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XXIX Domenica del T.O. – Pregare con l’innocenza dei poveri… il loro grido arriva al crore di Dio!

La liturgia della Parola ci invita a riflettere sulla preghiera. Mosè e una povera vedova sono proposti come modelli di questa essenziale dimensione della vita di fede 

Nell’episodio di Mosè, della PRIMA LETTURA,  c’è un messaggio importante: l’impegno della preghiera richiede di sostenerci l’un l’altro.  ( Papa Francesco)

La vera potenza di Israele sta nelle braccia alzate di Mosè .In queste braccia alzate e nella fatica di Mosè è suggestivo vedere la passione di Cristo sulla Croce.

Nella SECONDA LETTURA Paolo  immerge il discepolato di Timoteo nella vicenda globale della sua vita. L’essersi fatto discepolo di Paolo ha confermato tutta una storia che ha segnato Timoteo sin dall’infanzia.

Poi  Paolo tesse la lode delle Scritture e ne descrive l’assoluto valore e la potenza necessaria e decisiva per ogni persona cristiana. …. Esse istruiscono. L’esito di tale istruzione è la salvezza. L’orizzonte in cui si pongono e devono essere ricevute è la fede, e centralmente, la fede in Cristo Gesù … Nella sua complessità la Scrittura forma un unico corpo, un’unica realtà, e la realtà unificante di Essa è l’azione dello Spirito Santo: “Tutta la Scrittura è ispirata da Dio”.  …

[…] L’espressione  “Ti scongiuro“, che troviamo alla fine forse non  è una versione “scientifica” del termine greco, ma possiamo accettarla per la sua forza imperiosa e per come la parola coinvolge ugualmente chi la pronuncia e chi la riceve.   La scommessa è in ogni modo altissima. Paolo non esita a collegare l’annuncio della Parola, e l’urgenza di questo, al giudizio divino universale – “verrà a giudicare i vivi e i morti” – e all’epifania finale e gloriosa della sua regalità su tutto e su tutti. L’annuncio della Parola “è già” la manifestazione di questo giudizio e di questa regalità!   E Paolo non nasconde il fatto che questo supremo evento divino si immerge nella povertà e nella complessità della vicenda umana.

 

La parabola del VANGELO di questa domenica contiene un insegnamento importante: «La necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai. » Dunque, non si tratta di pregare qualche volta, quando mi sento. No, Gesù dice che bisogna «pregare sempre, senza stancarsi». E porta l’esempio della vedova e del giudice. ( Papa Francesco).  

Ma non tutte le preghiere sono “preghiera”.  …. Si possono pronunciare  formule   per   abitudine   superstiziosa;  si possono recitare preghiere per darsi facili e illusorie sicurezze e per alleggerire il peso di certi complessi di colpa. Talvolta si prega anche per sottrarsi a responsabilità precise ed esimersi da una carità molto più impegnativa.  …     Quante preghiere fatte per i senza tetto nelle nostre chiese, magari con la consapevolezza di avere locali e case sfitte e vuote!  ….   Quante preghiere per le persone sole, mentre sprechiamo tanto tempo in chiacchiere inutili, nei nostri circoletti da perbenisti o da esperti “devoti”!  ( N. Galantino )  

….Il tratto caratteristico della preghiera dei poveri è l’innocenza. I poveri invocano la giustizia da Dio: nella loro preghiera si effonde la loro utopia di fede. Essi sono sicuri che Dio li protegge. Spesso non hanno una crescita di coscienza che li porti ad una diretta battaglia politica, però la loro preghiera, virtualmente, è una forza che prepara lo sterminio e la dispersione del mondo dei loro sfruttatori.  … Questa sicurezza è una grande forza storica, anche a prescindere, per un momento, dal giudizio di fede.  Questo grido dei poveri arriva al cuore di’ Dio, lo sappiamo. E, rimanendo in una prospettiva puramente etico-sociale, la preghiera dei poveri appare come una riserva di speranza in un futuro del mondo.   È la dimostrazione che i poveri non si sono lasciati del tutto contaminare dalla sicurezza che ostentano le classi dominanti, non si sono  del tutto lasciati soggiogare dai modelli di vita che vengono propagati anche in mezzo a loro. Pregare è prender le distanze da questo mondo, mantenere una propria identità nei confronti di un mondo che procede per le sue strade deridendo gli inermi.  (Ernesto Balducci – da: “Il mandorlo e il fuoco” – vol. 3)

 La parabola termina con una domanda: «Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?»

 « Certamente causerebbe molte divisioni e molte polemiche come ha creato a suo tempo. Perché il profeta è generalmente senza successo. Quindi questo sarebbe anche il destino di Gesù Cristo… La risposta seria a questa domanda è quella che viene data subito dopo il Vangelo di Luca dove si dice “ Signore abbi pietà di me peccatore”»  (Carlo Maria Martini – Luigi Maria Verzè “ siamo tutti nella stessa barca” )

Non ci resta dunque che rinnovare la fede, con la speranza nella venuta di Gesù, Figlio dell’uomo, Giudice giusto, e con l’amore fraterno vissuto attingendo all’amore di Gesù, amore fedele fino alla fine (cf. Gv 13,1), per tutti  gli umani. ( E. Bianchi )

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