XXXIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO A): Nostro Signore Gesù Cristo Re dell'Universo. – La sua regalità consiste nel compiere quel giudizio che è una misura di giustizia verso tutti coloro che sulla terra sono stati vittime ….
[Nell’ultima domenica dell’anno liturgico ] il brano del vangelo ci dice che cosa il regno di Gesù chiede a noi: ci ricorda che la vicinanza e la tenerezza sono la regola di vita anche per noi, e su questo saremo giudicati.
È la grande parabola del giudizio finale di Matteo 25. ( Papa Francesco)
È un brano straordinario, che sintetizza in modo semplice la singolarità cristiana, ponendo con chiarezza ogni discepolo di Cristo di fronte alla propria concreta responsabilità verso i fratelli, in particolare verso gli ultimi.
……La sua regalità consiste nel compiere quel giudizio che è una misura di giustizia verso tutti coloro che sulla terra sono stati vittime, privati della possibilità di una vita degna di questo nome; in questo modo Gesù porterà a compimento ciò che ha iniziato durante il suo passare tra gli uomini facendo il bene (cf. At 10,38). ( E. Bianchi )
Gesù non è un re alla maniera di questo mondo: per Lui regnare non è comandare, ma obbedire al Padre, consegnarsi a Lui, perché si compia il suo disegno d’amore e di salvezza. ( Papa Francesco )
Il giudizio è assolutamente necessario affinché la storia abbia un senso e tutte le nostre azioni trovino la loro oggettiva verità davanti al Dio che “ama giustizia e diritto” (Sal 33,5). ( E. Bianchi )
Come giustamente dicono le note delle nostre bibbie, questa non è una parabola, ma è piuttosto la descrizione profetica della fine del mondo e del giudizio finale. ….Con questa Parola il Vangelo esce dall’ambito proprio della comunità cristiana e avvolge tutta l’umanità. … Gesù si pone in mezzo all’umanità come “il Povero”.
La forza delle sue parole sta quindi nel radicale coinvolgimento della sua Persona divina nella vicenda dell’umanità.
E’ un giudizio “dal di dentro” del dramma della storia. Ed è un chiaro e indubitabile atto di “presa di posizione”: Dio è “nei poveri”!
Senza questo primato del volto della sua presenza nella storia, ogni sapienza fa naufragio e ogni teologia è deviata. ( G. Nicolini )
… Per noi cristiani i poveri sono anche “sacramento del peccato del mondo” (Giovanni Moioli) , dell’ingiustizia che regna sulla terra, e nell’atteggiamento verso di essi si misura la nostra capacità di vivere nel mondo quale corpo di Cristo.
Quando infatti vediamo una persona oppressa dalla povertà, dovremmo saper interpretare questa situazione come il frutto dell’ingiustizia di cui anche noi siamo responsabili in prima persona.
Da tale presa di coscienza scaturirà poi la disponibilità a farci prossimi a chi soffre per lottare contro il bisogno che lo angustia; e quando avremo operato per eliminare il bisogno, anzi mentre operiamo, ecco che il povero diventa per noi sacramento di Cristo, anche se forse lo scopriremo solo alla fine dei tempi… ( E. Bianchi )
Il povero è come Dio! Carne di Dio sono i poveri, i loro occhi sono gli occhi di Dio, la loro fame è la fame di Dio. Se un uomo sta male anche Lui sta male.
Noi abbiamo ridotto i poveri ad una categoria sociale, all’anonimato. Invece per il Vangelo il povero non è l’anonimo, ha il nome di Dio. Un Dio che ha legato la salvezza non ad azioni eccezionali, ma ad opere quotidiane, semplici, possibili a tutti. Non ad opere di culto verso di lui, ma al culto degli ultimi della fila. Un Dio che dimentica i suoi diritti, preferendo i diritti dei suoi amati. ( Ermes Ronchi )
” Io se vedo un marocchino o un poveraccio, o un disgraziato, o un ubriaco…. vedo un uomo che ha bisogno. Tu lo aiuti, se sei credente poi sai che quel volto lì è la trasparenza del volto di Dio… tu lo sai… Ma se non lo avverti perchè non sei credente, aiutalo lo stesso… poi un giorno (questo sta nel vangelo)… ricordate il capitolo 25 del Vangelo di Matteo?
Avevo fame e mi avete dato da mangiare, avevo sete e mi avete dato da bere….Quelli diranno:Signore ,chi t’ ha mai visto? Quando mai ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, ti abbiamo visto assestato e ti abbiamo dato da bere…non t’ho mai visto…
Questo vuol dire che in mezzo a quel numero lì ci sono anche dei non credenti…
Quando mai ti abbiamo visto? E Gesù dirà : ” Ogni volta che avete fatto qualcosa del genere ad uno dei miei fratelli più piccoli l’avete fatto a me”.
Non t’ho visto mai, non ti conosco… L’avete fatto a me…
Tribuna numerata, numero 2 e 3 nello stadio del cielo… e il vescovo invece, che vi predica queste cose, arriverò io… va bè dai in curva, ed entrerò di straforo…e chissà a quanti di voi farò segno, voi che starete in tribuna coperta, vi farò segno… e voi forse però, anche se io rimarrò in tribuna, probabilmente voi mi ringrazierete… me… o dico gli altri vostri educatori, perchè se siete andati a finire in tribuna un pò di colpa ce l’abbiamo noi… allora saremo felici lo stesso. ( Don Tonino Bello )
[ Nella prina lettura] Il Brano di Ezechiele è intessuto di verbi che indicano la premura e l’amore del pastore verso il suo gregge: cercare, passare in rassegna, radunare dalla dispersione, condurre al pascolo, far riposare, cercare la pecora perduta, ricondurre quella smarrita, fasciare la ferita, curare la malata, avere cura, pascere. Tutti questi atteggiamenti sono diventati realtà in Gesù Cristo.
Quanti nella Chiesa siamo chiamati ad essere pastori non possiamo discostarci da questo modello, se non vogliamo diventare dei mercenari. A questo riguardo, il popolo di Dio possiede un fiuto infallibile nel riconoscere i buoni pastori e distinguerli dai mercenari. ( Papa Francesco )
…Mi sorprende, m’incanta sempre un’immagine: gli archivi di Dio non sono pieni dei nostri peccati, raccolti e messi da parte per essere tirati fuori contro di noi, nell’ultimo giorno.
Gli archivi dell’eternità sono pieni sì, ma non di peccati, bensì di gesti di bontà, di bicchieri d’acqua fresca donati, di lacrime accolte e asciugate.
Una volta perdonati, i peccati sono annullati, azzerati, non esistono più, in nessun luogo, tanto meno in Dio.
E allora argomento del giudizio non sarà il male, ma il bene; non l’elenco delle nostre debolezze, ma la parte migliore di noi; non guarderà la zizzania ma il buon grano del campo.
Perché verità dell’uomo, della storia, di Dio è il bene. Grandezza della nostra fede.
Poi però ci sono quelli condannati: via da me… perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare.
Quale è la loro colpa?
Non è detto che abbiano fatto del male ai poveri, non li hanno aggrediti, umiliati, cacciati, semplicemente non hanno fatto nulla per loro.
Sono quelli che dicono: non tocca a me, non mi riguarda.
Gli uomini dell’indifferenza.
Quelli che non sanno che cosa rispondere alla grave domanda di Dio a Caino: che cosa hai fatto di tuo fratello?
Il giudizio di Dio non farà che ratificare la nostra scelta di vita: via, lontano da me, perché avete scelto voi di stare lontano da me che sono nei poveri.
Allora capisco che il cristianesimo non si riduce semplicemente a fare del bene, è accogliere Dio nella mia vita, entrare io nella vita di Dio : l’avete fatto a me! ( Ermes Ronchi )
Nell’ultimo giorno tutti, cristiani e non cristiani, saremo giudicati sull’amore, e non ci sarà chiesto se non di rendere conto del servizio amoroso che avremo praticato quotidianamente verso i fratelli e le sorelle, soprattutto verso i più bisognosi. E così il giudizio svelerà la verità profonda della nostra vita quotidiana, il nostro vivere o meno l’amore qui e ora: “impariamo dunque a meditare su un mistero tanto grande e a servire Cristo come egli vuole essere servito” (Giovanni Crisostomo). (E.Bianchi)
Lascia un commento