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Storico accordo Chiesa Cattolica Cina

Laikos

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La Santa Sede e la Cina hanno siglato uno storico accordo provvisorio sulla nomina dei vescovi.

Non si tratta della conclusione di un processo,avviato  con molta discrezione da anni,  ma del suo reale avvio che dovrà essere implementato anche attraverso strumenti di verifica e di miglioramento del testo.

 Ricordiamo che il 14 agosto 2014 sul volo Alitalia che portava papa Francesco in Corea per la prima volta è stato permesso a un Pontefice di solcarne i cieli.

     Sorvolando lo spazio aero cinese , nel telegramma inviato al presidente Xi Jinping, Francesco , molto emozionato,scriveva: «Entrando nello spazio aereo cinese, estendo i migliori auguri a Sua Eccellenza e ai suoi cittadini, e invoco le benedizioni divine di pace e benessere sulla nazione».  Messaggio analogo nel sorvolo di ritorno e nel successivo volo di rientro,il 18 Gennaio 2015, dopo il viaggio nelle Filippine. Di ritorno così dichiarava durante l’incontro con i giornalisti: “«Se io ho voglia di andare in Cina? Ma sicuro: domani! Eh, sì. Noi rispettiamo il popolo cinese; soltanto, la Chiesa chiede libertà per la sua missione, per il suo lavoro; nessun’altra condizione. Poi, non bisogna dimenticare quel documento fondamentale per il problema cinese che è stata la Lettera inviata ai Cinesi da papa Benedetto XVI. Quella Lettera oggi è attuale, ha attualità. Rileggerla fa bene. E sempre la Santa Sede è aperta ai contatti: sempre, perché ha una vera stima per il popolo cinese».

Nei successivi viaggi nel Medio Oriente come in quello in Myanmar e Bangladesh mai Francseco ha nascosto il desiderio di un eventuale vicina in Cina.

    La storia dei rapporti tra la Chiesa cattolica e la Cina sono molto complessi.  L’arrivo dei primi missionari gesuiti avvenne nel 1582, durante la dinastia Ming: Matteo Ricci e i suoi compagni operarono fino all’inizio della dinastia Qing (1644), prima della Controversia dei riti, che portò l’imperatore cinese a bandire il cristianesimo per un centinaio d’anni.

Spostandoci vicini al nostro trempo nel 1922 Pio XI nomina e invia mons. Celso Costantini come primo Delegato apostolico in Cina e celebra nel 1924 il Concilio di Shanghai, preparando le prime ordinazioni di sei vescovi cinesi, che saranno compiute a Roma nel 1926. Pio XII nel 1946, crea il primo cardinale cinese, il verbita Thomas Tien Ken-sin. Nel 1946 viene anche creata la gerarchia episcopale in Cina, la cui struttura è quella tuttora indicata nell’Annuario Pontificio: 20 arcidiocesi, 85 diocesi, 34 prefetture apostoliche.

     Nel 1949 Mao Zedong prende il potere e nasce  la Repubblica popolare cinese. Nel gennaio del 1951 viene costituito l’Ufficio affari religiosi.  A partire dalla metà degli anni 50 cominciano le espulsioni dei missionari cattolici stranieri.  Successivamente, nel 1957 via fondata l’«Associazione patriottica dei cattolici cinesi». Iniziano le prime ordinazioni episcopali senza mandato pontificio. Nel contesto della Rivoluzione culturale, avviata da Mao, nel 1966 viene proibita  di ogni attività religiosa, vengono chiusi  tutti i luoghi di culto e posto il divieto di pratica religiosa.

  Solo nel 1979 con Papa Giovanni Paolo II e Deng Xiaoping iniziano i primi timidi segnali di apertura religiosa.

Dopo la fine della Rivoluzione culturale, molti vescovi «patriottici» hanno chiesto, per canali riservati,  il riconoscimento da Roma e lo hanno avuto. Nel gennaio 2007 un Comunicato della Commissione sulla Cina annunzia che  «quasi tutti i vescovi e sacerdoti sono in comunione con Roma».

      Come si può notare il dialogo tra Cina e Santa Sede da circa 30 anni non si è mai interrotto. L’accelerazione che si è avuta con Francesco è una tappa importante di un cammino fatto di passi molto ponderati da entrambe le parti.

Ripercorrendo queste tappe nasce spontanea la domanda se è accettabile cedere l’autorità per ordinare i vescovi al governo cinese.

L’accordo tra Cina e Santa Sede è di carattere radicalmente ed essenzialmente pastorale. L’obiettivo è di far sì che la Chiesa possa meglio predicare il Vangelo senza perdersi troppo in conflittualità interne che possono essere superate con la buona volontà di tutti.

Il cammino intrapreso è delicato perché non si può dimenticare il rapporto tra occidente e Cina che è stato profondamente segnato dal colonialismo e dall’imperialismo occidentale. È allora necessario camminare a piccoli passi per costruire un rapporto di fiducia, di amicizia tra Cina e Santa Sede.

La riconciliazione e il dialogo, fondato su una fiducia capace di superare gli ostacoli e gli errori, sono una forma profonda di «conversione» a cui tutti siamo chiamati.

Tra le problematiche che si affacceranno la ridefinizione delle relazioni col partito comunista e la sua ideologia, le tensioni tra la chiesa patriottica e quella nascosta, l’incarnarsi nella cultura cinese, la disponibilità del mondo cattolico a pensare alla luce della grande filosofia e saggezza cinese per far germogliare una chiesa pienamente cinese e pienamente cattolica.

L’accordo appena concluso, dunque, non è  un punto di arrivo, ma di partenza: come ha dichiarato il Card. Parolin nel comunicarlo:  «Con onestà e realismo, la Chiesa non chiede altro che professare la propria fede con più serenità, chiudendo definitivamente un lungo periodo di contrapposizioni, per aprire spazi di maggiore fiducia e offrire il positivo contributo dei cattolici al bene dell’intera società cinese».

 

 

 

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