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I Domenica di Quaresima – Anche Gesù, uomo come noi … non è stato esente dalle tentazioni, non le ha rimosse, ma le ha attraversate misurandosi con esse vincendo Satana con la sua volontà e con la forza della parola di Dio.

Il tempo della Quaresima è un tempo di prova, di lotta, di resistenza alle tentazioni che ci assediano, è un cammino nel deserto orientato al dono di Dio, all’incontro con lui. Per questo nella prima domenica di questo tempo liturgico ci viene svelata la realtà della tentazione subita da ogni essere umano, subita da Gesù stesso, anche lui “figlio di Adamo” (Lc 3,38).
Significativamente, la Lettera agli Ebrei ci svela che “Gesù stesso è stato messo alla prova (pepeirasménos) in ogni cosa come noi, senza cadere in peccato” (Eb 4,15). Dunque ha vinto le tentazioni, ma non è stato esente da esse, perché nella sua umanità vera e concreta c’era la fragilità, la debolezza della “carne” (sárx). ( E. Bianchi )
[L’ episodio del vangelo di questa domenica ] si colloca in un momento preciso della vita di Gesù: subito dopo il battesimo nel fiume Giordano e prima del ministero pubblico.
Egli ha appena ricevuto la solenne investitura: lo Spirito di Dio è sceso su di Lui, il Padre dal cielo lo ha dichiarato «Figlio mio, l’amato» (Mt 3,17). Gesù è ormai pronto per iniziare la sua missione; e poiché essa ha un nemico dichiarato, cioè Satana, Lui lo affronta subito, “corpo a corpo”.
Il diavolo fa leva proprio sul titolo di “Figlio di Dio” per allontanare Gesù dall’adempimento della sua missione: «Se tu sei Figlio di Dio…», gli ripete (vv. 3.6), e gli propone di fare gesti miracolosi … come trasformare le pietre in pane per saziare la sua fame, e buttarsi giù dalle mura del tempio facendosi salvare dagli angeli. A queste due tentazioni, segue la terza: adorare lui, il diavolo, per avere il dominio sul mondo (cfr v. 9).  ( Papa Francesco ) 
Istruiti dalle scienze umane, oggi sappiamo leggere queste tre prove come resistenza alle tre libidines fondamentali che ci abitano: libido amandi, libido dominandi e libido possidendi.
Sono le tentazioni cui è soggetta l’umanità intera, come esprime bene il libro della Genesi quando dice che l’essere umano “vide che l’albero” che non doveva essere mangiato “era buono da mangiare, appetitoso alla vista e bramato per ottenere potere” (Gen 3,6).
 Quando noi umani entriamo in relazione con le realtà di questo mondo, sentiamo forze, bisogni, brame che si scatenano in noi e che, se non vengono dominate, ci impediscono di riconoscere la presenza degli altri e di Dio, fonte di ogni dono.
Anche Gesù, uomo come noi  … non è stato esente dalle tentazioni, non le ha rimosse, ma le ha attraversate misurandosi con esse, vincendo Satana con la sua volontà e con la forza della parola di Dio.
La tentazione prima, quindi primordiale, riguarda il mangiare, la dimensione dell’oralità. Su questo terreno l’uomo e la donna sono stati tentati e sono caduti (cf. Gen 3,1-7), perché qui è in gioco l’amore egoistico per noi stessi, la philautía. Trasformare magicamente le pietre in pane per sfuggire alla fame è un sogno di onnipotenza: l’uomo affamato è tentato di non riconoscere più gli altri, di non pensare alla condivisione, alla solidarietà, alla comunione. Esistere per se stessi: questa è la tentazione radicale che porta a ignorare gli altri e a non riconoscere più il dono di Dio.
Questa prima tentazione può anche essere letta a un livello politico. Gesù è tentato di mutare le pietre in pane per compiere un’azione prodigiosa agli occhi dell’umanità. …È bene ricordare, al riguardo, la rilettura di questa tentazione fatta da Fëdor Dostoevskij, nella “Leggenda del grande inquisitore: “Vedi queste pietre nel deserto nudo e infuocato? Mutale in pane e l’umanità ti seguirà come un gregge docile e riconoscente”. No, Gesù è il Figlio di Dio che, nel farsi uomo, si è spogliato delle sue prerogative divine, e resta sempre fedele a questa sua condizione. Perciò non compie il miracolo, ma risponde al demonio: “Sta scritto: ‘Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio’ (Dt 8,3)”. In tal modo egli afferma che la fame di pane è indiscutibile, ma la fame della parola di Dio è ancora più vitale, più essenziale del soddisfare la brama di cibo.
Nella  seconda tentazione: “Il diavolo lo pose sul punto più alto del tempio” di Gerusalemme, la città santa dove tutti i figli di Israele salgono e sono radunati. Gesù è all’inizio della sua missione: cosa può inaugurarla in modo più efficace che un segno, un miracolo, un’autoesaltazione pubblica, di fronte a tutti? Se egli si butta dall’alto del tempio e, quale Figlio di Dio, è miracolosamente sorretto e sostenuto dagli angeli, allora la rivelazione della sua identità si imporrà a tutti ed egli sarà acclamato come Messia di Dio. … Questa tentazione che Gesù sente emergere in sé sarà risvegliata tante volte dai suoi ascoltatori: “Mostraci un segno dal cielo e crederemo!” (cf. Mt 12,38; 16,1; 24,3). Vi è qui la suggestione di essere Messia secondo le immagini e i pensieri umani, ma Gesù ha scelto di essere un Messia al contrario: debole, povero, umiliato, rigettato; un Messia servo, non un padrone potente!
…  Nella terza e ultima tentazione .. Gesù è condotto dal diavolo su un alto monte, dal quale contempla la terra e tutto ciò che contiene, tutta la sua ricchezza, i regni nelle mani dei governanti di questo mondo, la gloria che essi ostentano. Il loro possesso  a una condizione: deve adorare il demonio, il principe di questo mondo. Spetta a Gesù scegliere: o diventare un servo di Satana o restare un servo di Dio. Da una parte onore, potere, gloria, ricchezze; dall’altra povertà, servizio, umiltà. … ( E. Bianchi )
Qui Satana si scopre. Egli chiede di essere adorato. Questa adorazione del principe del potere;  potere inteso   in tutti i gradi e in tutte le forme, che è la pretesa dell’uomo di ridurre l’altra persona a strumento di sé per la propria affermazione  con un  modulo si ripete perfino dentro l’ambito di una famiglia, perfino nei rapporti tra due amici, perfino nel rapporto con me stesso, nel momento in cui io delibero la distinzione tra il bene e il male, secondo un impulso soggettivo che è appunto già il progetto di affermare me stesso, creandomi perfino lo spazio della liceità, stabilendo che quel che voglio fare è bene. In quel momento io rompo la mia sudditanza di fede alla Parola del Signore e mi costituisco come Dio in questo mondo. ( P. Ernesto Balcucci ).
Nel  rifiuto di Gesù è contenuta tutta l’assunzione della povertà come logica di abbassamento, di umiltà: “colui che era ricco si è fatto povero per noi” (cf. 2Cor 8,9), “colui che era nella condizione di Dio, si è spogliato fino a diventare schiavo” (cf. Fil 2,6-7). ( E. Bianchi )
Gesù risponderà a questa tentazione portando il suo tentatore, nella figura di Pietro, l’unico discepolo al quale Gesù si rivolgerà chiamandolo satana, sul monte della trasfigurazione. Nel monte della trasfigurazione Gesù dimostra che la condizione divina non si ottiene attraverso l’adorazione del potere, ma attraverso il dono generoso di se stesso.  ( A Maggi )
[ In conclusione ] Nel  Vangelo di questa domenica  la storia della confidenza in Dio, della fiducia nelle sue promesse («sta scritto», afferma Gesù più volte). E il protagonista di questa fiducia nel Padre è proprio Gesù. Come lui, gli uomini e le donne che hanno fiducia in Dio continuano anche ad avere bisogno di pane, simbolo di tutti i bisogni. Ma la ricerca di questo pane non li abbrutisce, non li rende schiavi, non stravolge i loro valori, non fa ritenere normale la perdita della propria dignità, non giustifica gesti di sopraffazione.
Sta a noi, quindi, vivere la Quaresima come un dono, tempo favorevole per la nostra crescita. ( N. Galantino )
 

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