IV Domenica di Quaresima – Chi è cieco, incontrando colui che è la luce del mondo diventa “capace di vedere”, mentre quelli che vedono, incontrando Gesù restano abbagliati fino a rivelarsi ciechi, incapaci di vedere..
Anche in questa IV domenica di Quaresima la liturgia mette al centro alcuni temi con significato battesimale: l’elezione del consacrato (prima lettura) ed il passaggio dalle tenebre alla luce, con l’episodio del cieco nato (Vangelo).
Il racconto dell’elezione di Davide vuole dirci che i criteri con i quali il Signore chiama e giudica non hanno niente a che fare con i nostri schemi interessati e, talvolta, ottusi. ( N. Galantino)
Nella guarigione di un uomo cieco dalla nascita c’ è, in realtà, la narrazione di un processo in diverse tappe intentato a Gesù. Un processo a colui che è “la luce del mondo” (Gv 8,12) … Questo racconto è paradossale, perché ci testimonia che chi è cieco, non vedente, incontrando colui che è la luce del mondo diventa “capace di vedere”, mentre quelli che vedono, incontrando Gesù restano abbagliati fino a rivelarsi ciechi, incapaci di vedere. Questo brano, inoltre, è altamente cristologico, presenta molti titoli attribuiti a Gesù, titoli che ritmano la progressione dalla cecità al vedere, dalle tenebre alla luce, dall’ignoranza alla fede testimoniata. ( E Bianchi )
[Gesù, per guarire il cieco, applica una curiosa cura]: impasta della polvere con la sua saliva e la spalma sugli occhi del cieco. In tal modo ripete il gesto con cui Dio ha creato Adam, il terrestre, plasmandolo dalla polvere del suolo (cf. Gen 2,7). Non è un gesto di magia, ma un gesto umanissimo: l’uomo non vedente si sente toccato da Gesù, sente le sue dita e il fango sui propri occhi, sente di poter mettere fiducia in chi lo ha “visto” e lo ha riconosciuto come una persona nel bisogno. E non appena Gesù gli dice di andarsi a lavare nella piscina adiacente – detta di Siloe, cioè dell’Inviato di Dio –, egli obbedisce, va, poi torna da Gesù capace di vedere….. ( E. Bianchi )
Non lasciamo prenderci troppo dal cieco per non perdere di vista Lui: tutte le altre sono contro figure. Le battute del cieco nato sono rivelazione progressiva del mistero di Gesù. Il cieco è guarito in modo progressivo: attraverso una serie di atti successivi: spalma, lo fa andare, deve tornare.È una progressione per la vista e per la rivelazione del Cristo…( D.G.Dossetti )
L’evangelista San Giovanni sottolinea proprio questa capacità che il cieco ha di camminare, di non fermarsi, di andare fino in fondo nel suo incontro con Gesù. Giovanni è partito da un episodio di guarigione miracolosa e, attraverso una sapiente composizione di scene e di dialoghi, l’ha fatta diventare un paradigma, un esempio, un modello dell’itinerario di fede con cui l’uomo incontra Cristo.
Sullo sfondo di queste scene stanno i farisei. Essi stanno fermi, non cambiano, sanno già tutto di Dio, non si lasciano provocare dai segni misteriosi in cui Dio si manifesta. Essi giudicano Gesù un peccatore perché non corrisponde all’ide che essi si sono fatti di Dio e del suo Messia.
Ma proprio essi che credono di vedere e di sapere tutto finiscono per non vedere la gloria di Dio presente nelle opere di Gesù.
Il cieco invece è pronto a rinnovarsi. La sua trasformazione fisica è assunta e superata nella più profonda trasformazione della fede.
Mosso forse dalla sua indigenza corporea egli avverte altre povertà, cerca qualcosa, cerca Qualcuno.
È pronto a lasciare dietro di sé le concezioni passate per aprirsi ad eventi nuovi.
È pronto anche ad essere schernito, scacciato pur di aderire a quella novità che Dio ha acceso dinanzi agli occhi del suo corpo, ma soprattutto del suo cuore.
Il vangelo disegna un mirabile crescendo. Il cieco dapprima conosce Gesù come un uomo che gli ha fatto del bene; poi lo riconosce come profeta inviato da Dio; infine lo accoglie e lo adora come Cristo e salvatore ( C. Maria Martini )
[L’incontro con il cieco nato è l’incontro tra] Dio e il pitocco, l’escluso, colui che non è integrato.
C’è una specie di corto circuito che ci avvolge.
Questo potrebbe avere un significato storico. Potrei avanzare il sospetto che la storia vada verso questo punto d’incontro fra quel Dio che non è quello ufficiale dei nostri templi, ma il Dio che è sempre in agguato, il Dio dei bivacchi, il Dio che sta fuori, il Dio che Cesare non conosce, il Dio che non è nella piazza né nel palazzo, e tutti coloro che sono, come il cieco nato, immessi in una tribolazione senza confine. ( Ernesto Balducci – da: “Il Vangelo della pace” – vol. 1 )
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