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XXIV Domenica del T.O. – Al centro del cuore di Dio abbondano perdono e misericordia che si tramutano in festa per il perduto ritrovato!

La liturgia della Parola richiama il nostro sguardo al “centro del cuore di Dio”, dove abbondano perdono e misericordia che si tramutano in “festa”.  La grandezza del cuore di Mosè (PRIMA LETTURA) e il suo modo di porsi dinanzi al peccato del popolo sono uno straordinario esempio, soprattutto per quanti hanno responsabilità nella comunità.

Dinanzi alla grave perversione della sua gente e alla conseguente ira di Dio, Mosè incomincia a persuadere Dio,” con  mitezza, ma anche fermezza:

Ricordati Signore di Abramo, di Isacco, di Israele, tuoi servi, ai quali hai giurato: Renderò la vostra posterità numerosa come le stelle del cielo, e tutta questa terra, di cui ho parlato”». E’ una preghiera di intercessione… intercessione con la persuasione  .. come quella di Abramo che intercede per Sodoma, o quella di Anna per il figlio Samuele.. o quella della donna cananea…” ( Papa Francesco)

 

Nella SECONDA LETTURA  Paolo ringrazia il Signore per la sua opera di salvezza: la sua vicenda è il paradigma del dono della fede in  ogni esperienza. … Il “bestemmiatore persecutore e violento” è stato giudicato degno di fiducia e messo al servizio del Signore Gesù!  

La precisazione del ver.13 – “mi è stata usata misericordia, perché agivo per ignoranza, lontano dalla fede” – si può considerare non esclusiva della particolare vicenda di Paolo, ma in certo modo propria di ogni storia della salvezza, nell’ignoranza e nella lontananza dalla fede. La misericordia divina è sempre principio di una vita nuova! ( G. Nicolini )

 

Nei primi versetti del VANGELO due comportamenti a confronto: pubblicani e peccatori, attirati da Gesù e dalla sua predicazione e pretesi giusti, legalisti invidiosi e rabbiosi (soprattutto per la comunione che si instaura a tavola ) e per l’accoglienza che Gesù ha per loro.

Mangiare insieme a tavola doveva essere per Gesù un evento carico di significato, una possibilità feconda di comunione, di conversione, di riconciliazione…Per spiegare questo comportamento  consegna alcune parabole.  

     La prima  è quella del Pastore …. Quando si ama, non si seguono i calcoli dell’aritmetica! Il pastore non si accontenta di aspettare che la pecora torni, ma va alla sua ricerca, perché ogni pecora, se è amata, va cercata. ….  Noi conosciamo invece pastori che non hanno questo stile indicato da Gesù.  

Segue poi la  parabola di una donna che ha dieci monete e ne perde una, per la quale tutti i suoi interessi si concentrano alla sua ricerca. E’ una parabola dove Gesù rimarca la GIOIA del ritrovamento; gioia che si inscrive in una dinamica Pasquale: il perduto è ritrovato … il morto è risuscitato.

 [ La terza Parabola è quella nota come la parabola del figlio prodigo ]…parabola dove, però,  entrambi i figli sono peccatori. ..

….  Si può vivere nel palazzo dell’ amore senza aver capito nulla perché il cuore è egoista. . ( E. Balducci )        

 Integrando la lettura della terza parabola con le altre due, ci accorgiamo che tutt’e tre sono accomunate dalla stessa conclusione: «…bisogna far festa e rallegrarsi». Ecco l’essenza del cuore di Dio: gioia festosa perché l’uomo, smarrito nel peccato e risanato dal perdono, «era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato». 

 

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