MARIA SS. MADRE DI DIO – Il solo nome "Madre di Dio" contiene tutto il mistero dell'economia dell'Incarnazione.
La prima Lettura ( della solennità di Maria SS. Madre di Dio ) ci ripropone l’antica preghiera di benedizione che Dio aveva suggerito a Mosè perché la insegnasse ad Aronne e ai suoi figli: «Ti benedica il Signore e ti custodisca. Il Signore faccia risplendere per te il suo volto e ti faccia grazia. Il Signore rivolga a te il suo volto e ti conceda pace» (Nm 6,24-26).
È quanto mai significativo riascoltare queste parole di benedizione all’inizio di un nuovo anno: accompagneranno il nostro cammino per il tempo che si apre davanti a noi.
Sono parole di forza, di coraggio, di speranza. Non una speranza illusoria, basata su fragili promesse umane; neppure una speranza ingenua che immagina migliore il futuro semplicemente perché è futuro.
Questa speranza ha la sua ragione proprio nella benedizione di Dio, una benedizione che contiene l’augurio più grande, l’augurio della Chiesa ad ognuno di noi, pieno di tutta la protezione amorevole del Signore, del suo provvidente aiuto.
L’augurio contenuto in questa benedizione si è realizzato pienamente in una donna, Maria, in quanto destinata a diventare la Madre di Dio, e si è realizzato in lei prima che in ogni altra creatura.
Madre di Dio!
Questo è il titolo principale ed essenziale della Madonna.
Si tratta di una qualità, di un ruolo che la fede del popolo cristiano, nella sua tenera e genuina devozione per la mamma celeste, ha percepito da sempre. ( Papa Francesco )
Il Vangelo ( nella prima parte ) ci presenta ancora una volta i pastori di Betlemme. Sono di esempio per come iniziare il nuovo anno.
Essi erano ritenuti a tal punto impuri e peccatori da essere esclusi persino dalla vita religiosa ufficiale, eppure lo sguardo di Dio si posò su di loro: la notte si riempì di luce e la loro vita trovò un senso.
Quegli umili pastori divennero “i primi cristiani”: ascoltarono le parole dell’angelo, lasciarono le loro greggi e si diressero verso il luogo loro indicato dall’alto.
Giunti alla grotta, furono loro questa volta a guardare: videro un Bambino, un umile bambino avvolto in fasce che giaceva in una mangiatoia.
Ed è bello quanto riferisce l’evangelista: “E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro“.
Si potrebbe dire che tutta la vita del cristiano è racchiusa in questa semplice scena di pastori.
Essa è posta all’inizio di questo nuovo anno perché illumini i nostri passi nei giorni che verranno.
I Vangeli ci dicono che gli angeli avevano parlato del bambino a quei pastori, ma non è difficile pensare che anche Maria lo abbia fatto quando giunsero alla grotta.
Certamente Maria lo presentò loro.
E probabilmente senza di lei non avrebbero potuto comprendere quel mistero che stava davanti ai loro occhi.
Maria, invece, sapeva chi era quel figlio; infatti, con molta cura “serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore“.
La Liturgia di questo giorno, con incredibile tenerezza, ci invita a guardare Maria per festeggiarla e venerarla come Madre di Dio. ( Mons. V. Paglia )
“Il solo nome della Madre di Dio contiene tutto il mistero dell’economia dell’Incarnazione“: questa frase di San Giovanni Damasceno, chiamato in Oriente il “sigillo dei Padri” ( De fide orthodoxa, l. III, c. 12: PG 94,1O29 C) , riassume la costante che emerge dalla storia della riflessione della fede intorno a Maria.
La Vergine Madre, in quanto totalmente relativa al mistero del Verbo incarnato, è denso compendio dell’Evangelo e figura concreta della fede della Chiesa.
Veramente la struttura profonda del mistero di Maria è la struttura stessa dell’Alleanza ed il discorso di fede su di lei testimonia … l’intimo intrecciarsi dei misteri nella loro reciprocità e nell’unità profonda che li lega.
Nella riflessione intorno alla Vergine Madre emerge una “legge di totalità”: non si può parlare di Maria che in rapporto a suo Figlio e all’economia integrale della salvezza in Lui pienamente manifestata; e, d’altra parte, la stessa intensità del rapporto della Madre col Figlio fa riverberare in lei, dalla parte della creatura, la totalità di quanto in Lui si è compiuto.
Perciò si può dire – col teologo russo Pavel Evdokimov – che la storia di Maria è “la storia del mondo in compendio, la sua teologia in una sola parola” e che ella è “il dogma vivente, la verità sulla creatura realizzata” (La donna e la salvezza del mondo, Jaca Book, Milano 1980, 54 e 216) .
“Entrata intimamente nella storia della salvezza” – afferma il Vaticano II – “(Maria) riunisce in sé e riverbera i massimi dati della fede; così quando la si predica e la si onora, ella rinvia i credenti al Figlio suo, al suo sacrificio e all’amore del Padre” (Lumen Gentium 65) .
Maria rinvia al tutto del Mistero ed insieme lo riflette in sé: in lei il Tutto si affaccia nel frammento, come è nella bellezza. Perciò di lei si dice che è la Tutta Bella, la Tota Pulchra.
Applicando coerentemente questa “legge di totalità”, questa “via della bellezza”, il discorso teologico intorno a Maria può contemplarla come la donna, icona del Mistero (B. Forte: Maria, la donna icona del mistero. Saggio di mariologia simbolico-narrativa, Edizioni San Paolo, Milano 1989. 2000). ( B. Forte )
«Quando furono compiuti gli otto giorni prescritti per la circoncisione, al bambino fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall’angelo prima di essere concepito nel grembo della madre».
In questo breve versetto, che costituisce la conclusione e il vertice del brano evangelico odierno, sono contenuti i tre fondamenti della festa che segna anche l’inizio dell’anno civile nelle terre dell’occidente.
Cerchiamo dunque di addentrarci nella contemplazione di questo triplice mistero.
Gesù è nato a Betlemme (cf. Lc 2,4.15) , ma potremmo dire che otto giorni dopo si canta la sua identità e perciò la sua appartenenza: come era prescritto dalla Legge, Gesù viene circonciso per entrare così nell’«alleanza santa» stipulata da Dio con Abramo (cf. Gen 17,10-11) .
Nella carne di Gesù quella ferita, che resterà per sempre, indica il suo essere figlio di Abramo, in alleanza definitiva e perenne con il suo Dio: quel segno inciso nel corpo di Gesù narra il suo essere ebreo, ed ebreo per sempre.
Luca ricorda questo evento perché è decisivo riguardo all’identità e all’appartenenza di Gesù: la circoncisione è segno della promessa fatta ai padri che ora si è compiuta (cf. Lc 1,72-73) , anche se è segno che verrà trasceso dalla Nuova Alleanza, per la quale appare necessaria la circoncisione non fatta da mano d’uomo (cf. Col 2,11) , la circoncisione del cuore già richiesta dai profeti (cf. Ger 4,4) …
Ma la circoncisione è anche la circostanza in cui viene dato il nome al bambino, e così avvenne anche per Gesù: Giuseppe e Maria lo chiamano Jeshu‘a. In realtà questo nome – che fa riferimento all’impronunciabile Nome di Dio, JHWH – è dato da Dio stesso (cf. Lc 1,31) , non dagli uomini: Gesù è un bambino che nasce per volontà e azione di Dio e, quindi, dargli il nome spetta a Dio. J
eshu‘a è invocazione di salvezza – «Signore, salva!» – ma è anche azione di salvezza – «il Signore salva»; questo nome, che racchiude in sé la vocazione personalissima e unica affidata a Gesù da Dio, abiliterà Gesù stesso a essere chiamato, dalla comunità cristiana credente in lui, «Figlio di Dio e Signore» (cf. Lc 1,32-33) .
È questo il Nome santo in cui gli uomini saranno salvati, il Nome attraverso il quale saranno operati segni, il Nome grazie al quale il regno di Dio si estenderà e Satana arretrerà. E tutta la storia cristiana narra la forza, la santità e la grazia di questo Nome, quando è invocato con tutto il cuore nella gioia o nel pianto, all’inizio della vita o alle soglie della morte…
Infine, Gesù è «nato da donna» (Gal 4,4) , e quella donna è Maria, la vergine di Nazaret guardata da Dio con un amore di predilezione (cf. Lc 1,48) .
È per opera dello Spirito santo che Maria è diventata gravida (cf. Lc 1,35) , è per volontà di Dio che ha partorito colui che solo Dio poteva dare all’umanità.
L’Altissimo si è fatto il Bassissimo, l’infinito si è fatto finito, l’eterno si è fatto temporale, il forte si è fatto debole: e questo, nel grembo di Maria.
Sì, lo Spirito santo ha adombrato con la sua potenza il grembo di Maria e l’ha resa madre del Signore stesso: Gesù sarà detto il figlio di Maria e il Figlio di Dio.
Così il frutto benedetto del grembo di questa donna è la benedizione di Dio promessa ad Abramo e ora fatta carne in Gesù, fatta uomo affinché tutte le genti siano benedette nel suo Nome.
Davvero in Maria «la terra ha dato il suo frutto e ci ha benedetto Dio, il nostro Dio» (Sal 67,7).
All’inizio dell’anno civile, che di fatto è divenuto l’inizio dell’anno con cui scandiamo il succedersi degli eventi della nostra vita, questa festa ci dona un messaggio altamente significativo: la benedizione di Dio sull’umanità – cioè Gesù, nato da Maria simbolo dell’umanità intera – è su di noi ogni giorno della nostra vita, è benedizione di nozze tra Dio e l’umanità da lui amata. (Enzo Bianchi)
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