III Domenica del T.O. – La vocazione è un’avventura piena di grandezza ma anche di miseria
San Marco, nel vangelo di oggi, sottolinea che Gesù cominciò a predicare «dopo che Giovanni [il Battista] fu arrestato» (1,14) . Proprio nel momento in cui la voce profetica del Battezzatore, che annunciava la venuta del Regno di Dio, viene messa a tacere da Erode, Gesù inizia a percorrere le strade della sua terra per portare a tutti, specialmente ai poveri, «il Vangelo di Dio» .
L’annuncio di Gesù è simile a quello di Giovanni, con la differenza sostanziale che Gesù non indica più un altro che deve venire: Gesù è Lui stesso il compimento delle promesse; è Lui stesso la “buona notizia” da credere, da accogliere e da comunicare agli uomini e alle donne di tutti i tempi, affinché anch’essi affidino a Lui la loro esistenza. ( Papa Francesco ).
Gesù inizia a proclamare la buona notizia, il Vangelo di Dio, nella consapevolezza che il tempo della preparazione, per Israele tempo dell’attesa dei profeti, che il tempo della pazienza di Dio ha raggiunto il suo compimento, come il tempo di una donna gravida. ( E Bianchi )
( E appunto ) “Il tempo è compiuto” in greco vuol dire: il tempo è gravido, è pieno.
I cristiani sanno che il tempo è carico di opere di Dio, niente è banale, tutto è nelle mani del Signore. Dai momenti di consolazione fino alle tribolazioni, tutto è denso di Provvidenza. La vita non è mai una struttura vuota. Mai credere al nulla. Anche la tomba sarà un luogo di partenza e non buio vuoto terminale. ( F. Rosini )
Alla fine della gravidanza c’è il parto, … c’è l’inizio di un tempo nuovo in cui è possibile far regnare Dio nella propria vita; affinché questo avvenga occorre convertirsi, ritornare a Dio .. ( E Bianchi ).
“Convertitevi”, alla lettera significa “andare oltre la propria mentalità”; superare il proprio centro logico.
La conversione è una sfida essenziale per il cuore e l’intelligenza.
La conversione non è una realtà occasionale, è una chiamata continua. I nostri cuori e le nostre menti hanno bisogno di essere vivaci e flessibili, e non rigidi. … senza flessibilità e apertura, la vita diventa un bunker da difendere.
Anche noi abbiamo bisogno di malleabilità e flessibilità, pur nella fedeltà alla verità.
Il punto è che la vita ha un ritmo. Entrare in questo ritmo e fare le cose giuste al momento opportuno è l’arte di campare. Quando Pietro, Andrea, Giacomo e Giovanni sono chiamati da Gesù, lasciano immediatamente le reti, il padre, tutto.
È vero che le cose di Dio – come ogni altra cosa – vanno fatte in modo equilibrato. Ma quando è chiaro che il tempo è vicino e Dio sta chiamando, allora non è saggio aspettare un solo secondo.
Questa non è fretta. Questo è il coraggio di credere alla bellezza: «Credete al Vangelo». …Credere che Dio voglia bene proprio a noi. ( Fabio Rosini )
Accolta la chiamata del Signore si rinasce a vita nuova, con un ricominciare. E ogni nascita richiede una buona separazione: solo chi ha fatto una buona separazione, infatti, sarà capace di dare vita a una nuova unione, con Cristo e con la comunità dei fratelli e delle sorelle.
Attenzione però: la vocazione è un’avventura piena di grandezza ma anche di miseria! Per comprenderlo, è sufficiente seguire nei vangeli la vicenda di questi primi quattro chiamati.
Il primo, Pietro, sul quale Gesù aveva riposto molta fiducia, vivendo vicino a lui spesso non capisce nulla di lui (cf. Mc 8,32; Mt 16,22), al punto che Gesù è costretto a chiamarlo “Satana” (Mc 8,33; Mt 16,23); a volte è distante da Gesù fino a contraddirlo (cf. Gv 13,8); a volte lo abbandona per dormire (cf. Mc 14,37-41 e par.); e infine lo rinnega, dice di conoscere se stesso e di non avere mai conosciuto Gesù (cf. Mc 14,66-72 e par.; Gv 18,17.25-27).
Andrea, Giacomo e Giovanni in molte situazioni non capiscono Gesù, lo fraintendono e non conoscono il suo cuore.
I due figli di Zebedeo, in particolare, sono rimproverati aspramente da Gesù quando invocano un fuoco dal cielo per punire chi non li ha accolti (cf. Lc 9,54-55); e sempre essi, al Getsemani, dormono insieme a Pietro. Ma c’è di più, e Marco lo sottolinea in modo implacabile, con un contrasto che non potrebbe essere più netto: coloro che qui, “abbandonato tutto seguirono Gesù”, nell’ora della passione, “abbandonato Gesù, fuggirono tutti” (Mc 14,50)…
Povera sequela! … Non abbiamo davvero molto di cui vantarci… Dobbiamo solo invocare da parte di Dio tanta misericordia e ringraziarlo perché, nonostante tutto, stiamo ancora dietro a Gesù e tentiamo ancora, giorno dopo giorno, di vivere con lui. E non dimentichiamolo: la promessa di Gesù è più forte delle nostre infedeltà, delle infedeltà dei suoi discepoli. Ecco perché essi, dopo l’alba di Pasqua, saranno ancora pescatori di uomini e annunciatori del Regno, capaci di trasmettere a tutti la buona notizia. Chi infatti ha ascoltato la buona notizia e vi ha aderito con tutta la propria vita, sarà sempre capace – nonostante sé! – di annunciare agli altri il Vangelo del Regno che viene e che, in Gesù risorto, si fa vicino a tutti e a ciascuno. ( Enzo Bianchi )
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