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XIV DOMENICA DEL T.O. – Gesù, «mite e umile», non è un modello per i rassegnati né semplicemente una vittima, ma è l’Uomo che vive «di cuore» questa condizione!

Nella PRIMA LETTURA l’esultanza e il giubilo a cui è invitata Gerusalemme per la venuta del Re/messia Anche al cap. 2,14 c’è un invito simile; Dio diceva: “Gioisci, esulta Figlia di Sion, perché, ecco, IO vengo ad abitare in mezzo a te!”. Là era Dio stesso a venire, oggi è il suo re: Dio viene al suo popolo per mezzo del Messia …per stare con il suo popolo. “Egli è giusto, vittorioso e umile”. E’ vittorioso …non tanto perché capace di vincere in proprio, quanto perché “salvato da Dio dai nemici”. Poi è “mite”, e i miti sono coloro che Dio guarda con occhi di amore e compassione, perché sono nella condizione di poveri e bisognosi.

In Is 61,1 leggiamo di uno (il profeta, il Messia?) che è mandato “a portare il lieto annunzio ai miseri”. Sono le stesse parole che Gesù leggerà e applicherà a sé nella sinagoga di Cafarnao (Lc 4). Colui dunque che è mandato a predicare il Vangelo ai poveri, è lui stesso povero. Colui che viene a salvare tutti (“dal fiume sino ai confini della terra”) ha bisogno di essere salvato con loro, e colui che viene ad annunciare il Vangelo ai poveri, è lui stesso povero. “Venite a me voi tutti che siete affaticati e oppressi e io vi ristorerò … imparate da me che sono mite e umile di cuore” (Mt 11,28). 

La SECONDA LETTURA ci invita a considerare comeil  nostro rapporto con Gesù non è tanto una nostra adesione a Lui, ..ma tutto dipende dal “fatto” che “lo Spirito di Dio abita in voi”. Tutto dipende da questo dono! Tale dono ci sottrae al “dominio della carne”: noi siamo “sotto il dominio dello Spirito”.   La vita dei figli di Dio è una vita ormai interamente tributaria dello Spirito che dà la vita, avendo ripudiato la carne e i suoi desideri, vita nella quale, “mediante lo Spirito”, possiamo “mortificare”, cioè mettere a morte, “le opere del corpo”.

Il brano EVANGELICO di questa domenica è articolato in tre parti: anzitutto Gesù innalza un inno di benedizione e di ringraziamento al Padre, perché ha rivelato ai poveri e ai semplici il mistero del Regno dei cieli; poi svela il rapporto intimo e singolare che c’è tra Lui e il Padre; e infine invita ad andare a Lui e a seguirlo per trovare sollievo.

In primo luogo, Gesù loda il Padre, perché ha tenuto nascosti i segreti del suo Regno, della sua verità, «ai sapienti e ai dotti» (v. 25). Li chiama così con un velo di ironia, perché presumono di essere saggi, sapienti, e dunque hanno il cuore chiuso, tante volte. La vera saggezza viene anche dal cuore, non è soltanto capire idee: la vera saggezza entra anche nel cuore. E se tu sai tante cose ma hai il cuore chiuso, tu non sei saggio. I misteri di suo Padre, Gesù li dice rivelati ai «piccoli», a quanti si aprono con fiducia alla sua Parola di salvezza, aprono il cuore alla Parola di salvezza, sentono il bisogno di Lui e attendono tutto da Lui. Il cuore aperto e fiducioso verso il Signore.

Poi, Gesù spiega che ha ricevuto tutto dal Padre, e lo chiama «Padre mio», per affermare l’unicità del suo rapporto con Lui. … Ma questa comunione unica è come un fiore che sboccia, per rivelare gratuitamente la sua bellezza e la sua bontà. Ed ecco allora l’invito di Gesù: «Venite a me…» (v. 28). Egli vuole donare quanto attinge dal Padre. Vuole donarci la verità, e la verità di Gesù è sempre gratuita: è un dono, è lo Spirito Santo, la Verità.

Come il Padre ha una preferenza per i «piccoli», così anche Gesù si rivolge agli «affaticati e oppressi». Anzi, mette sé stesso tra loro, perché Egli è il «mite e umile di cuore» (v. 29), così dice di essere. …. Gesù, «mite e umile», non è un modello per i rassegnati né semplicemente una vittima, ma è l’Uomo che vive «di cuore» questa condizione in piena trasparenza all’amore del Padre, cioè allo Spirito Santo. Egli è il modello dei «poveri in spirito» e di tutti gli altri “beati” del Vangelo, che compiono la volontà di Dio e testimoniano il suo Regno.

E poi, Gesù dice che se andiamo da Lui troveremo ristoro: il «ristoro» che non è un sollievo soltanto psicologico o un’elemosina elargita, … è la gioia che ha Lui stesso. È un messaggio per tutti noi, per tutti gli uomini di buona volontà, che Gesù rivolge ancora oggi nel mondo, che esalta chi si fa ricco e potente. … non importa con quali mezzi, e a volte calpesta la persona umana e la sua dignità. E questo noi lo vediamo tutti i giorni, i poveri calpestati. Ed è un messaggio per la Chiesa, chiamata a vivere le opere di misericordia e a evangelizzare i poveri, ad essere mite, umile. Così il Signore vuole che sia la sua Chiesa, cioè noi. ( Papa Francesco)

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