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II Domenica di Pasqua –  L’evento della fede è sempre il dono di credere alla Parola che viene annunciata.

La PRIMA LETTURA sottolinea come la comunità è caratterizzata dallo stare insieme di tutti, nella unanimità .

L’unità del luogo (il portico di Salomone) stà ad indicare l’unità di insegnamento. Nessuno può unirsi di sua spontanea volontà ma è il Signore che porta dentro uomini e donne.. Non esiste un «fenomeno di massa». Quando esiste è un danno per la Chiesa…

 

 «L’ombra esiste se c’è la luce, luce  che non è di Pietro ma proviene da Cristo recando in se qualcosa del potere della bontà divina di Gesù… ( Benedetto XVI)» .

L’ombra – a differenza della tenebra che è nascondimento dalla luce –  ha sempre a che fare con la luce, la nostra coscienza è OMBRA del Signore e – per assurdo – questa ombra porta a vedere meglio.

 

Nella SECONDA LETTURA  Giovanni racconta ai propri fratelli,raccolti nelle sette chiese,[ i sette candelabri ] la sua esperienza di relegato nell’isola di Patmos a causa della parola di Dio da lui annunciata e della testimonianza resa a Gesù.   Il suo voltarsi per “ vedere la voce” è il tipico gesto della Maddalena alla presenza del Signore (cfr. Gv 20,14.16) e rileva il passaggio ad una nuova rivelazione.  Tra i sette candelabri se ne sta in mezzo, come sempre sta in mezzo a noi UNO in tutto simile a noi ma  anche dissimile perché è l’Unigenito del Padre. La sua somiglianza non impedisce la dissomiglianza. La spada affiliata che esce dalla sua bocca è la Parola di Dio in uno dei suoi attributi (cfr. Eb 4,12) che  opera efficacemente e opera tutto quello per cui Egli la invia penetrando nel punto di divisione dell’anima e dello spirito e scoprendo i segreti dei cuori.  «L’Apocalisse tiene unito in un solo sguardo il passato, il presente e il futuro; essa è perciò un’incessante sintesi offerta ai credenti perché non si smarriscano ma tengano davanti ai loro occhi la visione completa della storia dal principio alla fine, dall’alfa all’omega» (d. U. Neri, appunti di omelia, Gerico, 2.5.1973).

 

Nella prima parte del  VANGELO Gesù si manifesta nella comunità riunita – mettendosi al centro perchè tutti possano essere più vicini a lui – e dona la pace che, nel mondo ebraico, indica tutto quello che concorre al benessere degli uomini.  Mostrando poi i segni della passione conferma che quell’amore che lo ha spinto a dare la sua stessa vita per i suoi discepoli rimane per sempre. … Poi come  il  Padre non Lo ha mandato a trasmettere una dottrina su di lui, ma a manifestare il suo amore, la sua tenerezza allo stesso modo  manda i suoi discepoli. ( lib. Tratto da A. Maggi)

La seconda parte è incentrata è intorno alla parola «credere».  

Tommaso vive e rappresenta il cammino e la realtà profonda della fede di tutte le generazioni cristiane, che “non erano con loro quando venne Gesù” (ver.24).

 L’evento della fede è sempre il dono di “credere alla Parola che viene annunciata”.  Gesù non si sottrae alla richiesta di   Tommaso di avere dei “segni” per credere, ma ritorna e soccorre Tommaso invitandolo a verificare secondo le esigenze e le condizioni poste da lui. Da nessuna parte è detto che la “ risposta” di Tommaso “ Mio Signore e mio Dio” è sequenziale alle sue esigenze per credere.

 

 “Tutti siamo miseri e anche i santi sono miseri, solo che si sono abbandonati. Quindi continuiamo a dire«credo, credo male, con incoerenza, ma CREDO».( G. Dossetti )

 

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