VII Domenica del T.O. – Non c’è nulla di più grande e più fecondo dell’amore: esso conferisce alla persona tutta la sua dignità.
La PRIMA LETTURA ci presenta Davide come l’uomo giusto in rapporto a Dio e agli uomini perché non vuole arrivare al regno attraverso l’inganno, le trame e lo spargimento di sangue, ma vuol essere fedele al Signore e confidare solo nella sua promessa. Egli crede alla consacrazione che ha ricevuto da Samuele e quindi non cerca d’impossessarsi del regno uccidendo Saul anche quando tutto sembra indicare che il Signore lo ha messo tra le sue mani. Egli capisce che anche questa è una prova da parte del Signore che egli deve superare.
Il senso profondo della SECONDA LETTURA è che lo “spirituale” non è una possibilità o una conquista dell’uomo, ma è, e può essere solo, dono di Dio. Questo differenzia radicalmente la fede cristiana dalle “spiritualità” che a collegano la crescita verso lo spirituale come un movimento e un progresso dell’uomo stesso. Invece, il “corpo spirituale” non è uno sviluppo o una conquista del “corpo animale”. Il primo uomo, Adamo, è “essere vivente” (alla lettera, “corpo sichico”), l’ultimo Adamo è “spirito datore di vita”, (alla lettera “Spirito creatore di vita”). L’uomo, malgrado l’assoluta particolarità della sua creazione, è di per sé nella condizione di ogni altra creatura pur portando la profezia di quello che sarà rivelato e donato da Gesù Cristo. Il primo uomo, tratto dalla terra, è “terreno”, il secondo uomo è “dal cielo”. .. “Carne e sangue non possono ereditare il regno di Dio” che è esclusivamente dono datoci per Gesù fattosi nostro fratello. ( tratto da G. Nicolini )
Il VANGELO di questa domenica riguarda un punto centrale e caratterizzante della vita cristiana: l’amore per i nemici. Le parole di Gesù sono nette: «A voi che ascoltate, io dico: amate i vostri …» (vv. 27-28). E questo non è un optional, è un comando. Non è per tutti, ma per i discepoli, che Gesù chiama “voi che ascoltate”.
Lui sa benissimo che amare i nemici va al di là delle nostre possibilità, ma per questo si è fatto uomo: non per lasciarci così come siamo, ma per trasformarci in uomini e donne capaci di un amore più grande, quello del Padre suo e nostro. Questo è l’amore che Gesù dona a chi “lo ascolta”. E allora diventa possibile! Con Lui, grazie al suo amore, al suo Spirito noi possiamo amare anche chi non ci ama, anche chi ci fa del male.
In questo modo, Gesù vuole che in ogni cuore l’amore di Dio trionfi sull’odio e sul rancore. La logica dell’amore, che culmina nella Croce di Cristo, è il distintivo del cristiano e ci induce ad andare incontro a tutti con cuore di fratelli. Ma come è possibile superare l’istinto umano e la legge mondana della ritorsione? La risposta la dà Gesù nella stessa pagina evangelica: «Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso» (v. 36).
Chi ascolta Gesù, chi si sforza di seguirlo anche se costa, diventa figlio di Dio e comincia a somigliare davvero al Padre che è nei cieli. Diventiamo capaci di cose che mai avremmo pensato di poter dire o fare… Non abbiamo più bisogno di essere violenti, con le parole e i gesti; ci scopriamo capaci di tenerezza e di bontà; e sentiamo che tutto questo non viene da noi ma da Lui!
Non c’è nulla di più grande e più fecondo dell’amore: esso conferisce alla persona tutta la sua dignità, mentre, al contrario, l’odio e la vendetta la sminuiscono, deturpando la bellezza della creatura fatta a immagine di Dio.
Questo comando, di rispondere all’insulto e al torto con l’amore, ha generato nel mondo una nuova cultura: la «cultura della misericordia – dobbiamo impararla bene!, e praticarla bene questa cultura della misericordia – che dà vita a una vera rivoluzione» (Lett. ap. Misericordia et misera, 20). È la rivoluzione dell’amore, i cui protagonisti sono i martiri di tutti i tempi. E Gesù ci assicura che il nostro comportamento, improntato all’amore verso quanti ci fanno del male, non sarà vano.
Egli dice: «Perdonate e sarete perdonati. Date e vi sarà dato […], perché con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi in cambio» (vv. 37-38). È bello questo. Sarà una cosa bella che Dio ci darà se noi siamo generosi, misericordiosi.
Dobbiamo perdonare perché Dio ci ha perdonato e ci perdona sempre. Se non perdoniamo del tutto, non possiamo pretendere di essere perdonati del tutto. Invece, se i nostri cuori si aprono alla misericordia, se si suggella il perdono con un abbraccio fraterno e si stringono i vincoli della comunione, proclamiamo davanti al mondo che è possibile vincere il male con il bene.
A volte per noi è più facile ricordare i torti che ci hanno fatto e i mali che ci hanno fatto e non le cose buone; al punto che c’è gente che ha questa abitudine e diventa una malattia. Sono “collezionisti di ingiustizie”: ricordano soltanto le cose brutte che hanno fatto. E questa non è una strada. Dobbiamo fare il contrario, dice Gesù. Ricordare le cose buone, e quando qualcuno viene con una chiacchiera, e parla male dell’altro, dire: “Ma sì, forse…ma ha questo di buono…”. Rovesciare il discorso. Questa è la rivoluzione della misericordia. ( Papa Francesco )
Lascia un commento