IV DOMENICA DI PASQUA – Nella visione di Gesù non ci sono pecore definitivamente perdute, ma solo pecore che vanno ritrovate.
[Nella PRIMA LETTURA, è detto chiaramente che è] una sola pietra a reggere la volta: è quella che, incuneandosi tra i due lati inclinati, li tiene insieme. Perché un’aggiunta finale, così esigua, riesce a produrre effetti così grandi? Perché essa non aggiunge ma completa. … In queste parole c’è la consapevolezza che proprio lui, scartato dai potenti convinti di essere in grado di costruire la storia, sarebbe stato quella piccola pietra che regge la volta delle vicende umane… Molti credono che sia il tanto a creare valore …Invece è proprio ciò che tiene insieme in un disegno armonico e sensato i vari dati che genera sapienza e pienezza. ( G. Ravasi)
La SECONDA LETTURA sottolinea che la perfetta
comunione tra il Padre e il Figlio è la sorgente della nostra condizione di figli di Dio. Questo non avviene nè per un dato di “natura”, nè per una nostra capacità, ma per il dono di Dio. Il dono di Dio è l’Amore! Amandoci, Dio ci fa suoi figli. L’essere figli di Dio non è solo un titolo, ma è il segreto profondo della nostra condizione. Dono assolutamente gratuito, a noi rivelato e a noi dato dal Figlio di Dio e dalla sua Pasqua.
Il VANGELO di questa domenica ci invita a riscoprire, con stupore sempre nuovo, questa definizione che Gesù ha dato di sé stesso, rileggendola alla luce della sua passione, morte e risurrezione. «Il buon pastore offre la vita per le pecore»: queste parole si sono realizzate pienamente quando Cristo, obbedendo liberamente alla volontà del Padre, si è immolato sulla Croce. Cristo è il vero pastore che realizza il modello più alto di amore per il gregge: Egli dispone liberamente della propria vita, nessuno gliela toglie, ma la dona a favore delle pecore. In aperta opposizione ai falsi pastori, Gesù si presenta come il vero e unico pastore del popolo: il cattivo pastore pensa a sé stesso e sfrutta le pecore; il pastore buono pensa alle pecore e dona sé stesso. [..] La salvezza è per tutti e non solo per quelli che sono già stati radunati nel recinto sicuro, quelli che sanno di possedere il Signore perché lui sta con loro; ciò sarebbe come imprigionare anche il Signore nei “nostri schemi e nelle nostre strategie”. Invece “il pastore sarà trovato là dove è la pecora perdura”: “Siamo tutti avvisati: la misericordia verso i peccatori è lo stile con cui agisce Dio e a tale misericordia egli è assolutamente fedele: nulla e nessuno potrà distoglierlo dalla sua volontà di salvezza”. Dobbiamo evitare il pericolo di rinchiuderci dentro un ovile, dove non ci sarà l’odore delle pecore, ma puzza di chiuso!” … Questo succede quando manca lo slancio missionario che ci porta ad incontrare gli altri”. Nella visione di Gesù non ci sono pecore definitivamente perdute, ma solo pecore che vanno ritrovate. ( Papa Francesco)
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