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XXVII Domenica del T.O. – Nel matrimonio,incontro di amore, c’è la chiamata a essere amanti come Dio ama, essendo lui amore .

La FamigliaLa Liturgia della Parola di oggi presenta il tema dell’unione uomo-donna sia dal punto di vista teologico (1ª lettura) che da quello giuridico (Vangelo).
Due aspetti strettamente legati tra loro, visto che l’interpretazione teologica fonda le risposte e le precisazioni di Gesù che, poi, devono ispirare la vita del credente.
Certo, dinanzi alle ferite che da sempre il matrimonio e la famiglia subiscono e che sembrano acuite ai nostri giorni, è forte la tentazione di ritenere quasi inutile una riflessione sulla proposta e sul modo di vedere il matrimonio da parte di Cristo e della Chiesa.
In effetti, sono tantissime le situazioni odierne nelle quali l’esperienza matrimoniale è in grave sofferenza e le famiglie “arrancano”, da tanti punti di vista. (Nunzio Galantino)
Ogni volta che devo predicare su questo testo mi metto in ginocchio non solo davanti al Signore, ma anche davanti ai cristiani e alle cristiane che vivono il matrimonio, per dire loro che, certo, rileggo le parole di Gesù e le proclamo, ma senza giudicare, senza minacciare, senza l’arroganza di chi si sente immune da colpe al riguardo, memore di ciò che Gesù afferma altrove: “Chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel proprio cuore(Mt 5,28).
Chi legge queste parole di Gesù non sta dall’altra parte, in uno spazio esente dal peccato, ma innanzitutto si deve sentire solidale con quanti, nel duro mestiere del vivere e nell’ancor più duro mestiere del vivere in due nella vicenda matrimoniale, sono caduti nella contraddizione alla volontà del Signore. […] ( E. Bianchi )
C’è un amore che, se è vero amore, non ha leggi fuori di se stesso.
A rigore, il vero amore tra un uomo ed una donna non dovrebbe avere nessuna legge. Se la legge c’è, è per la durezza del cuore.
Potremmo anche dire: perché, in realtà l’uomo e la donna non si amano! Quel vincolo, che nel momento dell’ingenuità affidiamo alle forze intriseche dell’amore, in realtà va affidato alle disposizioni coattive della legge. Altrimenti tutto crolla.
Il problema che Gesù si pone non è quello, tante volte rimbalzato nei nostri dibattiti politici, se il matrimonio è indissolubile o no.
Per Gesù da principio – Egli parla sempre come «da principio» – l’uomo e la donna si amano perché si amano.
L’amore è la loro legge. Non ha bisogno di codice in quanto il codice appartiene a questa lunga stagione della storia – lunga come la storia – che è la durezza del cuore umano, il quale, per un verso – ed ecco la sua nobiltà – è capace di rendere esplicita, come una fioritura incessante, la potenza primordiale della creazione.  (Ernesto Balducci – Il Vangelo della Pace – Vol 2 anno B)
Dall’inizio della creazione Dio li fece maschio e femmina; per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una carne sola. Così non sono più due, ma una sola carne.
Il Signore si riferisce al capolavoro della creazione. […] Questo capolavoro del Signore non è finito lì, nei giorni della creazione. Infatti il Signore ha scelto proprio questa icona per spiegare l’amore che lui ha verso il suo popolo. Un amore grande, al punto che quando il popolo non è fedele, lui parla comunque con parole di amore. (dalle Omelie di papa Francesco a Santa Marta, 28 febbraio 2014: Mc 10, 1-12).
 Gesù risale al disegno del Creatore, alla creazione dell’adam, il terrestre tratto dall’adamah, la terra (cf. Gen 2,7; 3,19), fatto maschio e femmina perché insieme i due vivano nella storia, la storia dell’amore, la storia della vita, l’uno di fronte all’altra, volto contro volto, in una reciproca responsabilità, chiamati nel loro incontro a diventare una sola realtà, una sola carne. In questo incontro di amore c’è la chiamata a essere amanti come Dio ama, essendo lui amore (cf. 1Gv 4,8.16); in questo incontro c’è l’arte e la grazia del dono gratuito l’uno all’altra, a cominciare dal proprio corpo; c’è l’alleanza che fa sì che l’incontro sia storia nel tempo e tenda dunque all’eternità, fino alla morte, per andare anche oltre la morte.
Questa la volontà di Dio nel creare il terrestre e nel porlo nel mondo quale sua unica immagine e somiglianza (cf. Gen 1,26-27).
È un mistero grande, ma tanto grande che è difficile per dei terrestri fragili, deboli e peccatori viverlo in pienezza.
In verità, sappiamo quanta miseria si sperimenti in questo faticoso incontro, come sia facile la contraddizione, come questo capolavoro dell’arte del vivere insieme nell’amore sia perseguibile, e mai pienamente, solo con l’aiuto della grazia, con l’efficacia del Soffio santo del Signore.
Eppure l’annuncio di Gesù permane, in tutta la sua chiarezza: “L’uomo non divida quello che Dio ha congiunto”. Subito dopo, questa parola dura ed esigente viene spiegata da Gesù ai suoi discepoli, nella casa in cui la comunità si ritrovava. E viene spiegata con un’aggiunta straordinaria per la cultura del tempo, visto che Gesù mette sullo stesso piano la responsabilità dell’uomo e quella della donna: “Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un’altra, commette adulterio verso di lei; e se lei, ripudiato il marito, ne sposa un altro, commette adulterio”.
Certo, Mosè ha cercato di umanizzare la pratica del divorzio, imponendo al marito di percorrere una via giuridica di rispetto per la donna. Ma Gesù, proprio guardando alla durezza di cuore dei destinatari della Torah, osa andare ben oltre, mettendo in evidenza la volontà, l’intenzione del Creatore. Del resto, lo aveva già fatto altre volte, svelando, per esempio, la volontà di Dio sul sabato e sulla sua osservanza (cf. Mc 2,23-28): qui, là, sempre Gesù si fa interprete autentico della Legge non attraverso vie legalistiche, non attraverso interpretazioni fondamentaliste, ma annunciando profeticamente la volontà di Dio a tutti, in particolare ai peccatori pubblici e agli esclusi, da lui sempre accolti, perdonati, mai condannati.
È con questo annuncio del Vangelo che si apre il sinodo sul tema della vita familiare voluto da papa Francesco. I padri sono chiamati ad ascoltare lo Spirito santo nella docilità e nell’umiltà, per ridire oggi la volontà di Dio, che può solo e sempre essere espressa alla luce della sua misericordia. ( E. Bianchi )
 

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