II DOMENICA DI AVVENTO – Il Signore è l’unico che rallenta il passo quando sperimenti che tutti ti scavalcano e ti superano.
L’invito Consolate, consolate il mio popolo della PRIMA LETTURA, da lungo atteso, trova nei profeti un immediato ascolto e si propaga velocemente lungo la distanza che separa gli esiliati da Gerusalemme, parlando al cuore del popolo di Dio e di ciascun credente A loro l’invito di appianare la via del deserto dove dovrà passare il popolo. Qui si attueranno le meraviglie della prima uscita, quella dall’Egitto. Di glorificare la Parola di Dio, che non viene mai meno, che è simile al fiore. Di annunciare con forza l’immediata venuta del Signore che si presenterà come umile del pastore, che conduce il suo gregge, e nello stesso tempo come il Signore vittorioso sui suoi nemici.
Una domanda affiora dalla SECONDA LETTURA: se Gesù ha promesso di venire, perché ritarda? Ma il ritardo non significa forse che Egli non ritorna? Proprio qui sta la sfida della Parola di Dio contro il dato immediato della nostra esperienza. Riguardo al tempo esso è misurato da Dio e non dall’uomo e la misura del tempo è la sua pazienza finalizzata alla nostra conversione. Il ritmo del tempo in Dio non è segnato dallo svolgersi degli anni come per noi . La sua misericordia si ritma sul nostro tempo e diventa paziente e amorevole attesa, la sua onnipotenza si esprime nell’istante in cui porta a compimento la sua opera. Riguardo allo spazio, la creazione non è così stabile come appare. Infatti essa non reggerà di fronte alla gloria del Signore e cederà il posto ai nuovi cieli e alla nuova terra.
Siamo Entrati nel tempo di avvento, tempo per riconoscere i vuoti da colmare nella nostra vita, per spianare le asperità dell’orgoglio e fare spazio a Gesù che viene. Tutto questo, come proclama il VANGELO, partendo dal deserto, dal profondo, dal nulla. Nel deserto ( luogo privilegiato dell’incontro) Giovanni è voce di uno che grida: “Preparate una strada al Signore, fate diritti i suoi sentieri”. La via del Signore, non la nostra, i sentieri suoi, non i nostri. Il Signore non ci chiede di preparare una strada ma di sgomberare la strada sulla quale egli raggiunge noi. [ E. Bianchi ] Il Signore ti è vicino, ti sta accanto, ti segue, ti apre la strada, e rallenta il passo quando sei stanco. Egli è l’unico che rallenta il passo quando sperimenti che tutti ti scavalcano e ti superano. (don Tonino Bello). Nel deserto ci si può perdere e morire … ma ci si può fortificare solo se si accoglie l’amato abbandonandosi completamente a Lui … alla sua volontà … al suo progetto, che a differenza del nostro, è un progetto d’amore ….. E lui nel deserto non ci lascia soli .. perché anche Lui ha sperimentato l’abbandono più totale dagli uomini e dal Padre per tirarci fuori dalla schiavitù del peccato … Sì Lui è morto per recuperare in noi il divino che avevamo perso. ( Da “ Suor Rosina della Croce … io … povera inferma )
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