Battesimo del Signore – Contempliamo la disponibilità di Gesù a immergersi nel fiume dell’umanità, a coinvolgersi nel peccato degli uomini, a condividere il loro desiderio di liberazione …
[La scelta di Gesù di essere battezzato] deve essere sembrata così scandalosa alle prime generazioni cristiane, che solo l’evangelista Marco l’ha riportata in tutto il suo realismo: “Gesù venne da Nazaret di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni”.
Matteo e Luca hanno invece cercato di attutire la realtà di questo evento. ( In Matteo, per esempio, Giovanni oppone resistenza alla richiesta di Gesù: “Sono io che ho bisogno di essere battezzato da te, e tu vieni da me?” (Mt 3,14). )
È vero, Gesù non ha peccati da sommergere nell’acqua, … ma a Giovanni che resiste, Gesù risponde: “Lascia ora, per noi è conveniente compiere ogni giustizia” (Mt 3,15) .
Gesù è un uomo libero e maturo, ha coscienza della sua missione, non vuole privilegi, ma vuole compiere, realizzare ciò che Dio gli chiede come cosa giusta: essere solidale con i peccatori che hanno bisogno dell’immersione, essere un uomo credente come tutti gli altri. ( E. Bianchi )
Il gesto di Gesù che si immerge nel Giordano per farsi battezzare da Giovanni Battista mise fortemente in crisi la prima comunità cristiana.
Per capirne le ragioni dobbiamo ricordare che al Battista si avvicinavano quanti riconoscevano le proprie mancanze e, con l’aiuto di Dio, si impegnavano a iniziare una nuova vita. La loro era, quindi, un’espressione di rottura con il peccato e di volontà di conversione. Comprendiamo, perciò, l’imbarazzo nell’annunciare che Colui che non aveva peccato si mette in fila con i penitenti, mescolato fra loro… ( N. Galantino )
Gesù non aveva necessità di essere battezzato, ma i primi teologi dicono che, col suo corpo, con la sua divinità, nel battesimo ha benedetto tutte le acque, perché le acque avessero il potere di dare il Battesimo. ( Papa Francesco )
In realtà, quello che poteva apparire come un messaggio scandaloso altro non è che un’esplicitazione di ciò che abbiamo celebrato nel tempo di Natale: la disponibilità di Gesù a immergersi nel fiume dell’umanità, a coinvolgersi nel peccato degli uomini, a condividere il loro desiderio di liberazione e di superamento di tutto ciò che allontana da Dio e rende estranei ai fratelli.
Il Battesimo, che apre la vita pubblica del Messia, è una scelta che riceve un triplice sigillo: si aprono i cieli, che il peccato aveva chiuso; lo Spirito, che era sceso all’inizio della creazione, scende in pienezza su Gesù; la voce del Padre – proprio nel momento in cui il Figlio si fa solidale con i peccatori – ne conferma l’identità e la missione. ( N. Galantino)
Giovanni ( al Giordano ) si mostra profeta obbediente a un suo discepolo, Gesù, del quale però conosce la missione affidatagli da Dio.
Non sappiamo se il Battista abbia compreso fino in fondo, sappiamo però che ha obbedito a questa umiliazione del Messia, a questo mutamento dell’immagine del Messia che Gesù inaugurava, quale uomo in mezzo ai suoi fratelli, spogliato di tutti i suoi privilegi.
Così ecco avvenire il battesimo, l’immersione, e quando Gesù esce dalle acque del Giordano “vede squarciarsi i cieli e lo Spirito discendere su di lui come una colomba”. Gesù contempla lo Spirito quale “suo compagno inseparabile” (Basilio di Cesarea) , che viene dal cielo, dal Padre, e lo seguirà in tutta la sua vicenda umana.
E anche il Padre fa sentire la sua voce che proclama: “Tu sei mio Figlio, l’amato, in te ho posto la mia gioia” (Sal 2,7; Gen 22,2; Is 42,1). Questa dovrebbe essere la vera domenica epifania della Triunità di Dio, che si manifesta operando: c’è l’unto, il Cristo; c’è chi lo unge, il Padre; e c’è l’unzione dello Spirito santo. ( E. Bianchi )
( Nel testo del brano di oggi ) il Padre e lo Spirito e il Figlio sono delle cose (perdonatemi la parola), sono una «trinitarietà». È qui che va cercato il proprio.
Se ha senso qualificare il cristianesimo da un lato con la vita di quest’uomo che afferma di essere in un rapporto strettissimo con Dio e dall’altra qualificare Dio in un modo completamente diverso per il rapporto che c’è con il Cristo bisogna dire che qui questo si manifesta.
Quando lo Spirito è esso stesso non più una dinamis divina ma Dio stesso e quando il Figlio non è intensamente più Figlio, ma qualitativamente Figlio unico nel seno del Padre, le cose cambiano completamente.
Questa visione di Dio che prende corpo visibile avviene qui (cioè al Giordano, non lontano da Gerico.): qui avviene la rivelazione di Dio. E attorno a questa visione nuova si è rivelata tutta l’opposizione dei mondi che qui si scontrano.
Noi nei confronti di una teologia trinitaria, siamo richiamati da questi testi a considerare che prima della funzione c’è la determinazione del Cristo.
Oggi una certa teologia vede più la funzionalità del Cristo. Un revisionismo del Mistero Trinitario fa uscire dall’alveo del cristianesimo. Se giungo a un monismo, non posso stare nel cristianesimo, anche se riconosco al Cristo una missione, infatti è una posizione effimera che ha come sua contrapposizione l’Islam dove il Cristo è riconosciuto come Messia.
Questo evento che dice a noi?
Che vuol dire vivere qui il mistero del Battesimo?
Non celebra solo l’inizio della missione del Cristo, ma celebra il rapporto intimo, inesprimibile del mistero trinitario.
Per noi vivere qui vuol dire vivere questo rapporto – Il battesimo di Giovanni acquista un valore importante perché ci mette subito in rapporto con le affermazioni e negazioni che qui coinvolgono in ordine a un Dio generante all’interno di sé prima che la creazione sia – E naturalmente la fortissima distinzione creazione e generazione: l’una esterna e l’altra all’interno di sé.
Questa è la cosa grossissima che non si esprime in nulla di ciò che ha l’ebraismo e l’islamismo ( d. Giuseppe Dossetti )
Noi lettori in ascolto di questo vangelo siamo chiamati innanzitutto ad adorare il mistero. Nella sua prima manifestazione pubblica da adulto Gesù appare come uomo in stretta comunione con Dio, il Padre, e il vincolo permanente di tale comunione è lo Spirito santo. Per questo egli riceve l’unzione profetica e messianica: “Lo Spirito del Signore Dio è su di me, perché il Signore mi ha unto, mi ha mandato a portare la buona notizia (il Vangelo!) ai miseri” (Is 61,1; Lc 4,18).
Dovremmo inoltre riflettere sul nostro battesimo, ricevuto in conformità a quello di Gesù.
Su ciascuno di noi è risuonata la voce di Dio che ha detto: “Tu sei mio figlio, io ti amo come un figlio, cioè fedelmente, e voglio trovare compiacimento, gioia in te, in tutta la tua vita”.
E lo Spirito, sceso insieme alla voce, resta in noi e ci ricorda questa parola di Dio, ci dà la forza di rispondere con tutta la nostra vita al “Ti amo come un figlio”, detto a ognuno di noi da Dio stesso.
….Se sentiamo questa voce, la giornata sarà diversa, illuminata da un amore promesso e donato, e anche il sole sarà più luminoso. ( E. Bianchi )
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