XXV Domenica dxel T.O. – La ricompensa di DIO: il suo Cristo dato a tutti gratuitamente.
Continua la catechesi che da qualche domenica la liturgia della Parola ci propone per presentarci un’immagine corretta di Dio, che ci aiuti ad avere con lui un rapporto più profondo e rigenerante. …
«Cercate il Signore…», ci viene detto oggi! Perché incontrando Dio, sperimentiamo che «le sue vie non sono le nostre vie…». Mettiamoci alla ricerca del suo volto autentico e dei suoi pensieri, senza cercare di rinchiuderlo dentro i nostri schemi tanto rassicuranti quanto ipocriti! ( N. Galantino )
Nell’odierna pagina evangelica troviamo la parabola dei lavoratori chiamati a giornata, che Gesù racconta per comunicare due aspetti del Regno di Dio: il primo, che Dio vuole chiamare tutti a lavorare per il suo Regno; il secondo, che alla fine vuole dare a tutti la stessa ricompensa, cioè la salvezza, la vita eterna. ( Papa Francesco )
….. Quando Dio dice che la sua giustizia non è la nostra giustizia non intende squalificare la nostra giustizia come esigenza, come bisogno interiore, ma vuole risospingerci sulle nostre giustizie, quelle che abbiamo realizzato, perché ne scopriamo l’iniquità, la loro ingiustizia. E come quando un professore di scuola fa il suo scrutinio di fine anno e mette i suoi otto, i nove, i dieci, i quattro, e i tre e se ne va a casa tranquillo, sicuro di aver fatto il suo dovere. Gli resterebbe da fare il più, di capire cioè perché il meno capace è rimasto emarginato, che cosa c’è nella impotenza di un bambino …. [ Ernesto Balducci – da : “Il Vangelo della pace” – vol. 1]
La giustizia umana è dare a ciascuno il suo, quella di Dio è dare a ciascuno il meglio. L’uomo ragiona per equivalenza, Dio per eccedenza . (Card. Martini).
…. Questa parabola è un canto all’amore di Dio che … non va mai meritato, ma accolto con gioia come dono e come amore riversato su tutti noi, tutti fratelli, e per Dio tutti figli amati con uguale intensità. ( E. Bianchi )
Quanto questa parabola sia scandalosa lo possiamo misurare anche leggendo una parabola rabbinica, ispirata con buona probabilità alla nostra:
Un re, che aveva ingaggiato molti operai, venne a controllare il lavoro che svolgevano. Notò che uno di loro era più abile e svelto di tutti gli altri; gli chiese allora di accompagnarlo in una passeggiata che durò tutto il resto della giornata. Alla sera gli diede un compenso uguale a quello degli altri che erano rimasti a lavorare. Questi allora protestarono: “Noi abbiamo lavorato duro tutto il giorno e costui, che ha lavorato soltanto due ore, ha ricevuto il nostro stesso salario. Non è giusto!”. Rispose allora il re: “Costui ha fatto più lavoro in due ore che voi in un giorno intero” (Talmud di Gerusalemme, Berakhot 2,3).
Il contrasto con la parabola evangelica non potrebbe essere più netto: qui vi è una logica meritocratica, mentre Gesù parla di gratuità, di una misericordia che non va meritata, ma accolta con gioia come dono e come amore riversato su tutti noi, tutti fratelli e sorelle, tutti figli e figlie amati da Dio. Di fronte a questo amore non ci sono privilegi da vantare! ( E. Bianchi )
«Mi ha colpito la parola accordarsi. Mi pare che questo nel senso più immediato introduca il concetto di alleanza. L’alleanza chiesta al popolo è di servirlo. In questa parabola sembra non esserci Cristo.
Questo mi ha fatto pensare che Cristo sia il denaro: il senso più avanzato della parabola sia questo: il Padre promette fin dal mattino il suo Cristo e poi lo dà a tutti. Non può dare di più ai primi perché quello che dà è tutto, il suo Cristo: agli uni lo dà come frutto dell’alleanza, agli altri lo dà senza alleanza gratuitamente. La dottrina delle” non opere“ si vede in questa luce.
La conclusione mi sembra molto bella: non solo appare che Dio dona la ricompensa ma qual è questa ricompensa, il suo Cristo, dato a tutti (sia a quelli del patto che agli altri) gratuitamente. Ciò che è oggetto dell’alleanza che viene dato a Israele e alle Genti – cioè a tutti – è questo denaro che è dato a tutti. Adesso è venuto il momento in cui il denaro non è solo di qualcuno ma di tutti. Viene da questo una grande spinta dolce a dimenticare tutto e a guardare questo fatto, messo dentro all’umanità che rimane ancora nelle sue categorie, ma la riconferma è unica. Noi che siamo servi del Signore dobbiamo esultare per aver ricevuto il danaro e non avere pace finché non sia dato a tutti, agli operai dell’alba come quelli dell’ultima ora, e a tutti i popoli» (d. G. Dossetti, omelia, Gerico 24.9.1972).
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