SS. TRINITA’ – Noi siamo in Te, o Madre Trinità” … cresciamo nel mistero per poi contemplare il tuo AMORE!
Nella Prima Lettura la sapienza rivela la sua origine: si dichiara preesistente ad ogni opera e presente al momento della creazione, che in lei prende inizio e di cui è a capo… Poi in modo ordinato, elenca le opere della creazione ( l’abisso, la terra, i cieli e il firmamento, la separazione del mare dalla terra ferma) di cui ha condiviso la gioia con il Creatore e nelle quali.
Al termine delle opere creative, la Sapienza gioca nel mondo, terra che appartiene a Dio e qui si delizia con i figli dell’uomo. … Poi un invito a cercarla perché si fa trovare.
IL termine “ Giustificati” proclamato nella seconda lettura si riferisce a un momento ben preciso: quello della professione battesimale, in cui il credente inizia il suo cammino in Cristo, partecipando alla sua morte, sepoltura e risurrezione..
Questa giustificazione ha come effetto la pace con Dio, per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo, è la nostra pace, colui che ha fatto dei due un popolo solo, abbattendo il muro di separazione che era frammezzo, l’inimicizia..
Tutto deve incessantemente stupirci e sorprenderci, come qualcosa che non ci appartiene e che ci è dato! Questa è la condizione che si rivela come “speranza nella gloria di Dio”. Speranza che è del tutto diversa dalla speranza del mondo.
“Di quale speranza si tratta? Non è una speranza passeggera. Le speranze terrene sono fuggevoli… Quella dello Spirito è una speranza a lunga conservazione. Non scade, perché si basa sulla fedeltà di Dio. La speranza dello Spirito non è nemmeno ottimismo. Nasce più in profondità, riaccende in fondo al cuore la certezza di essere preziosi perché amati. Infonde la fiducia di non essere soli. È una speranza che lascia dentro pace e gioia, indipendentemente da quello che capita fuori. È una speranza che ha radici forti, che nessuna tempesta della vita può sradicare. È una speranza, dice oggi San Paolo, che «non delude» (Rm 5,5) – la speranza non delude! –, che dà la forza di superare ogni tribolazione (cfr vv. 2-3). Quando siamo tribolati o feriti – e voi sapete bene cosa significa essere tribolati, feriti –, siamo portati a “fare il nido” attorno alle nostre tristezze e alle nostre paure. Lo Spirito invece ci libera dai nostri nidi, ci fa spiccare il volo, ci dischiude il destino meraviglioso per il quale siamo nati. Lo Spirito ci nutre di speranza viva. Invitiamolo. Chiediamogli che venga in noi e si farà vicino.” ( Papa Francesco )
Il Vangelo di san Giovanni ci presenta un brano del lungo discorso di addio, pronunciato da Gesù poco prima della sua passione. In questo discorso Egli spiega ai discepoli le verità più profonde che lo riguardano; e così viene delineato il rapporto tra Gesù, il Padre e lo Spirito. Egli sa di essere vicino alla realizzazione del disegno del Padre, che si compirà con la sua morte e risurrezione; per questo vuole assicurare ai suoi che non li abbandonerà, perché la sua missione sarà prolungata dallo Spirito Santo. Ci sarà lo Spirito a prolungare la missione di Gesù, cioè a guidare la Chiesa avanti.
Gesù rivela in che cosa consiste questa missione. Anzitutto lo Spirito ci guida a capire le molte cose che Gesù stesso ha ancora da dire (cfr Gv 16,12). Non si tratta di dottrine nuove o speciali, ma di una piena comprensione di tutto ciò che il Figlio ha udito dal Padre e che ha fatto conoscere ai discepoli (cfr v. 15). Lo Spirito ci guida nelle nuove situazioni esistenziali con uno sguardo rivolto a Gesù e, al tempo stesso, aperto agli eventi e al futuro. Egli ci aiuta a camminare nella storia saldamente radicati nel Vangelo e anche con dinamica fedeltà alle nostre tradizioni e consuetudini.
Ma il mistero della Trinità ci parla anche di noi, del nostro rapporto con il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. Infatti, mediante il Battesimo, lo Spirito Santo ci ha inseriti nel cuore e nella vita stessa di Dio, che è comunione di amore. Dio è una “famiglia” di tre Persone che si amano così tanto da formare una sola cosa. Questa “famiglia divina” non è chiusa in sé stessa, ma è aperta, si comunica nella creazione e nella storia ed è entrata nel mondo degli uomini per chiamare tutti a farne parte. L’orizzonte trinitario di comunione ci avvolge tutti e ci stimola a vivere nell’amore e nella condivisione fraterna, certi che là dove c’è amore, c’è Dio. Il nostro essere creati ad immagine e somiglianza di Dio-comunione ci chiama a comprendere noi stessi come esseri-in-relazione e a vivere i rapporti interpersonali nella solidarietà e nell’amore vicendevole. Tali relazioni si giocano, anzitutto, nell’ambito delle nostre comunità ecclesiali, perché sia sempre più evidente l’immagine della Chiesa icona della Trinità. Ma si giocano in ogni altro rapporto sociale, dalla famiglia alle amicizie all’ambiente di lavoro: sono occasioni concrete che ci vengono offerte per costruire relazioni sempre più umanamente ricche, capaci di rispetto reciproco e di amore disinteressato. ( Papa Francesco )
Il mistero trinitario si vive non nella immobile fissità di un teorema astratto ma nell’immersione generosa dentro le stesse dimensioni della storia del mondo. Con questo spirito si può guadare una forma culturale e religiosa diversa dalla nostra con profonda simpatia, cercando di capire qual è la voce dello Spirito che vi è dentro. Se la Chiesa traccia un cerchio, la maggioranza dell’umanità è fuori del cerchio, se il Padre traccia un cerchio c’è tutto, dentro. La diversità è qui: io devo misurarmi col cerchio del Padre. Se io non capisco è perché sono limitato. Noi viviamo nel frammento. Nessun segmento della linea è la linea. La verità ultima è anche la fine dei sacramenti, la fine della Chiesa; nella verità ultima tutto ciò che appartiene alla dinamica del provvisorio non ha più senso. Questa duttilità interiore non è inerte tolleranza del tutto, è proiezione creativa verso una verità intera. (Ernesto Balducci – da “Il Vangelo della pace” vol. 3 – anno C )
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