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IV DOMENICA DEL T.O. – Persecuzione e sconfitta non possono arrestare il cammino e la fecondità della azione profetica di Gesù

Nella PRIMA LETTURA è puntualizzato come la Parola e l’incontro con essa sono assoluta iniziativa di Dio; se Lui non parla … tutto tace. L’elezione di Dio, cioè la decisione divina di visitarci e di investirci con la sua Parola,  “precede” i nostri tempi, cioè precede ogni nostra possibilità di previsione, preparazione, addirittura precede la nostra stessa esistenza. Quello che il Signore chiede a Geremia e a ciascuno di noi: non un’opera qualsiasi, ma la “Sua” stessa opera.

Parlare in nome  del  Signore   significa essere  attenti  ad esprimere esattamente quello che il Signore dice, senza aggiungere o togliere nulla per rispetto umano o per paura di reazioni nei nostri confronti.

Nella SECONDA LETTURA  «..sono orientato a pensare che la carità sia Dio stesso donato a noi nella persona di Gesù con la potenza dello Spirito che abita nei nostri cuori. … La carità è la suprema rivelazione di Dio.  Quindici i verbi per parlare della carità  otto in negativo e sette in positivo, che dicono non solo e non tanto le azioni della carità, quanto le sue “intenzioni” profonde. . Ho pensato ai verbi preceduti dal “non” come tutto quello che in Gesù e nella sua Croce “muore”; e agli altri verbi, in positivo, guardando la sua risurrezione e la vita nuova che Egli dona all’umanità, come quelli che ci svelano e donano il volto e la sostanza della vita cristiana.» ( Tratto da G. Nicolini )

Il brano del VANGELO   di oggi (cfr Lc 4,21-30) è la prosecuzione di quel racconto e ci mostra lo stupore dei suoi concittadini nel vedere che uno del loro paese, «il figlio di Giuseppe» (v. 22), pretende di essere il Cristo, l’inviato del Padre.  Essi ritengono che, essendo Lui uno di loro, debba dimostrare questa sua strana “pretesa” facendo dei miracoli lì, a Nazaret, come ha fatto nei paesi vicini (cfr v. 23).

Ma Gesù non vuole e non può accettare questa logica, perché non corrisponde al piano di Dio: Dio vuole la fede, loro vogliono i miracoli, i segni; Dio vuole salvare tutti, e loro vogliono un Messia a proprio vantaggio.

E per spiegare la logica di Dio, Gesù porta l’esempio di due grandi profeti antichi: Elia ed Eliseo, che Dio aveva mandato a guarire e salvare persone non ebree, di altri popoli, ma che si erano fidate della sua parola.  Di fronte a questo invito ad aprire i loro cuori alla gratuità e alla universalità della salvezza, i cittadini di Nazaret si ribellano, e addirittura assumono un atteggiamento aggressivo, che degenera al punto che «si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero sul ciglio del monte […], per gettarlo giù» (v. 29). L’ammirazione del primo istante si è mutata in un’aggressione, una ribellione contro di Lui.

[…] Gesù, nel vivere la missione affidatagli dal Padre, sa bene che deve affrontare la fatica, il rifiuto, la persecuzione e la sconfitta, che non arrestano il cammino e la fecondità della sua azione profetica. Egli va avanti per la sua strada (cfr v. 30), confidando nell’amore del Padre.  Anche oggi, il mondo ha bisogno di vedere nei discepoli del Signore dei profeti… Persone che seguono la “spinta” dello Spirito Santo, che le manda ad annunciare speranza e salvezza ai poveri e agli esclusi; persone che seguono la logica della fede e non del miracolismo; persone dedicate al servizio di tutti, senza privilegi ed esclusioni. ( Papa Francesco )

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