XXX Domenica del T.O. – Dio, che è Amore, ci ha creati per renderci partecipi della sua vita, per essere amati da Lui e per amarlo, e per amare con Lui tutte le altre persone. Questo è il “sogno” di Dio per l’uomo.
Tutta la liturgia di questa XXX Domenica del T.O è incentrata sull’amore di Dio e del prossimo.
Nella prima lettura ( Es. 22,20-26 ) è sottolineato come come non si possa stare nell’Alleanza con il Signore e, contemporaneamente, maltrattare quelli che godono della sua protezione, come la vedova, l’orfano e lo straniero .
Nel brano del vangelo di oggi, Gesù, rispondendo a quanti erano andati per metterlo alla prova, vuole anche aiutarli a mettere ordine nella loro religiosità, a ristabilire ciò che veramente conta e ciò che è meno importante: «Da questi due comandamenti dipende tutta la legge e i profeti». ( N. Galantino )
E Gesù apre un dibattito serrato con i rappresentanti gerarchici del giudaismo ufficiale. Il punto di partenza è una questione che agitava il mondo giudaico, ossia la gerarchia di importanza dei precetti presenti nella Torah, la legge biblica.
Con l’innato desiderio di classificazione tipico del giurista, i dottori della legge avevano estratto dalla Bibbia ben 613 precetti (365 tanti quanti i giorni dell’anno solare e 248 tanti quante si ritenevano fossero le ossa del corpo umano), sulla cui gerarchia di valore e d’importanza i circoli professionali dei teologi discutevano aspramente e spesso pedantemente.
Gesù sembrerebbe accodarsi a questa impostazione offrendo la sua ipotesi di soluzione con i due precetti primari nell’intera lista, cioè «Amerai il Signore tuo Dio» (Deuteronomio 6,5) e «Amerai il prossimo come te stesso» (Levitico 19,18). …
In realtà l’atteggiamento di Gesù è radicalmente diverso a livello di metodo e scardina ogni forma di legalismo. Infatti egli non vuole presentare due precetti fondamentali da eseguire per poi mettersi in pace con Dio. Vuole piuttosto offrire la prospettiva di fondo con cui vivere l’intera Legge; non vuole imporre un contenuto particolare pur nobile ma suggerire un’attitudine generale costante; vuole indicare un’atmosfera in cui ogni gesto e ogni risposta umana e religiosa siano collocati; non propone uno schema o una scala di valori ma l’impostazione per vivere tutti i valori e l’intera esistenza.( G. Ravasi )
La discontinuità nella continuità Gesù la pone proprio qui, mettendo assieme questi due comandamenti e affermando che «da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti».
Con l’atteggiamento di fondo dell’amore tutti gli impegni, anche i più piccoli e quotidiani, diventano importanti perché esprimono l’amore permanente e totale che si ha nel cuore…
Questo amore ha due volti: il primo è rivolto verso Dio, il secondo verso l’uomo. Amore divino e amore umano non si oppongono ma si incrociano e si vivificano reciprocamente; ogni ingenua contrapposizione tra vita attiva e vita contemplativa deve cadere. L’uomo ritrova nell’amore la sua unità. L’amore per Dio e per il fratello …conclude Gesù, è l’architrave, l’anima, la chiave di volta da cui «dipende (letteralmente “è sospesa”) tutta la Legge e i Profeti». ( G. Ravasi)
Questo vangelo dovrebbe risuonare ai nostri orecchi non come un testo conosciuto e talmente ripetuto che supponiamo di averlo capito una volta per sempre, ma dovrebbe essere un’occasione per esaminare ogni giorno la nostra capacità di amare Dio e il prossimo. “Tu amerai”: in questa espressione sta tutta la nostra vocazione, tutto ciò che quotidianamente possiamo e dobbiamo cercare di vivere. “Tu amerai”… Per questo Agostino può commentare: “L’amore di Dio è primo nell’ordine dei precetti, l’amore del prossimo è primo nell’ordine della prassi … Amando il prossimo rendi puro il tuo sguardo per poter vedere Dio” (Commento al vangelo secondo Giovanni 17,8). ( E. Bianchi )
Ama il prossimo tuo come te stesso si traduce con una sola parola: Comunione. E comunione non significa tregua santa, patto di non belligeranza, neutralità disarmata, armistizio temporaneo, federazione provvisoria, ma impegnarsi in prima persona, senza delegare troppo facilmente gli altri; sacrificarsi, perché vadano avanti i progetti migliori, senza guardare l’architetto che li ha concepiti, riconoscere e apprezzare e incoraggiare quello che di buono fanno anche gli avversari, senza lacerarsi in mille diatribe e vanificare gli sforzi con sottigliezze bizantine; rinunciare al vuoto di tante sterili discussioni per privilegiare la concretezza dei fatti e la rapidità delle decisioni.
Comunione significa collaborare, interessarsi della cosa pubblica, chiedere conto, non lasciar fare ai più furbi, ma anche significa non circondare tutto di sospetti, di reticenze, di malignità reciproche, di vicendevoli avvilenti squalifiche.
Cari fratelli, amare il prossimo per noi, oggi, non significa solo fare la carità, aiutare gli handicappati, venire incontro agli anziani, visitare gli ammalati… significa anche questo, eccome! Ma c’è un versante sociale, una traduzione comunitaria di questo comandamento che ci impegna tutti, urgentemente, perché si esca dal nostro immobilismo che paralizza la vita pubblica, che avvilisce il nome della nostra città, danneggia i poveri, gli ultimi, quelli che non hanno voce, quelli che non hanno lavoro, quelli che non hanno speranze e diventano i capri espiatori della nostra inettitudine sociale. [+ don Tonino, Vescovo – 31 Ottobre 1982, Chiesa Cattedrale di Alessano (Le)]
L’amore di sua natura tende all’infinito e Cristo lo spinge fino alla vetta superiore e irraggiungibile, quella di Dio. Non si può, perciò, essere mai contenti del proprio amore, esso è sempre in crescita, dev’essere sempre nuovo. … Chi ama è pronto a donare tutto, la sua stessa vita per la persona amata, senza falsi e rimbombanti eroismi, ma nel silenzio e nella gioia. L’amore tra due persone che si amano è sincero e caloroso, trasparente e intimo. «Vi ho chiamati amici», dice Gesù, «perché tutto ciò che ho udito dal Padre l’ho fatto conoscere a voi». L’amore è rivelazione di ogni segreto, è affidamento del proprio io alle mani di un’altra persona che a sua volta si consegna liberamente all’altra.
Ancora l’Amore è gratuito, una scintilla accesa da Dio nel cuore dell’uomo: «Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi». Lo scrittore francese Julien Green affermava: «Amare, sino a morirne, qualcuno di cui non si sono mai viste le sembianze né intesa la voce, è tutto il cristianesimo». Un altro valore dell’Amore è la sua capacità di dare frutto, di generare, di creare: «Andate e portate frutto e che il vostro frutto rimanga». Infine totalità, intimità, grazia e creatività: questi sono i cinque volti dell’amore che Gesù, nell’ultima sera della sua vita terrena, ci rivela e ci lascia come testamento. «Vi ho dato l’esempio, perché come ho fatto io, facciate anche voi». ( G. Ravasi )
Quello che Gesù propone in questa pagina evangelica è un ideale stupendo, che corrisponde al desiderio più autentico del nostro cuore. Infatti, noi siamo stati creati per amare ed essere amati. Dio, che è Amore, ci ha creati per renderci partecipi della sua vita, per essere amati da Lui e per amarlo, e per amare con Lui tutte le altre persone. Questo è il “sogno” di Dio per l’uomo. E per realizzarlo abbiamo bisogno della sua grazia, abbiamo bisogno di ricevere in noi la capacità di amare che proviene da Dio stesso. Gesù si offre a noi nell’Eucaristia proprio per questo. In essa noi riceviamo Gesù nell’espressione massima del suo amore, quando Egli ha offerto sé stesso al Padre per la nostra salvezza. ( Papa Francesco – Angelus 29 Ottobre 2017 )
Lascia un commento