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XXV Domenica del T.O. – Con un misto di intelligenza e furbizia troveremo il “Grande Povero” con tutti i poveri della terra ad aprirci le porte del Regno.

Nella PRIMA  LETTURA  le ragioni del severo giudizio di Dio, con al centro di tale giudizio  la sopraffazione del fratello e l’ingiustizia ingannatrice nei confronti dei poveri. Sono profezie del giudizio che sarà portato dal grande Povero, il Messia del Signore, che con la sua Croce proclamerà il giudizio ultimo contro il male e la morte. E’ il giudizio contro ogni atteggiamento che esalta la volontà e la capacità di potenza e di dominio dell’individuo contro il mistero della comunione fraterna come celebrazione della suprema relazione  d’amore che Dio ha stretto con noi nel sangue del Figlio. ( G. Nicolini )

 

Nel primo versetto della II LETTURA la sottolineatura che la nostra preghiera deve essere  “ per tutti gli uomini”.. per l’intera umanità, per la quale l’unico progetto di Dio è la salvezza e la conoscenza della verità. E la verità è che tutti sono salvati. …   Da sottolineare quanto raccomandato al versetto 2 ,  dove si precisa che pregare “per i re e per tutti quelli che stanno al potere” è  principalmente una preghiera per noi affinchè, loro, i potenti, ci consentano di vivere una vita “ tranquilla, dignitosa e dedicata a Dio”,  e non siano di intralcio nell’applicare  “ date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio”. Non quindi un “concordato”, che è sempre esposto ad essere un accordo tra poteri, ma l’incessante conversione evangelica dei cristiani, cui si chiede di non lasciarsi confondere e sedurre dai poteri mondani. Soprattutto dai soldi! …

 

La parabola contenuta nel VANGELO di questa domenica ha come protagonista un amministratore furbo e disonesto che, accusato di aver dilapidato i beni del padrone, sta per essere licenziato. In questa situazione difficile, egli non recrimina, non cerca giustificazioni né si lascia scoraggiare, ma escogita una via d’uscita per assicurarsi un futuro tranquillo.

Reagisce dapprima con lucidità, riconoscendo i propri limiti: «Zappare, non ne ho la forza; mendicare, mi vergogno» (v. 3); poi agisce con astuzia, derubando per l’ultima volta il suo padrone. Infatti, chiama i debitori e riduce i debiti che hanno nei confronti del padrone, per farseli amici ed essere poi da loro ricompensato.

…  Gesù presenta questo esempio non certo per esortare alla disonestà, ma alla scaltrezza. … cioè con quel misto di intelligenza e furbizia, che ti permette di superare situazioni difficili.  

[…] La ricchezza può spingere a erigere muri, creare divisioni e discriminazioni. Gesù, al contrario, invita i suoi discepoli ad invertire la rotta: “Fatevi degli amici con la ricchezza”.

È un invito a saper trasformare beni e ricchezze in relazioni, perché le persone valgono più delle cose e contano più delle ricchezze possedute.

Nella vita, infatti, porta frutto non chi ha tante ricchezze, ma chi crea e mantiene vivi tanti legami, tante relazioni, tante amicizie attraverso le diverse “ricchezze”, cioè i diversi doni di cui Dio l’ha dotato.

Ma Gesù indica anche la finalità ultima della sua esortazione: “Fatevi degli amici con la ricchezza, perché essi vi accolgano nelle dimore eterne”. Ad accoglierci in Paradiso, se saremo capaci di trasformare le ricchezze in strumenti di fraternità e di solidarietà, non ci sarà soltanto Dio, ma anche coloro con i quali abbiamo condiviso, amministrandolo bene, quanto il Signore ha messo nelle nostre mani.  

…   Fratelli e sorelle …di fronte alle nostre mancanze, ai nostri fallimenti, Gesù ci assicura che siamo sempre in tempo per sanare con il bene il male compiuto. Chi ha causato lacrime, renda felice qualcuno; chi ha sottratto indebitamente, doni a chi è nel bisogno. Facendo così, saremo lodati dal Signore “perché abbiamo agito con scaltrezza”, cioè con la saggezza di chi si riconosce figlio di Dio e mette in gioco sé stesso per il Regno dei cieli.  ( Papa Francesco)

 

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