XXXII Domenica del T.O. – per i risorti c’è una sola impossibilità, quella di morire. Avremo ogni possibilità nell’infinito di Dio
Dopo il suo ingresso messianico a Gerusalemme, Gesù si reca al tempio, il cuore della vita di alleanza tra Dio e il suo popolo.
Qui i rappresentanti dei vari gruppi religiosi di Israele, sempre più irritati dalla sua autorevolezza e «decisi a farlo perire» (cf. Lc 19,47), lo interpellano su varie questioni per coglierlo in fallo.
Nel brano del vangelo di questa domenica lo interrogano sulla resurrezione dei morti. ( E. Bianchi )
La casta sacerdotale dei sadducei deteneva non soltanto il potere politico, ma anche il potere economico, erano molto ricchi.
Loro accettavano come parola di Dio soltanto i primi cinque libri della Bibbia e rifiutavano i libri dei profeti; perché nei profeti è costante la denuncia di Dio contro l’ingiustizia che crea grandi ricchezze, ma anche tanta povertà.
Si rivolgono a Gesù con un titolo ossequioso, Maestro, ma in realtà vogliono soltanto screditarlo.
E si rifanno a una questione che ha le sue basi nella legge del levirato dove Mosè prescrive: se muore il fratello di qualcuno che ha moglie, ma è senza figli, suo fratello prenda la moglie e dia una discendenza al proprio fratello. ( A. Maggi )
Gesù non si lascia tentare dallo spirito polemico, ma risponde invitando i suoi interlocutori ad andare in profondità. Egli afferma innanzitutto che la sessualità, sulla quale pure riposa la benedizione creazionale di Dio (cf. Gen 1,28) , è transitoria in quanto appartiene alla condizione terrestre degli esseri umani ed è figura di una realtà che la trascende: la fedeltà, l’alleanza nuziale di Dio con il suo popolo, con tutti gli uomini (cf. Os 2,18-22; Ef 5,31-32) !
Non la procreazione garantisce la vita eterna, ma la potenza di Dio: questo significa che gli uomini saranno «uguali agli angeli e figli della resurrezione», in una comunione finalmente piena con Dio nel Regno… ( E. Bianchi )
Perché Gesù cita gli angeli?
Perché i sadducei non credevano all’esistenza degli angeli.
Come gli angeli ricevono la vita non certo dal padre e dalla madre, ma direttamente da Dio, così con la risurrezione la vita rimane eterna perché proviene da Dio.
Ai sadducei, che si sono fatti forza dell’autorità di Mosè per opporsi a Gesù, Gesù ribatte a sua volta, riconducendosi proprio a Mosè, a quello che ha scritto, mostrando quanto sia miope e limitata la loro lettura della scrittura e si rifà alla risposta che Dio diede a Mosè nel famoso episodio del roveto ardente, quando disse: “Il Signore è il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe”.
E quando si dice che il Signore è il Dio di … non si intende tanto il Dio creduto da … Abramo, Isacco o Giacobbe, ma il Dio che protegge Abramo, Isacco e Giacobbe. … con la sua vita, tenendoli lontani dalla morte.
Quindi essere sotto la protezione di Dio significa avere la sua stessa vita e il Dio fedele non permette che muoiano quelli che lui ha amato.
E il perché ce lo dice la frase più importante di tutto questo brano, che getta nuova luce sull’immagine della vita, della morte e delle risurrezione, “Dio non è il Dio dei morti, ma dei viventi, perché vivono tutti per lui”.
Il Dio di Gesù non risuscita i morti, ma comunica ai vivi, ai viventi, la sua stessa vita, una vita di una qualità tale che è capace di superare la morte.
( A. Maggi )
«….per i risorti c’è una sola impossibilità, quella di morire. Avremo ogni possibilità nell’infinito di Dio». (d. Giuseppe Dossetti, appunti di omelia, 1971)
Dio ama l’uomo di un amore più forte della morte, e l’uomo che vive per lui quale Signore vive eternamente, risuscitato dalla potenza di Dio!
Il vero problema non è dunque quello di porsi domande oziose sul «come» della resurrezione e della vita futura nel Regno.
Occorre piuttosto chiedersi: per chi e per che cosa vivo qui e ora?
Ovvero: sono capace di amare e accetto di essere amato?
A queste domande ha saputo rispondere Gesù, lui che ha creduto a tal punto all’amore di Dio su di sé da amare Dio e gli uomini fino all’estremo.
È in questo esercizio quotidiano che egli è giunto a credere e ad annunciare la resurrezione; anzi, potremmo dire che è stato il suo amore più forte della morte che si è manifestato vincitore attraverso la resurrezione.
Sì, credere la resurrezione è una questione d’amore, è “credere all’amore”, l’amore vissuto da Gesù, l’amore che porterà noi tutti a risorgere con lui per la vita eterna. ( E. Bianchi )
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