VI Domenica di Pasqua – Non c’è più un tempio dove risiede il Signore, ma ogni creatura è il tempio dove Dio si manifesta.
Quanto proclamato dalla PRIMA LETTURA di oggi (inserita nel capitolo 15) si trova intenzionalmente al centro degli Atti e costituisce un punto di svolta nel racconto lucano.
Il Collegio apostolico e presbiterale di Gerusalemme riconosce ufficialmente l’evangelizzazione dei pagani iniziata da Pietro e portata avanti su ampia scala da Barnaba e Paolo. Essa porta la Chiesa alla rottura definitiva dalla sua matrice giudaica.
La discussione (anche se animata) è quasi un modo naturale di procedere della comunità.. Le opinioni diverse sono necessarie per giungere alla volontà di Dio. Un’unanimità troppo monolitica può essere pericolosa. Chi ha opinioni diverse deve essere visto in termini buoni, perché forse cerca il bene.
La parola “discussione” viene da un termine che vuol dire “ricerca” e forse questo dà un’immagine più positiva della discussione. La chiesa è davanti ad un grosso problema, ma questa ricerca è mossa da un movente positivo: capire qual’è la verità.
La “ discussione “ sulla circoncisione non riguarda il modo di osservare le usanze di Mosè quanto piuttosto il loro valore in rapporto alla salvezza. Questo è tanto importante che la decisione spetta agli apostoli e agli anziani della Chiesa di Gerusalemme.
La Chiesa Madre continua con gli Apostoli a svolgere il ruolo di guida di tutta la cristianità.
La maternità si percepisce nel ribadire che è cosa buona che la libertà ottenuta in Cristo sia vissuta nella carità, tenendo conto della diversità culturale di popoli “Perché tentate Dio imponendo sul collo dei discepoli un giogo che né i nostri padri né noi siamo riusciti a portare?”
Nella SECONDA LETTURA continuiamo il nostro viaggio nel libro dell’Apocalisse di san Giovanni.
La terra e il cielo che noi conosciamo oggi finiranno e faranno posto a un cielo e a una terra nuovi, liberi dal male e dal peccato (il mare, che nella mentalità ebraica era il luogo delle forze ostili a Dio, non c’è più).
Gerusalemme diventa la sposa di Cristo, e si personalizza nella sua Chiesa, che accoglie il “comandamento nuovo” dello sposo cioè l’amore che Lui le ha donato.
Nessuno può conoscerla dall’esterno, ma solo entrandovi ( solo attraverso le porte ). Chi sta fuori può solo immaginare ma non può conoscere la vita che si svolge nella città.
“Non vidi alcun tempio in essa” è la rivoluzionaria affermazione del v.22. I profeti prevedevano un ultimo splendido tempio; Giovanni invece ci dice che il tempio non c’è più, perché il Signore Dio e l’Agnello sono presenti qui, tra noi! Così si capisce bene che il vecchio tempio era appunto profezia e preparazione di questo semplice, assoluto incontro diretto tra noi, ciascuno e tutti insieme, e anche a nome di tutti quelli che sembrano più lontani, con il Padre e il Figlio nello Spirito Santo: Ricordiamo Giovanni 1:”Dove abiti?” “Venite e vedrete” e “quel giorno rimasero con Lui”: è iniziato il grande unico giorno senza fine.
È forte il desiderio di collegare il brano dell’Apocalisse dove viene detto “In essa non vidi alcun tempio: il Signore Dio, l’Onnipotente, e l’Agnello sono il suo tempio…” col brano del VANGELO di oggi : ” noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui”. « Non c’è più un tempio dove risiede il Signore, ma ogni creatura è il tempio dove Dio si manifesta. Dio non è un’entità lontana, ma Dio è intimo all’uomo e questo Dio – che è intimo all’uomo -, nel profondo dell’uomo, si manifesta ogni qualvolta l’uomo è più umano. Tanto più l’uomo è umano tanto più manifesta il divino che è in lui.» ( A Maggi ). La dimora di Dio in noi è permanente ( D. G. Dossetti ) .
… Di questa presenza è assolutamente artefice lo Spirito di Dio che è anche lo Spirito di Cristo. “ Spirito che ci fa comprendere in pienezza e ci indurre ad attuare concretamente gli insegnamenti di Gesù. E proprio questa è anche la missione della Chiesa, che la realizza attraverso … l’osservanza della sua Parola, la docilità all’azione dello Spirito, l’accoglienza della sua pace e la testimonianza resa ad essa con un atteggiamento di apertura e di incontro con l’altro. Per realizzare tutto ciò la Chiesa non può rimanere statica, ma, con la partecipazione attiva di ciascun battezzato, è chiamata ad agire come una comunità in cammino, animata e sorretta dalla luce e dalla forza dello Spirito Santo che fa nuove tutte le cose. Si tratta di liberarsi dai legami mondani rappresentati dalle nostre vedute, dalle nostre strategie, dai nostri obiettivi, che spesso appesantiscono il cammino di fede, e porci in docile ascolto della Parola del Signore. Così è lo Spirito di Dio a guidarci e a guidare la Chiesa, affinché di essa risplenda l’autentico volto, bello e luminoso, voluto da Cristo. ( Papa Francesco )
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