gli dice: « Oggi la salvezza è entrata in questa casa » ( C. M. Martini: Riflessioni sul salmo “ miserere” )
Qualcosa attirava irresistibilmente Zaccheo verso di lui; tuttavia qualcosa lo faceva sentire molto distante da lui. A volte ci sentiamo piccoli, non ci sentiamo all’altezza delle situazioni, spesso siamo in pochi.
È necessario salire sull’albero, ascoltare la Parola del Signore, ricevere il suo invito ed entrare in un rapporto singolare con lui.
Siate contenti di essere cristiani; chi si lascia raggiungere dal Signore è contento. Sostenete il primato della Parola e custodite la Bibbia nel cuore, ve la affido come il dono più bello: entrate con fiducia e con amore nel terzo millennio e portate questa preziosa eredità.
Domandate il dono della preghiera per poter vedere Gesù, perché essa è luogo della comunione intima con Dio e fonte della gioia che ogni giovane è chiamato a dire con la propria vita. I sacramenti dell’Eucaristia e della Riconciliazione siano il sostegno della vostra fede. ( C. M. Martini: da alcuni estratti di discorsi o testi rivolti ai giovani )
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….. Il Vangelo rivela un nome e una persona: chi è Gesù?
Zaccheo vuol capire e a Zaccheo Gesù si rivela come l’amore di Dio fatto Persona e fatto Uomo. In questo testo il Signore non adduce i motivi della Sapienza (è creatura di Dio) ma dice è figlio di Abramo vi è un legame concreto, di una discendenza ben concreta vedi Mt 1,1.
È l’amore misericordioso attraverso un fatto concreto di generazione umana e fa sì che l’amore diventi Uomo.
Noi diventiamo figli di Dio in questo Figlio.
L’amore di Dio non è più ancorato all’operazione di Dio, ma all’essere intimo di Dio, di Dio Padre, di Dio Figlio, non è più nel rapporto creazionale, ma nel suo essere stesso, Padre del Figlio, Figlio che si è fatto Uomo, che Egli perdona.
… La conseguenza è forte: se per cogliere l’esistenza era necessario cogliere la misericordia di Dio, ora per cogliere Dio non solo devo riconoscere l’amore misericordioso di Dio ma cogliere il Figlio che è nel seno del Padre e che si è fatto Uomo e si è sacrificato per me.
Lui, essendo il Padre, ci ha dato il Figlio e lo ha crocifisso per me.
Se è così, deve essere grande il mio peccato: Gesù è morto per me, quindi indicibilmente grande deve essere il mio peccato.
Tutto l’episodio di Zaccheo è qui: gli altri mormorano per il peccato di Zaccheo e non vedono Gesù, Zaccheo vede il suo peccato e vede Gesù»
(d. Giuseppe Dossetti, appunti di omelia 31.10.1971)
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Zaccheo è un ricco, anzi un ricco quasi emblematico. Non è ricco per natura – posto che si possa esser ricchi per natura – ma è ricco per scelta di vita. È un esattore delle tasse e nel sistema di allora le tasse venivano appaltate.
Uno appaltava la riscossione facendo un’offerta molto alta ai dominatori, e si rifaceva sui poveri per guadagnare quel che aveva speso e naturalmente molto di più.
Zaccheo era strutturalmente ricco iniquo.
Ecco perché il popolo considerava i pubblicani come peccatori pubblici. Contro di loro era il disprezzo, obiettivamente meritato, dobbiamo dire.
Ma questo è il limite del nostro cuore!
Il cuore di Dio è più grande del nostro.
Gesù combatte non solo i farisei che lo accusavano di sedere a tavola con i peccatori, di vivere insieme agli emarginati, anche alle prostitute, ma riprova il simmetrico atteggiamento di chi lo condanna perché va a mangiare con un ricco.
Forse Gesù era un interclassista?
Forse a Gesù andavan bene tutti?
No: il suo giudizio sulla ricchezza è inequivocabile, anzi si potrebbe accusare di un eccesso di severità dato che Egli giudica la ricchezza sempre iniqua.
Come riuscì a sottrarre al giudizio dei farisei l’adultera, così egli sottrae Zaccheo al giudizio della folla.
Egli dice a Zaccheo: «Oggi sono in casa tua».
Invece di cercare Gesù, Zaccheo si sente cercato, Gesù si propone come ospite conviviale in casa sua.
L’atto di Gesù trova senso nel risultato: Zaccheo si converte prendendo una decisione chiara: «Do la metà dei miei beni ai poveri e se ho frodato restituisco quattro volte tanto».
Zaccheo esce dalla struttura di uomo iniquo e si pone dalla parte di Gesù.
Un cambiamento che diventa, oltre che interiore, sociale.
Questo discorso che è – lo avete capito anche dall’ andamento del mio modo di parlare – faticoso, pieno di tranelli, è però necessario, in modo particolare in un momento come questo.
(Tratto da: Ernesto Balducci – da: “Il Vangelo della pace”- vol. 3 )
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