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XXII Domenica del T.O. – Ciò che rende impuro l’uomo viene dal suo interno e si manifesta nel suo comportamento.

Nella prima lettura viene sottolineato come l’integrità della Parola di Dio fa in modo che essa non si amalgami con quanto ad essa si vuole aggiungere o da essa togliere.

Essa resta integra e diventa principio di giudizio per tutti coloro che la vogliono manipolare.

Il luogo dove la Parola appare davvero di Dio è il Cristo crocifisso.

Noi quindi percepiamo la purezza della Parola solo quando ci relazioniamo a Lui, il crocifisso che è risorto. Questa purezza della parola di Dio la si coglie nella pagina evangelica, là dove il Signore non contesta la tradizione degli antichi ma quanto in essa annulla la Parola di Dio.   (d. G. Dossetti, appunti di omelia).

Nella lettera di Giacomo è detto: «Ogni dono discende dal Padre della luce, nel quale non c’è variazione né ombra di cambiamento». Questo Padre della luce è un Padre che distribuisce la luce a tutta la creazione. Non si occupa solo di quelli che si chiamano cattolici ma di tutte le creature e diffonde la luce in ogni uomo che è in questo mondo.  La coscienza è un dono per tutti . Essa è  il  il luogo in cui l’invisibile Dio si fa visibile dentro di noi  seminando la sua Parola .. che apre le coscienze a prospettive consapevoli  …  con l’imperativo di “Soccorrere gli orfani e le vedove e conservarsi puri da questo mondo” … Farsi aperti al bisogno umano è la manifestazione per eccellenza di questa parola.  ( E. Balducci )

Come accennato nel vangelo viene celebrata la purezza della Parola .

Di fronte a coloro che operano per manipolarla la critica di Gesù si fa aspra e radicale: “Annullate la parola di Dio con la tradizione che avete tramandato voi(Mc 7,13). .. Proprio per questo il discernimento si fa urgente anche da parte del cristiano, e tale operazione si compie innanzitutto passando ogni osservanza e ogni prescrizione al vaglio del Vangelo…

Gesù non ha mai contraddetto la Legge e le sue esigenze sulla volontà di Dio, anzi è sempre risalito all’intenzione del Legislatore, di Dio stesso, e chiede ciò che egli stesso ha operato: il discernimento. La moltiplicazione dei precetti, infatti, accresce la possibilità di non osservarli, aumentando le occasioni di ipocrisia. …. 

Dopo aver indicato alcuni casi di contraddizione alla legge di Dio compiuti in nome dell’osservanza di precetti umani (cf. Mc 7,10-13), Gesù torna a rivolgersi alla folla chiamata attorno a sé e dice solennemente con autorità e con parole brevi e apodittiche: “Ascoltatemi tutti e comprendete in profondità! ..Non c’è nulla di esterno all’uomo che, entrando in lui, possa renderlo impuro. Sono invece le cose che escono dall’uomo a renderlo impuro”.

Non c’è niente che possa rendere impuro il discepolo tra le realtà che sono fuori del suo corpo: né il cibo, né il contatto, né le relazioni. Ciò che invece rende impuro l’uomo viene dal suo interno e si manifesta nel suo comportamento.

Per Gesù, come per tutte le Scritture, “il male, il peccato è accovacciato alla porta” (cf. Gen 4,7) del cuore di ogni uomo e dal cuore è generato fino a manifestarsi nei sentimenti, nelle parole e nelle azioni.

Il male, l’impurità non sta nelle realtà terrene ma sta in noi, là dove noi affermiamo solo noi stessi e non riconosciamo gli altri.

Tenendo  conto del fatto che l’intera controversia nasce da una questione relativa alla tavola, si può trarre dall’intero ragionamento di Gesù un importante monito: non possiamo escludere nessuno dalla tavola e, se lo faremo, saremo esclusi noi dalla tavola del Regno! Quanto poi alla tavola eucaristica, non ne è escluso chi è peccatore, si ritiene tale e porge umilmente la mano come un mendicante verso il corpo del Signore, mentre ne dovrebbe essere escluso chi non sa discernere il corpo di Cristo (cf. 1Cor 11,29) nel fratello e nella sorella, nel povero, nel peccatore, nell’ultimo, nel senza dignità. ( E. Bianchi)

 

 

 

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