V Domenica di Pasqua – Nello scandalo della Croce la traccia per una vera sequela.
La PRIMA LETTURA ci ricorda che la comunità non è mai perfetta. Se le persecuzioni fanno crescere la Chiesa, i contrasti interni potrebbero disgregarla.
Nel brano di oggi vengono delineate due componenti della nuova comunità nata dalla Pasqua e dal dono dello Spirito: gli Ebrei gli Ellenisti, ebrei essi pure, ma di lingua greca.
Come sperimentiamo anche ai giorni nostri, una lingua diversa non favorisce l’integrazione e il gruppo degli ellenisti.. cominciavano a manifestare segni di insofferenza sentendosi discriminati.
Di norma cerchiamo di ignorare i contrasti e lavoriamo per soffocare le voci critiche. Ma il rimedio è peggiore del male: uccide la fraternità e la parola profetica che vorrebbe ricostruirla. Negare il male produce cancri mortali!
Gli apostoli cominciarono a rendersi conto dell’impossibilità di continuare con una gestione centralizzata di un gruppo così grande. Non tutto spetta a loro. La comunità scelga chi serve alle mense, mentre loro si daranno alla preghiera e al servizio della Parola.
Ci sono carismi diversi. Ognuno è responsabile di mettere il proprio a disposizione altrui. I nostri limiti sono il bisogno che abbiamo dell’altro: creano comunione nella diversità. E questa è la nostra somiglianza con Dio. ( T&T )
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Varie le metafore, intrecciate l’una nell’altra, che la SECONDA LETTURA ci offre.
Il Tempio è fatto di “pietre vive” che si accostano alla “pietra viva” …Come nella Prima Alleanza tra Dio e i nostri padri ebrei i sacerdoti erano i mediatori tra Dio e il suo popolo, ora i discepoli e fratelli di Gesù sono loro il “sacerdozio”, cioè la “mediazione” tra Dio e l’intera umanità.
E lo siamo “in Gesù”, cioè per la nostra comunione con Lui e con la sua Parola. Siamo chiamati dunque a vivere con Lui e in Lui e per Lui.
… [Chiamati a ] condividere la stessa sorte di Gesù, e quindi l’inevitabile disomogeneità con il mondo. Ma sappiamo che questa ostilità che porta il Signore fino alla Croce è la salvezza del mondo stesso!
Noi stessi sperimentiamo come questa pietra possa diventare “sasso d’inciampo, pietra di scandalo” quando non siamo in comunione con Lui e non obbediamo alla Parola. Ecco allora la “definizione” della Chiesa al ver.9: “Voi siete stirpe eletta, sacerdozio regale, nazione santa, popolo che Dio si è acquistato perché proclami le opere ammirevoli di Lui, che vi ha chiamato dalle tenebre alla sua luce meravigliosa”.
Ma noi proveniamo da quello stesso mondo che crocifigge il Figlio di Dio: “Un tempo voi eravate non-popolo, ora invece siete popolo di Dio, un tempo eravate esclusi dalla misericordia, ora invece avete ottenuto misericordia”(ver.10). La nostra stessa storia è annuncio e testimonianza del dono di Dio e della vita nuova in Gesù suo Figlio. La Parola di Dio è la memoria e il racconto di quello che ogni discepolo ha vissuto e vive nel mistero di Dio e della storia che Dio gli dona. [ C. M. Martini e G. Nicolini]
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Nel VANGELO di oggi (cfr Gv 14,1-12) ascoltiamo l’inizio del cosiddetto “Discorso di addio” di Gesù. Sono le parole che rivolse ai discepoli al termine dell’ultima Cena, appena prima di affrontare la Passione.
Tra di loro il clima è angoscioso, perché intuiscono che qualcosa di irreparabile si sta compiendo; ma Gesù “sdrammatizza” dicendo « Non sia turbato il vostro cuore.»
A Lui che indica una cammino da percorrere, le ” obiezioni” di Pietro ( presenti prima di questo brano: “ Signore dove vai ?? perché non possiamo seguirti ora ?? io darei la mia vita..”) poi quelle di Tommaso e Filippo.
Tommaso, l’incredulo, lo scettico, Tommaso, con poca speranza nel cuore è lui che chiede “Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo conoscere il cammino?”.. Ma sbaglia perchè pensa di percorrere la via indicata da Gesù con le sue sole forze..
E Gesù gli ribadisce che è Lui la via che consente di attraversare l’abisso della morte che l’uomo da solo non può attraversare.
Seguono poi le obiezioni di Filippo, quel Filippo che aveva visto la moltiplicazione dei pani e pesci ma che chiede: “ mostraci il Padre e ci basta”. Con la sua richiesta, Filippo, rappresenta coloro che non reggono lo scandalo della croce, perché non vede la potenza di Dio nell’abbandonato della croce.
Abbiamo detto del forte turbamento nei discepoli all’annunzio della morte in Croce; ma Gesù oltre a invitarli a non essere turbati, li rassicura con un secondo monito: “Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore. […] Vado a prepararvi un posto».
«Lui ha preso su di sé la nostra umanità per portarla oltre la morte, in un posto nuovo, in Cielo, perché lì dove è Lui fossimo anche noi. Siamo attesi, siamo preziosi. Dio è innamorato di noi, siamo i suoi figli. E per noi ha preparato il posto più degno e bello: il Paradiso. … Siamo fatti per il Cielo, per la vita eterna, per vivere per sempre. Per sempre: è qualcosa che ora non riusciamo neppure a immaginare. Ma è ancora più bello pensare che questo per sempre sarà tutto nella gioia, nella comunione piena con Dio e con gli altri, senza più lacrime, senza rancori, senza divisioni e turbamento.» ( Papa Francesco )
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