Presentazione al tempio di Gesù – Il Signore entra nel Tempio per la prima volta: è il Dio del Tempio, il Dio la cui maestà riempiva tutto il Tempio, eppure entra con meravigliosa semplicità, umiltà.
Nonostante la straordinaria esperienza dello Spirito che i genitori di Gesù hanno avuto, in particolare sua madre, essi sono ancora ancorati alla tradizione del popolo che vede il rapporto con Dio basato sull’ osservanza,sull’obbedienza della sua legge.
L’evangelista in questo episodio vuole anticipare, raffigurare, la difficoltà che avrà Gesù nel proporre al suo Popolo,una diversa relazione con Dio, non più basata sull’obbedienza alle sue leggi, ma sull’ accoglienza del suo Spirito, del suo amore.
Ecco allora che l’evangelista, nell’episodio conosciuto come la presentazione di Gesù al Tempio, presenta due comitive contrarie.
Una raffigurata dai genitori di Gesù che portano il bambino per adempiere un inutile rito, perché essi intendono fare figlio di Abramo quello colui che è invece è già Figlio di Dio. E dall’altra parte,l’uomo dello Spirito, Simeone, intenzionato ad impedire l’inutile rito.
I genitori vanno per la purificazione della madre – perché la nascita di un bambino rendeva impura la madre e quindi la donna doveva purificarsi attraverso un’offerta, e qui è l’offerta dei più poveri, di una coppia di tortore – e soprattutto per pagare il riscatto del figlio. Ogni primogenito maschio che nasceva, infatti, il Signore lo voleva per sé.
Se i genitori lo volevano,dovevano pagargli l’equivalente di venti giornate di lavoro, cioè cinque sicli.
Ebbene l’evangelista, mentre Maria e Giuseppe con il bambino si dirigono verso il Tempio per compiere questo rito, ci presenta con sorpresa – l’evangelista adopera un’espressione che indica la meraviglia “Ecco,a Gerusalemme c’è un uomo di nome Simeone”, Simeone (che significa “il Signore è ascoltato”), l’uomo dello Spirito, che tenta di impedire l’inutile rito.
Infatti Simeone prende il bambino tra le braccia mentre i genitori volevano adempiere ad ogni cosa della legge e pronuncia una profezia che lascia sconcertati i genitori.
Infatti di Gesù dice che sarà “gloria del suo popolo, Israele”, e questo Maria e Giuseppe lo sapevano, era il compito del Messia, del Figlio di Dio, ma,la novità,” luce per rivelarti alle genti” , cioè ai popoli pagani.
L’amore di Dio, annunzia Simeone, è universale, non è più per un popolo – il popolo eletto -, ma è per tutta l’umanità.
Pertanto i nemici di Israele, cioè i pagani, non dovranno più essere – come essi credevano,come la tradizione presentava – essere dominati,ma accolti da fratelli.
Poi Simeone,a Maria dà una benedizione, che finisce in una maniera abbastanza sinistra. Dice che Gesù – e lo raffigura a quello che poi Luca più avanti nel suo vangelo presenterà come “una pietra”, una pietra che può essere angolare, che serve per la costruzione, o una pietra che fa inciampare le persone, le fa sfracellare- “Egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele” e, come segno di contraddizione, “anche a te” ,quindi si rivolge a Maria, la madre di Gesù,”una spada trafiggerà l’anima”, cioè la tua vita.
Qual è il significato di questa spada che trafigge l’intera vita di Maria?
La spada, sia nell’Antico che nel Nuovo Testamento, è figura della Parola di Dio, che è efficace come una spada, dirà l’autore della lettera agli Ebrei,che “la parola di Dio è come una spada che arriva fino alle giunture e alle midolla e al punto di divisione dell’anima e dello Spirito”.
Quindi Simeone a Maria, che raffigura il popolo di Israele, le annuncia che la parola di questo Figlio per lei sarà come una spada che la costringerà a fare delle scelte, e delle scelte molto dolorose.
Infatti, nel prossimo episodio che l’evangelista presenterà, quello del ritrovamento di Gesù nel Tempio, farà sì che le prime e uniche parole che Gesù rivolgerà alla madre,saranno parole di rimprovero.
E’ ancora lungo il cammino di Maria.
Maria dovrà comprendere che da madre del Figlio,dovrà trasformarsi in discepola.
Un cammino lungo e doloroso, come una spada che trafigge l’anima. ( A. Maggi )
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«Questo testo insiste punto per punto che si adempie tutto ciò che era nella legge. Stamane mi colpisce che la presenza di Gesù è lì dove vi sono questi umili adempimenti.
Nel compiere i suoi genitori una cosa da niente (offrire due colombi) c’è presente Dio.
In questo loro compiere una cosa minima si manifesta la grandezza di Dio.
Inoltre essi offrono Gesù a quanti lo Spirito lo dà.
Nel Tempio Simeone profetizza colui che è venuto.
Gesù è presente ed è comunicato in questa azione minima fatta con spirito semplice e di fede.
Il Signore chiede sempre delle cose minime che sono segno del nostro obbedire e della nostra appartenenza a Lui. Adamo era padrone di tutto il giardino, solo un albero [gli era proibito].
È nell’introdurre nel Tempio Gesù per fare ciò che è prescritto che il Signore si dona» (d. G. Dossetti, appunti di omelia, Gerico 2.2.1974).
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«Quello che fa Maria è immenso. Dicono i padri che tutto l’universo è creato per lei perché è per lei che tutto l’universo offre il Primogenito. Ha una portata immensa ciò che fa Maria. E Simeone, dicendogli: “la tua vita sarà trapassata dalla spada”, le rivela nello Spirito la portata del gesto da lei fatto» (sr. Maria Gallo, appunti di omelia, Gerico 2.2.1974).
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… Il Signore entra nel Tempio per la prima volta: è il Dio del Tempio, il Dio la cui maestà riempiva tutto il Tempio, eppure entra con meravigliosa semplicità, umiltà.
Questo anticipa il nostro mistero: umiliazione sotto il giogo del peccato, la paura della morte che è la massima umiliazione dell’uomo (e il demonio ci spaventa perché è il signore della morte); ma il Signore della vita entra nel Tempio, e sotto queste apparenze umilissime si nasconde un grande peso di gloria.
Simeone viene a interpretare il fatto alla luce dei profeti, e in particolare dell’ultimo profeta: purificazione dell’umanità e possibilità di offrire un sacrificio secondo giustizia. Redenzione del sacrificio: resisterà a tutte le profanazioni degli uomini (anche quella dell’eucaristia); questo sacrificio è restaurato, non è più profanabile: Dio si è scelto il cuore del Figlio e poi cuori in cui il sacrificio è intangibile. Negli spessori di questo evento c’è questa affermazione della intangibilità della Eucaristia: la cattiveria umana non può più raggiungerla, si denuncia nelle profanazioni ma è già tutta scontata. Questo sacrificio è del tutto al coperto: non è più vano, è al di sopra, raggiunge sempre la sua infallibile efficacia.
Il Signore viene nel suo Tempio, consacra, libera da ogni infermità e dal timore della morte. Io ho paura della morte; ma è proprio oggi che si esperimenta che il signore della morte è il diavolo, e il Signore libera dalla morte.
La presenza: privata e pubblica; anche se il Signore è un bambinello infante, è presente nel suo popolo: è la festa dell’incontro del Signore con il suo popolo. Da questo momento Gesù è nel seno del suo popolo per sempre, è presente nella pasta dell’umanità e la lievita: tutto quello che è avvenuto prima era una preparazione, oggi Egli si incontra con tutta l’umanità; festa di ogni uomo.
L’universalità del Natale è oggi resa pubblica anche nella forma; il Cristo assume tutti gli atti religiosi degli uomini e li finalizza alla perfetta adorazione del Padre. La piccola candela, in mano ad ogni uomo, diventa una grande luce; luce delle Genti, e privilegio e gloria d’Israele.
Quando Israele capirà, si sbalordirà della sua grandezza e si glorificherà del suo privilegio vero (non quelli che crede oggi!). Da questo mistero, come sempre, non è assente la Passione: attraverso la profezia fatta da Simeone alla Vergine: alla Mamma compiaciuta dell’offerta, Simeone dice: «Una spada»: la passione di Maria per la Passione di Cristo: Con la sua Passione e la passione della sua Vergine Madre, il Cristo ha riscattato tutto il dolore: per dirci che tutta la nostra passione è 44già riscattata, già risolta in Lui: anche per questo ci rallegreremo. Già adesso ci si preannunzia la liberazione: passaggio attraverso noi che siamo imprigionati nel dolore, passiamo attraverso il dolore, come certi santi tra le fiamme. Noi passeremo attraverso i patimenti e la morte, ma per passare, per raggiungere la Gloria» (d. G. Dossetti, appunti di omelia, Gerusalemme, 2.2.1983).
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