IV Domenica di quaresima: " se il mondo prescinde da Dio è tenebra".
Vorrei mettermi in ascolto di queste parole; vorrei tacere ed ascoltare altri che mi aiutassero a capirle e vivere.
Questi Vangeli Quaresimali hanno una potenza che si lega al mistero della Chiesa e al mistero del Battesimo.
Il nostro battesimo è risvegliato nell’intimo del nostro essere, fatto zampillare nella nostra anima è lo spirito nostro percosso dallo Spirito Santo e se ne sprigionano scintille che possono diventare fuoco.
Se noi ascoltassimo e vivessimo questo Vangelo (Samaritana, Cieco nato, Lazzaro) capiremmo che sono rieffusione dello Spirito che ci è stato dato.
Siamo riportati a quell’istante benedetto che ci ha visti, chiamati e accolti nel Battesimo di fuoco, e di questo mai renderemo grazie abbastanza. Sento che questo Vangelo mi accusa e sento il rischio di quella parola: il vostro peccato rimane ma sento anche che mi assolve; e se sono assolto è per pura grazia, di quella grazia che mi dà quando mi è stato detto: Io ti battezzo … e tutte le altre parole. Mettendoci in ascolto in questo abisso di luce, ascoltiamo solo alcune parole.
Prima lettura v. 1 il Signore dice: perché ho visto per me tra i figli ecc. il Signore ha visto David e quando lo presenta dice che era rosso “dorato”, con gli occhi belli; non è per descriverlo o per dire delle qualità originalmente in David, ma è per dire che il Signore se ne era innamorato e vedendolo lo aveva fatto bello, aveva creato in David questa bellezza.
Collegando questo testo al Vangelo si vuole proclamare che il Cristo, sole sfolgorante, sorgente di ogni bellezza, il Padre lo ha fatto per sé.
Questo è vero anche per ciascuno di noi: il Padre ci ha visti tutti in un bagliore di riflessi dorati. Rileggessimo così 1Sm in Cristo nella Chiesa, in me e in ciascuno di noi.
Poi la parola dell’Apostolo: ci richiama alla nostra condizione precedente: tenebre: uno solo prima era luce, tutti gli altri tenebra; quello solo di cui è detto: In principio era il Verbo, «Luce da Luce»; quello solo è stato visto luce, amato e prediletto; tutti gli altri erano tenebra.
Noi questa sera dobbiamo sentire in modo fortissimo, ciascuno per sé e poi per tutti questo, di essere solo tenebra; rispetto a Dio, anche se non ci fosse stato il peccato, il mondo è tenebra come dice in Gn 1.
Solo se il mondo si sottomette a Lui è buono; se si stima in sé non è più luce ma tenebra, perché la luce non è in esso, ma in Colui che è Luce fin dall’inizio. Se il mondo prescinde da Dio è tenebra.
È così; la possibilità di essere diversamente è solo da Lui solo nella misura in cui confessiamo e magnifichiamo Lui Luce nel Signore: appena non siamo più nel Signore e ci scostiamo, torniamo a essere tenebra, però se così, è l’infinita esultanza per aver scoperto questo nella Parola di Dio; ci deve far capire e qui ci accusa: camminare nella luce e il frutto della luce è in ogni bontà, giustizia, verità: le prendiamo queste tre parole come motto; le prendiamo come punto di esame ogni mattina nell’atto penitenziale: ogni gesto non buono che corrisponde al gesto più semplice di bontà ci recide dall’essere figli della Luce: giustizia ci dice di rispecchiare in un rapporto sano quella di Dio. In verità dobbiamo dirci una cosa tagliente: non diciamoci né grandi né piccole bugie. Quando risentiremo queste parole (le letture domenicali sono un pane settimanale) … verità è la confessione di Gesù però ora esaminiamoci in queste piccole cose che ci fanno male.
Ci sarebbe un altro criterio riepilogativo: vagliando sempre ciò che piace al Signore: dobbiamo domandarci: ho fatto ciò che piace a Gesù, al bellissimo tra i figli dell’uomo? Queste non sono delle indicazioni morali perché partono dal considerare noi essere peccatori che incontrano il mistero di Gesù. Perché possiamo sentire e che si attualizzi in noi la parola: Sorgi ecc. Ecco il mistero che si spalanca dopo queste considerazioni. Questa parola diventa vera insieme? Lui la dice, ma noi la lasciamo operare in noi? Mi sentirò accusare se dirò: ho i conti pari, voi dite di vederci. Ma se mollo e lo confesso in pieno dinanzi a Te e ai fratelli questa parola me la dice e mi travolge. Ci lasceremmo dominare da questa parola dominante.
E poi c’è il Vangelo. Che cosa si può dire? C’è la rivelazione spiegata, i testi precedenti sono parabola di questo di ciò che è detto qui: passeggiava, sempre passeggia è sempre bello anche quando è crocifisso. Vede questo uomo cieco, uomo cieco, tutti, dalla nascita e gli pongono una domanda: ha peccato? Domanda insidiosa e insufficiente; se la domanda è: è più peccatore, Gesù dice no; lui è peccatore come tutti – perché si manifestino ecc. e poi c’è la parola bellissima: Noi dobbiamo operare ecc..
Questa è la realtà continua, sempre vera, anche oggi: Viene la notte, quella forza travolgente del demonio che uccide e dell’opera dell’uomo che vuole il suicidio.
Di questo se ne accorgono anche gli uomini che non hanno le chiavi del mistero.
La notte è in noi, attorno a noi. E noi siamo povera gente, che con gli atti che facciamo, cerchiamo di impedire la notte. E allora comprendiamo le altre parole. Finché sono nel mondo ... La luce del mondo si è accesa qui.
Se non c’è la fede nella risurrezione dell’uomo Gesù, avvenuta qui, non si accende nessuna luce.
Non lasciamo prenderci troppo dal cieco per non perdere di vista Lui: tutte le altre sono contro figure.
Le battute del cieco nato sono rivelazione progressiva del mistero di Gesù.
Il cieco è guarito in modo progressivo: attraverso una serie di atti successivi: spalma, lo fa andare, deve tornare.
È una progressione per la vista e per la rivelazione del Cristo: un profeta, dice, ha detto bene ma quasi niente – fino a “credo” e si butta a terra e in quel momento lo vede – Ce ne ha messo per giungere a questo: discute, testimonia, è maledetto, lo rincontra e solo qui gli è chiesto: credi – Chi ti parla: è il Cristo Signore – Così è per noi: la meraviglia è questo: ci ha scelti dall’eternità e ci salva in un istante e nello stesso tempo è prolungato nel tempo in una crescita maggiore.
Se ci fissiamo in un dono e non accettiamo un dono successivo, cessiamo di credere perché c’è sempre un dono successivo perché nessun dono è Dio.
Io ho creduto di convertirmi 41 anni fa (per la canonizzazione si d. Bosco) e dopo ho pensato di convertirmi 50 volte, ma ora devo credere di convertirmi davanti a Lui; accettiamo questa progressione con tutto quello che ci strappa di più e con tutto quello che ci dona di più. ( Appunti omelia di D. Giuseppe Dossetti )
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Cliccando sull’immagine accanto si potrà aprire il video di un’omelia del Card. Martini sul cieco nato |
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