Omelia Ordinazione Diaconale Paolo Cassaniti e Gioacchino Notaro
A conclusione del mese di maggio, mese dedicato a Maria, la Madre di Gesù, abbiamo la gioia di ordinare diaconi due nostri giovani figli di questa terra: Paolo Cassaniti della Comunità Parrocchiale SS. Pietro e Paolo in Petralia Soprana e Gioacchino Notaro della Comunità Parrocchiale S. Agata V.M. in Montemaggiore Belsito.
Saluto tutti affettuosamente con particolare riguardo alle rispettive comunità di appartenenza dei candidati.
Si unisce alla nostra preghiera il Seminario di Caltanissetta che ha accolto e seguito il nostro Gioacchino negli anni della formazione. Ai formatori esprimo tutta la mia gratitudine.
Gli stessi sentimenti li nutriamo e li manifestiamo per il Seminario di Palermo e i suoi educatori per avere accolto e accompagnato il nostro Paolo che in questo ultimo tratto di cammino è stato affidato alle cure premurose di Mons. Renzo Bonetti, della Diocesi di Verona, per una esperienza di pastorale familiare. Grazie carissimo don Renzo per la paternità e la generosità con cui ha seguito e segue il nostro Paolo. Mi è di grande conforto e mi commuove il sapere che in questo momento a Verona, lì dove lei opera, c’è chi prega in adorazione Eucaristica per i nostri due ordinandi.
La chiamata del Signore alla sua sequela va vissuta sempre come un suo particolare dono e con grande riconoscenza.
Siamo qui dunque per ringraziare il Signore per il dono che fa a questa Chiesa di Cefalù, lodarlo per tutti i benefici che opera in mezzo a noi e consacrare questi giovani al ministero diaconale per mezzo dell’imposizione delle mie mani.
“Non voi avete scelto me ma io ho scelto voi” (cit) così ripete il Signore a quanti ci siamo messi alla sua sequela e al suo servizio.
Questa scelta ha comportato una chiamata e una risposta.
Avete liberamente risposto, carissimi Paolo e Gioacchino: eccomi.
Adesso si tratta di essere coerenti e fedeli alla parola data a Gesù Cristo.
Il ministero del diaconato comporta l’assunzione di impegni per la vita. Non si tratta di elencare cose da fare ma di conformare la propria vita a Cristo servo, povero, casto, obbediente.
“Non sono venuto per essere servito ma per servire” (cit) è il biglietto da visita che ci presenta Gesù.
“Chi tra voi vuole essere il più grande, sia il vostro servo, e chi tra voi vuole essere il primo, sia il vostro schiavo” (cit).
San Paolo nella prima lettura tratta dagli Atti degli Apostoli, parlando agli anziani della Chiesa di Efeso, con toni confidenziali, ci ha manifestato il suo stato d’animo: “Ho servito il Signore con tutta umiltà tra le lacrime e le prove… e non mi sono mai sottratto a ciò che poteva essere utile all’annuncio della Parola di Dio, così non mi sono mai sottratto di annunciarvi tutta la volontà di Dio”.
Carissimi Paolo e Gioacchino, vi assicuro che c’è tanta gioia nell’annunciare il Signore ma l’evangelizzazione non è facile per nessuno, non lo è mai stato né per gli apostoli né per lo stesso Maestro; noi siamo però quello che siamo per la sua misericordia e pertanto non ci scoraggiamo.
Molto bella la lettura riportata dall’Ufficio del Breviario nella memoria di San Carlo Borromeo, il quale ci aiuta a riflettere come vivere la propria vocazione e tra l’altro dice: “Hai il mandato di predicare? Studia ed applicati a quelle cose che sono necessarie per compiere bene questo incarico. Dà sempre il buon esempio e cerca di essere sempre il primo in ogni cosa. Predica prima di tutto con la vita e la santità, perché non succeda che essendo la tua condotta in contraddizione con la tua predica tu perda ogni credibilità… Comprendete, fratelli, – continua s. Carlo – che niente è così necessario a tutte le persone ecclesiastiche quanto la meditazione che precede, accompagna e segue tutte le nostre azioni”.
Non esitate, dunque, ad accogliere il servizio che vi attende assieme alle immancabili tribolazioni. Servite il Signore nella gioia e anche voi a suo tempo, come l’apostolo Paolo, riceverete la corona di gloria riservata a chi si è totalmente speso per il Signore.
Il servizio della Parola, della carità, dei poveri, l’impegno a vivere nel celibato e ad alimentare lo spirito di preghiera, la vicinanza all’altare nel servizio liturgico e dell’Eucarestia, tutto ciò vissuto nell’obbedienza a Cristo e alla Chiesa vi sosterrà nel cammino e vi renderà coraggiosi e sicuri pur nella consapevolezza della vostra fragilità.
San Paolo nella seconda ai Corinzi che abbiamo proclamato, si qualifica servo dei fedeli di Corinto e ci tiene a sottolineare che “noi non predichiamo noi stessi ma Cristo Gesù” e mette in evidenza il contrasto tra la fragilità umana degli apostoli e la potenza di Dio.
Il corpo umano nel pensiero di Paolo è chiamato “vaso di creta” per dire che è fragile e di poco valore ma soprattutto perchè appaia la straordinaria forza del ministero che viene da Dio e non proviene da noi. A noi il compito di custodire questo vaso perchè non venga perduto il tesoro che contiene.
Il Signore non comanda di diventare uccelli a coloro i quali non ha fornito le ali, né di vivere sott’acqua a coloro per i quali ha stabilito una vita terrestre… il Signore non costringe a nessuna impresa che superi la natura. Se il Signore pretende una vita santa è perchè la santità è compatibile con le nostre risorse, è adatta alle forze di coloro ai quali viene chiesta (S. Gregorio di Nissa).
La testimonianza che il rettore del nostro Seminario ha dato di voi ci conforta e ci invita a chiedere al Signore il dono di nuove vocazioni per la nostra Chiesa. Grazie, carissimo don Alessio per l’impegno profuso, insieme alla comunità educante, per questi nostri cari seminaristi.
Il Vangelo di Giovanni ci ha presentato la così detta “preghiera sacerdotale” di Gesù. In questa preghiera ricca di confidenza e di amore, Gesù si presenta in atteggiamento di sacerdote come a intercedere per i suoi, nel momento in cui sta per lasciarli soli nel mondo.
I discepoli sono stati separati dal mondo perchè come il loro maestro, non sono del mondo, pur essendo nel mondo.
Gesù prega per i suoi perchè dovranno iniziare nel mondo la diffusione del suo messaggio tra contrarietà e persecuzioni; è necessario dunque che essi si conservino nella verità che il maestro ha loro rivelato e vivano nell’unità.
È l’augurio che vi faccio, carissimi Paolo e Gioacchino: che vi conserviate nella verità e viviate nell’unità, nella comunione cioè con Dio e con la Chiesa.
Domani è la festa della Visitazione di Maria; come Lei che in fretta si mise in cammino verso la cugina Elisabetta, anche noi sul suo esempio vogliamo metterci a servizio di quanti attendono il nostro aiuto e la nostra vicinanza per annunciare a tutti le grandi cose che Dio ha compiuto per noi.
A Lei vi affido perchè vi protegga e vi sostenga in questo nuovo ministero.
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