III Domenica di Quaresima – A quanti vedono una relazione tra il peccato e il castigo Gesù annunzia che l’azione di Dio con i peccatori non è punitiva, distruttiva, ma vivificante.
Dopo le prime due domeniche di Quaresima, che fanno sempre memoria delle tentazioni di Gesù nel deserto e della sua trasfigurazione sul monte, la chiesa ci fa percorrere un itinerario diverso in ogni ciclo. Quest’anno (ciclo C) , seguendo il vangelo secondo Luca, il tema dominante nei brani evangelici è quello della misericordia-conversione, cammino da rinnovarsi soprattutto nel tempo di preparazione alla Pasqua. ( E Bianchi )
[ Nella ] prima lettura , … Dio stesso , sollecitato da Mosè, si presenta così: «Io sono colui che sono», cioè «io sono colui che agisce». E la direzione nella quale agisce è la stessa pagina dell’Esodo a spiegarcelo: «Ho osservato la miseria del mio popolo… ho udito il suo grido… conosco le sue sofferenze… sono sceso per liberarlo… per farlo salire verso una terra bella e spaziosa, verso una terra dove scorre latte e miele». (N Galantino )
È uno dei momenti più sublimi della storia sacra: Dio rivela il suo nome “Jhwh“; Dio si rivela come colui che osserva e tiene conto delle nostre sofferenze ( Divo Barsotti )
Il Dio della rivelazione – il Dio di Abramo e di Isacco e di Giacobbe ma anche il Dio di Gesù – non è un Dio purchessia: la sua manifestazione avviene proprio in rapporto al gemito degli oppressi e la sua consegna a Mosè è di dare inizio alla liberazione di un popolo. [Ernesto Balducci – da: “Gli ultimi tempi” – vol. 3 – anno C (1988/89)]
Proprio questo sembrano non comprendere gli interlocutori di Gesù, nel Vangelo odierno. Egli prova a spiegare loro come, nel rapporto tra il credente e Dio, non ci sia spazio per fatalismi paralizzanti, né per paure apocalittiche: non è da cristiani vivere pensando che noi non abbiamo alcun ruolo in quello che avviene attorno a noi (a tutti i livelli!); non è da cristiani pensare di dover vivere da “brave persone” solo per paura che il Signore ce la faccia pagare, in un modo o nell’altro!
A una simile mentalità Gesù risponde con fermezza: «No, io vi dico!». No!
Il Dio che vi rivelo non è il Dio che mette paura, ma un Padre che fa di tutto per condurti «verso una terra bella e spaziosa, dove scorrono latte e miele». ( N. Galantino )
Gesù, infatti, sa che ogni essere umano è abitato in profondità da un ancestrale senso di colpa, che emerge prepotentemente ogni volta che accade una disgrazia o appare la forza del male.
È così,… pensiamoci bene: quando ci arriva una malattia, quando ci capita un fatto doloroso, subito ci poniamo la domanda: “Ma cosa ho fatto di male per meritarmi questo?”. …
Gesù vuole distruggere questa immagine del Dio che castiga, tanto cara agli uomini religiosi di ogni tempo, in Israele come nella chiesa. …… Egli ci insegna ad avere uno sguardo diverso sulla vita: ogni vita è precaria, è contraddetta dalla violenza, dal male, dalla morte.
Dietro a questi eventi non bisogna vedere Dio come castigatore e giudice, perché Dio potrà eventualmente fare questo solo nel giudizio finale, quando saremo passati attraverso la morte. La nostra vita sulla terra, invece, non sta sotto l’onnipotenza di Dio.
Gesù, come un profeta, invita alla conversione.
Convertirsi (shuv/teshuvà)- secondo l’Antico Testamento – significa “tornare indietro”, cioè ritornare alla legge violata, rinnovando quindi l’alleanza con Dio. Nel Nuovo Testamento troveremo il verbo metanoéo ( E . Bianchi )
Nell’originale greco [ metanoein ] indica il «cambiare mentalità», scelte, giudizio, decisioni …
Gesù non vuole oggi cullarci nel bozzolo caldo d’una religiosità sentimentale e consolatoria ma ci getta in faccia la serietà dell’impegno personale e vitale che la fede esige. Contro i fatalismi, contro gli schematismi, i sentimentalismi, le illusioni risuona in questa liturgia quaresimale l’appello stesso con cui Gesù ha iniziato la sua stessa predicazione: «Convertitevi e credete al vangelo! ». Altrimenti, al volto paterno di Dio subentrerà quello severo del giudice che tutela verità e giustizia. (G. F. Ravasi )
Gesù è un profeta e, come tale, sa che gli umani sono peccatori, commettono il male; per questo chiede loro di aderire alla buona notizia del Vangelo e di accogliere la misericordia di Dio che va loro incontro, offrendo il perdono.
E affinché i suoi ascoltatori comprendano la novità portata dal Vangelo, Gesù racconta la parabola del “ fico che non portava frutti” .
L’azione di Gesù di fronte ai peccatori, di fronte alle persone sterili, di fronte a coloro che non portano frutto, non è un’azione punitiva, ma vivificante, offre ancora nuove possibilità di portare frutto, di portare vita, e non solo offre questa possibilità, ma collabora perché questo si realizzi.
Il Dio di Gesù, quello che Luca ci presenta, è il Dio per il quale nulla è impossibile. Come aveva scritto al momento dell’annunciazione: questo è il sesto mese per lei, parlando di Elisabetta, la parente di Maria, che tutti dicevano sterile. Ecco così anche un albero che sembra sterile, per l’azione di Dio e per la collaborazione dell’uomo, può portare frutto.
L’insegnamento di Luca e molto chiaro, molto preciso. A quanti vedono una relazione tra il peccato e il castigo Gesù annunzia in maniera chiara, tassativa e definitiva che l’azione di Dio con i peccatori non è punitiva, distruttiva, ma vivificante. ( A Maggi )
Dio è paziente con gli uomini perché li ama: e chi ama «comprende, spera, dà fiducia, non abbandona, non taglia i ponti, sa perdonare». Ecco «lo stile di Dio» ( Papa Francesco )
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Non maledirmi come il fico,
Anche se sono uguale all’albero sterile,
Per timore che il fogliame della fede
Venga essiccato con il frutto delle mie opere.
Ma fissami nel bene,
Come il tralcio sulla santa Vite,
Di cui si prende cura il tuo Padre celeste
E che, con la crescita, fa fruttificare lo Spirito.
E l’albero che io sono, sterile di frutti gustosi,
Ma fecondo di frutti amari,
Non sradicarlo dalla tua vigna,
Ma cambialo, scavando nel letame.
(San Nersès Snorhali, patriarca armeno 1102-1173 )
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