XXIX DOMENICA DEL T.O. – La coscienza è il luogo in cui noi ci riconosciamo come immagine di Dio. Ivi non può nulla il potere politico.
Nella PRIMA LETTURA per due volte il Signore parla di Ciro come l’eletto, [termine che in italiano è reso con la parola ”cristo”] e che, nel Nuovo Testamento è riferito a Gesù, il Cristo di Dio La sua grande impresa di conquista ha da Dio stesso la sua origine e la sua potenza! La “vocazione” stessa di Ciro è del tutto connessa alla divina elezione di Giacobbe, anche se Ciro non conosce Dio! ( G. Nicolini ) Tutto quello che avviene è in realtà opera di Dio: Nessuno si sottrae al potere di Dio, nemmeno Ciro, nemmeno i capi di Stato, nemmeno i parlamenti, nemmeno il cittadino sovrano. Tutto è di Dio perché Dio nella nostra fede non si pone come alternativa all’uomo. Egli ha stabilito come tabernacolo della sua gloria l’uomo vivente. ( E. Balducci)
Nella SECONDA LETTURA l’accoglienza di fede dei Tessalonicesi è motivo di incessante rendimento di grazie a Dio da parte dei tre “discepoli-apostoli” e fonte incessante di rendimento di grazie nella preghiera di Paolo, di Silvano e di Timoteo per la fede, per la carità e per la speranza di questi loro discepoli e figli Per i tre “apostoli” tutto questo è opera di Dio e non loro: “Sappiamo bene, fratelli amati da Dio, che siete stati scelti da Lui”!! (ver.4). E’ prova di questo il fatto che il Vangelo annunciato da Paolo a dai suoi compagni non è stato solo “parola”, ma anche “potenza dello Spirito Santo” e “profonda convinzione”, che secondo un’altra traduzione italiana è “meraviglioso compimento”, e cioè successo insperato e inspiegabile della Parola di Dio. ( G. Nicolini)
Nel brano del VANGELO quando Gesù rimanda i suoi interroganti dicendo che bisogna pagare il tributo a Cesare, vuol riconoscere che esiste un ambito del provvisorio, del quale l’uomo è responsabile.
Le situazioni storiche son così diverse nello spazio e nel tempo, che non è possibile che vi sia una risposta univoca permanente: stabilire le leggi economiche e stabilire gli ordinamenti giuridici è compito dell’uomo in quanto essere storico. Ecco la laicità totale della politica. È una laicità che non si pone come termine di raffronto con l’altro potere che è di Dio ma che investe l’uomo in tutta la sua esistenza terrena.
[…] Non ha senso dividere gli uomini della politica fra uomini di Dio e uomini senza Dio, perché l’attività politica si qualifica in rapporto ai concetti di liberazione e di pace che essa mette in atto.
Anche la politica è di Dio, in quanto essa ha come suo fine intrinseco, naturale, l’uomo, il bene comune del genere umano. […]Per quanto riguarda il potere di Dio – ma la parola « potere» qui è impropria – esso investe le decisioni della libertà, della coscienza. … La coscienza è il luogo in cui noi ci riconosciamo come immagine di Dio. Ivi non può nulla il potere politico.
Dinanzi al principio della fedeltà dell’uomo alla propria coscienza ogni legge perde dignità morale quando diventa coattiva.
Nella dottrina tradizionale, l’aver fatto del potere pubblico un criterio di mediazione della volontà di Dio ha significato aver cancellato nell’uomo la dignità di Dio e la dignità umana. Nella nostra memoria non può più dissolversi ciò che è avvenuto nell’ultima terribile guerra dove i poteri ecclesiastici non ci hanno aiutato a capire che si trattava di una guerra contraria (come ogni guerra, per altro) a ogni possibile legittimazione della coscienza morale. Chi ha parlato, chi ha gridato per difendere il potere di Dio sull’uomo? Sono pochi i martiri che hanno reso onore a questa qualità divina della coscienza.
Per lo più la religione è servita a legittimare un’obbedienza intrinsecamente perversa. Ecco perché noi dobbiamo richiamare con forza il primato della coscienza che è un modo per parlare umanamente del potere di Dio… ( Ernesto Balducci- da: “”Il mandorlo e il fuoco” – vol. 1) ( G Ravasi)
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