VI Domenica del T.O. – E’ benedetto l’uomo che confida nel Signore .. che abbandona l’effimero.. che si fa povero con i poveri
Il brano della PRIMA LETTURA fa parte di una pericope più ampia (5-10) che contrappone le due situazioni dell’uomo benedetto e di quello che è maledetto.
Al v 5 è lapidaria la dichiarazione che fonte di maledizione è la fiducia dell’uomo nell’uomo. In questo modo egli vive nella maledizione generata dalla morte.
L’ostinato rifiuto del Signore e la ricerca sempre più appassionata della forza insita in se stessi, ..porta a vivere in situazioni sempre più aride e pregne di maledizione.
Al contrario è benedetto l’uomo che confida nel Signore e in Lui si rifugia. .. Egli non ha apparenti garanzie quali sono date dal tessuto sociale ed è subito emarginato perché non assume le logiche mondane. Ma egli, anziché trarre la sua energia da un terreno sempre più pregno di maledizione, la trae dal Signore, che è la vita.
Nella SECONDA LETTURA la puntualizzazione che chi ritiene che “non vi è risurrezione dei morti” (ver.12) deve ora risorgere dalla sua condizione di morte.
La nostra conoscenza della risurrezione di Cristo è legata all’esperienza che noi già ora facciamo della nostra risurrezione!
Il significato e la portata della risurrezione, infatti, non riguarda solo un evento e una condizione “dopo la morte”, ma è il volto profondo della vita nuova che Egli ci ha donato.
… Il Battesimo è l’evento di morte e risurrezione che ha inaugurato la vita nuova nella quale il Signore incessantemente ci chiama e ci porta dalla morte alla vita donandoci la sua vita: dall’inimicizia alla pace, dalla solitudine alla comunione, dal conflitto alla riconciliazione, ….la nostra stessa vicenda di poveri peccatori è l’esperienza quotidiana della nostra “risurrezione” dal male e dalla morte alla vita nuova in Lui. Tutta la vita cristiana è esperienza della Pasqua di Gesù in noi. ( G. Nicolini )
Il brano del VANGELO di oggi .. si articola in quattro beatitudini e quattro ammonimenti formulati con l’espressione “guai a voi”. Con queste parole, forti e incisive, Gesù ci apre gli occhi, ci fa vedere con il suo sguardo, al di là delle apparenze, oltre la superficie, e ci insegna a discernere le situazioni con fede. Gesù dichiara beati i poveri, gli affamati, gli afflitti, i perseguitati; e ammonisce coloro che sono ricchi, sazi, ridenti e acclamati dalla gente… [ Papa Francesco ]
[…] Gesù non proclama mai beati i poveri che la società ha reso tali, ma quelli che liberamente e volontariamente sono entrati in questa condizione e non sono beati perché sono poveri, sono beati per la risposta di Dio alla loro scelta.
Egli è venuto a inaugurare il regno di Dio, una società alternativa dove, anziché accumulare per sé, si condivida generosamente per gli altri e a chi fa questo c’è la risposta da parte di Dio che si prende cura di lui e gli eventuali elementi negativi di questa scelta, il bisogno e la persecuzione, vengono neutralizzati dall’azione del Padre. (A. Maggi )
Dalle parole del vangelo l’invito a riflettere sul senso profondo dell’avere fede, che consiste nel fidarci totalmente del Signore.. Sono molti, anche ai nostri giorni, quelli che si propongono come dispensatori di felicità. Aprendoci la strada verso l’idolatria. Per questo Gesù ci apre gli occhi sulla realtà chiamandoci alla felicità, ad essere beati, condizione che sarà realizzata nella misura in cui ci mettiamo dalla parte di Dio, del suo Regno, dalla parte di ciò che non è effimero ma dura per la vita eterna. Siamo felici se ci riconosciamo bisognosi davanti a Dio . ( Papa Francesco )
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