V Domenica di Pasqua – Tutta la vita cristiana è un lavoro di Gesù, dello Spirito Santo per prepararci un posto, prepararci gli occhi per poter vedere.
Nella pienezza del Tempo pasquale, la liturgia continua a guidarci per tradurre nella nostra vita quotidiana i frutti della Pasqua di Risurrezione. E lo fa ponendo dinanzi a noi la storia di fede di singoli credenti (Maria di Magdala, Tommaso, i due discepoli di Emmaus) e della prima comunità cristiana. Lungo questo cammino, due insegnamenti di fondo emergono con nitidezza.
Anzitutto, l’esigenza di passare da una fede esteriore e superficiale a un rapporto personale e profondo con Gesù, che ci permetta di sperimentarlo come compagno di strada lungo le tappe della nostra vita.
Poi, la consapevolezza che coloro (il singolo o la comunità) che hanno detto «sì» a Gesù non sono per questo dispensati dalle difficoltà del cammino: il rapporto con il Signore (l’esperienza religiosa) non è una sorta di “assicurazione contro il rischio”, ma un incontro rigenerante che dà senso e valore alla nostra esistenza.
Ne è esempio l’esperienza della prima comunità cristiana (prima lettura). Non deve stupire il fatto che essa, crescendo e ampliandosi, abbia sperimentato anche dei conflitti interni e delle incomprensioni, magari dovuti a banali motivi concreti. Tutto ciò è stato, infatti, per i primi cristiani motivo di maturazione nella fede e nell’amore reciproco. Ma è anche servito loro per comprendere meglio, passo dopo passo, la volontà di Dio su ciascuno e scoprire i doni con cui il Signore ha arricchito la comunità, per il bene comune. Solo così il popolo di Dio vive e cresce non come un generico e anonimo gruppo di persone, ma come un insieme di «pietre vive», congiunte (strette) a Cristo, «per la costruzione di un edificio spirituale» che è la Chiesa.
Nel percorrere questo itinerario, acquista tutta la sua forza l’esortazione di Gesù ai discepoli (Vangelo): «Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me». Non abbiate paura! Non temete la difficoltà del quotidiano, non abbiate paura se dovete fare i conti con la persecuzione o se vivrete l’esperienza dello scoraggiamento, per limiti vostri e altrui! La strada è tracciata ed è sicura: «Io sono la via, la verità, la vita» dice Gesù. ( N. Galantino )
Queste parole di Gesù sono proprio parole bellissime. In un momento di congedo, Gesù parla ai suoi discepoli proprio dal cuore. Lui sa che i suoi discepoli sono tristi, perché si accorgono che la cosa non va bene. Ecco, allora, che Gesù li incoraggia, li rincuora, li rassicura, propone loro un orizzonte di speranza: Non sia turbato il vostro cuore!
[ … ] E utilizzando la metafora, la figura dell’ingegnere, dell’architetto; dice loro quello che andrà a fare: «Vado a prepararvi un posto, nella casa del Padre mio vi sono molte dimore».
… Cosa significa preparare il posto? …
Preparare il posto significa preparare la nostra possibilità di godere, la nostra possibilità di vedere, di sentire, di capire la bellezza di quello che ci aspetta, di quella patria verso la quale noi camminiamo.
E tutta la vita cristiana è un lavoro di Gesù, dello Spirito Santo per prepararci un posto, prepararci gli occhi per poter vedere.
…Pensiamo a quelli che sono malati di cataratta e devono farsi operare la cataratta: loro vedono, ma dopo l’intervento cosa dicono? «Mai ho pensato che si potesse vedere così, senza occhiali, tanto bene!».
Gli occhi nostri, gli occhi della nostra anima hanno bisogno, hanno necessità di essere preparati per guardare quel volto meraviglioso di Gesù.
Si tratta, allora, di preparare l’udito per poter sentire le cose belle, le parole belle. E principalmente … preparare il cuore per amare, amare di più.
Nel cammino della vita il Signore sempre fa questo: con le prove, con le consolazioni, con le tribolazioni, con le cose buone. Tutto il cammino della vita è un cammino di preparazione.
Alcune volte il Signore deve farlo in fretta, come ha fatto con il buon ladrone: aveva soltanto pochi minuti per prepararlo e l’ha fatto. Ma la normalità della vita è andare così: lasciarsi preparare il cuore, gli occhi, l’udito per arrivare a questa patria. Perché quella è la nostra patria […]
Ma, Padre, io sono andato da un filosofo e mi ha detto che tutti questi pensieri sono una alienazione, che noi siamo alienati, che la vita è questa, il concreto, e di là non si sa cosa sia …. Alcuni la pensano così. Ma Gesù ci dice che non è così e ci dice: «abbiate fede anche in me. Questo che io ti dico è la verità: io non ti truffo, io non ti inganno».
Siamo in cammino verso la patria… dal tempo di Abramo siamo in cammino, con quella promessa della patria definitiva.
Se noi andiamo a leggere il capitolo undicesimo della lettera agli Ebrei troveremo quella bella figura dei nostri antenati, dei nostri padri, che hanno fatto questo cammino verso la patria e la salutavano da lontano. Prepararsi al cielo è incominciare a salutarlo da lontano… questa non è alienazione: questa è la verità, questo è lasciare che Gesù prepari il nostro cuore, i nostri occhi per quella bellezza tanto grande. È il cammino della bellezza.
Anche il cammino del ritorno alla patria […]
Il Signore ci dia questa speranza forte, ci dia anche il coraggio di salutare la patria da lontano.
E infine ci dia l’umiltà di lasciarci preparare, cioè di lasciare il Signore preparare la dimora, la dimora definitiva, nel nostro cuore, nei nostri occhi e nel nostro udito ( dalle Omelie di papa Francesco a Santa Marta, 26 aprile 2013 ; Gv 14,1-6).
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