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V Domenica del T.O. – Gesù ci libera dalla delusione e dallo scoraggiamento e ci apre a diventare testimoni della sua parola.

Nella PRIMA LETTURA risuona l’espressione “Io vidi il Signore”!

[…]  Il profeta è inevitabilmente e radicalmente “confrontato” con tale gloria divina, che rivela ed evidenzia l’abisso che lo separa da Dio: egli è infatti “uomo dalle labbra impure” che vive “in mezzo ad un popolo dalle labbra impure”!!

[..] La creatura umana di per sé non è avvicinabile a Dio!

[…] Il profeta interpreta nella sua stessa persona l’incommensurabile distanza e diversità della creatura umana rispetto a Dio! […]      Ma quel carbone ardente  portato al profeta da uno dei serafini dice l’evento mirabile dell’amante compassione di Dio che si piega sulla creatura umana e la purifica e la salva! Nessuno “si salva”! Solo l’amore di Dio salva la creatura umana! (G. Nicolini)

 

Nella SECONDA LETTURA  la puntualizzazione che l’annuncio deve essere considerato, come è, dono di Dio, evento di salvezza, e quindi prodigio!

Non si tratta di un semplice “notiziario” o di una lezione, ma dell’avvenimento nel quale Dio si consegna e si dona all’umanità.

Ognuno di noi può e deve ripensare così la storia che lo ha condotto al Vangelo, alla “Buona Notizia” di Gesù. A conferma di questo, ecco la bella affermazione di Paolo: “A voi infatti, ho trasmesso, anzitutto, quello che ho ricevuto”.

Tutte le “Scritture” sono illuminate e pienamente “svelate” dalla Pasqua del Signore, e la Pasqua del Signore è pienamente illuminata e svelata dalle Scritture profetiche e dalle parole dei Vangeli e degli scritti degli Apostoli. Paolo da una  parte si considera “l’ultimo”, … il “non degno di essere chiamato apostolo” evidenziando la “grazia di Dio”, il dono del Signore, che è capace di “far risorgere” ogni vicenda, anche la più drammatica e sbagliata,ma afferma di aver faticato più degli altri Apostoli, … con i quali è in comunione profonda .. (G. Nicolini)

 

Nel brano del VANGELO   Gesù  ha  appena terminato di parlare alla folla che chiede a Simone di “prendere il largo” … cioè di abbandonare con coraggio e speranza le acque quiete dell’insenatura per inoltrarsi in mare aperto – e di gettare le reti in mare.

Il risultato è immediato, sbalorditivo! .. Il successo della pesca appare come un segno che stupisce Simone:  nel suo cuore si manifesta  la rivelazione che Gesù è il Kýrios, il Signore, mentre egli è solo un uomo, un peccatore, indegno di tale relazione con chi è divino.

È la stessa reazione di Isaia .. nella prima lettura.

Anche  i suoi compagni, di cui ora Luca svela i nomi: Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedeo sono pieni di stupore e tremore .  Si intravede già quel gruppetto di tre che saranno i più vicini a Gesù: discepoli amati, non prediletti, non amati più degli altri, perché l’amore, quando è vivo ed è in azione, non è mai uguale nel manifestarsi. ( E Bianchi )

Il miracolo più grande compiuto da Gesù per Simone e gli altri pescatori delusi e stanchi, non è tanto la rete piena di pesci, quanto l’averli aiutati a non cadere vittime della delusione e dello scoraggiamento di fronte alle sconfitte. Li ha aperti a diventare annunciatori e testimoni della sua parola e del regno di Dio. E la risposta dei discepoli è stata pronta e totale: «Tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono» ( Papa Francesco )

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