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Pasqua di Risurrezione – Cercate di capire la vostra fede nella Risurrezione. Cristo è risorto, veramente risorto.

ResurrezioneSe Maria di Màgdala si fosse recata al sepolcro un giorno prima, avremmo celebrato la Pasqua un giorno prima.
Scrive Giovanni nel capitolo 20 “Il primo giorno della settimana”, letteralmente “nel primo dopo il sabato”, “Maria di Màgdala si recò al sepolcro”.
Perché Maria di Màgdala non si è recata al sepolcro subito dopo la sepoltura di Gesù, ma ha atteso il primo giorno dopo il sabato?
 Perché è ancora condizionata dall’osservanza della legge del riposo del sabato.
E quindi l’osservanza della legge ha impedito di sperimentare subito la potenza della vita che c’era in Gesù, una vita capace di superare la morte.
 L’evangelista, attraverso questa indicazione, vuole segnalare ai suoi lettori che l’osservanza della legge ritarda l’esperienza della nuova creazione che viene inaugurata da Gesù.
L’espressione “il primo della settimana” richiama infatti al primo giorno della creazione. In Gesù c’è una nuova creazione, quella veramente creata da Dio non conosce la morte, non conosce la fine. Ma la comunità, rappresentata da Maria di Màgdala, è ancora condizionata dall’osservanza della legge. Per questo ritarda l’esperienza della risurrezione.
“Si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio”.
Le tenebre sono immagine dell’incomprensione della comunità che ancora non ha compreso Gesù, che si è definito “luce del mondo”, il suo messaggio, la sua verità. “E vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro”.
Ebbene la prima reazione di Maria di Màgdala è correre da Simon Pietro e “dall’altro discepolo”.
Gesù aveva detto: «Viene l’ora in cui vi disperderete, ciascuno per conto suo»”.
Ebbene, l’evangelista attribuisce a questa donna, Maria di Màgdala, il ruolo del pastore che raduna le pecore che si erano disperse. “E annunciò loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!»
Non parla di un corpo, ma parla del Signore. E quindi già c’è l’allusione che è vivo questo Gesù.
Ebbene, Pietro e l’altro discepolo cosa fanno?
Si recano al sepolcro, l’unico posto dove non dovevano andare.
Nel vangelo di Luca sarà espresso molto chiaramente dagli uomini che frenano le donne che vanno al sepolcro, «Perché cercate tra i morti colui che è vivo?»
Ebbene Pietro e l’altro discepolo vanno in cerca del Signore nell’unico posto dove lui non c’è, cioè nel luogo della morte.
Come Maria, per l’osservanza del sabato ha ritardato l’esperienza di una vita più forte della morte, perché Gesù non può essere trattenuto nel sepolcro, luogo di morte.
Lui è vivente.
Così i discepoli vanno al sepolcro, l’unico posto dove non si può trovare Gesù.
 Se si piange la persona come morta, cioè se ci si rivolge al sepolcro, non la si può sperimentare viva e vivificante nella propria esistenza.
 
Corrono tutti e due i discepoli, giunge per primo il discepolo amato, quello che ha l’esperienza dell’amore di Gesù.
Pietro, che ha rifiutato di farsi lavare i piedi e quindi non ha voluto accettare l’amore di Gesù espresso nel servizio, arriva più tardi. Ma l’altro discepolo si ferma e permette che sia Pietro il primo ad entrare.
Perché?
 E’ importante che il discepolo che ha tradito Gesù e per il quale la morte è la fine di tutto – e questo era il motivo del tradimento – faccia per primo l’esperienza della vita.
E poi entra anche l’altro discepolo, “vide e credette”.
Ma il monito dell’evangelista molto importante è che “non avevano ancora compreso le scritture che cioè egli doveva risorgere dai morti”. La preoccupazione di Giovanni è che si possa credere alla risurrezione di Gesù solo vedendo i segni della sua vittoria sulla morte. No!
La risurrezione di Gesù non è un privilegio concesso a qualche personaggio duemila anni fa, ma una possibilità per tutti i credenti.
Come?
Lo dice l’evangelista. “Non avevano ancora compreso le scritture che cioè egli doveva risorgere dai morti”.
L’accoglienza della scrittura, la parola del Signore, nel discepolo, la radicalizzazione di questo messaggio nella sua vita, e la sua trasformazione, permettono al discepolo di avere una vita di una qualità tale che gli fa sperimentare il risorto nella sua esistenza.
Non si crede che Gesù è risorto perché c’è un sepolcro vuoto, ma soltanto se lo si incontra vivo e vivificante nella propria vita.  ( A. Maggi )

***

« Di fronte a questo brano che la Chiesa ha fermato al v. 9 mi sono detto: strana questa comunità (?) del Cristo che in questi giorni ci fa leggere vangeli monchi nei quali la persona non appare. Ci può essere una questione liturgica (continuano poi); invece il motivo è detto: la Chiesa ci vuole subito dire: «Cercate di capire la vostra fede nella Risurrezione. Cristo è risorto, veramente risorto», ma non ce lo fa vedere e ci chiede di aderire con la nostra fede a questo. Ricordiamo quello che Gesù dice a Tommaso: «Beati quelli che crederanno senza aver visto» (20,29).
E vide e credette, cioè interpreta nello Spirito Santo non solo il messaggio ma anche una sequenza di cose -Sepolcro vuoto, bende -e il sudario in un altro luogo.
Scatta la scintilla del rapporto con il nostro proprio.
La fede nasce, scaturisce, si dilata, si trasmette (Cantico di Mosè: il Dio di mio padre) è trasmissibile di generazione in generazione per via delle nostre potenze invisibili; la nostra vita è nascosta con Cristo in Dio.
Sono atti più semplici, … e forti di infima semplicità, come rileggere spesso il brano d‘oggi; farà crescere la nostra fede più di ogni altra cosa!
Questa è stata la mia esperienza e dei fratelli di questi anni ogni volta che andiamo al sepolcro li rileggiamo, cosa possiamo dire di nuovo?
Eppure creano.
Ê la scelta d‘oggi; è la responsabilità di noi presbiteri che dobbiamo fare per primi questo salto.
E poi cominciare a sperimentare la fecondità e la consolazione attraverso la via segreta della vita nascosta, che è Cristo.
«Io ho provato» dobbiamo poter dire, se no la nostra bocca deve chiudersi; qualsiasi altra parola che diciamo è dal maligno, dobbiamo tacere se non possiamo dire, senza privilegio ma per il battesimo che ogni cristiano ha ricevuto, «Un pochino ho esperimentato e forse posso dirti qualche mezzo che puoi usare anche tu».
Non avevano ancora capito, è detto del primo degli apostoli e del più amato.
Poi per illuminazione dello Spirito vedono e non possono fare altro che chiedere al Signore grazia.
E questo dobbiamo poterlo fare sempre farlo per esperienza: c‘è una cosa che rovescia la posizione, dissipa le tenebre.
Vi è la richiesta umile a Dio che non sappiamo se esiste, a Gesù che non sappiamo che è morto ed è risorto, perché se esiste, se è nato morto e risorto mandi lo Spirito in virtù del quale possiamo dire: Gesù è il Risorto a gloria del Padre» (d. G. Dossetti, appunti dell‘omelia di Pasqua, 14 aprile 1974).

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