V DOMENICA DI PASQUA – Non spetta a nessuno potare, e dunque separare, staccare i tralci, se non a Dio
Nella PRIMA LETTURA da una parte ci vengono dette le difficoltà riguardo alle persone e alle relazioni tra loro e dall’altra la divina bellezza della comunione tra le persone, e la potenza dell’annuncio della Parola fino alla decisione di far partire Paolo per Tarso, il luogo della sua nascita, anche per allontanarlo dal pericolo di essere ucciso dai cristiani di lingua greca! Ma pur tra queste difficoltà, “la Chiesa era dunque in pace per tutta la Giudea, la Galilea e la Samaria e si consolidava e camminava nel timore del Signore e, con il conforto dello Spirito Santo, cresceva di numero”! Sembra quasi la nostra Chiesa!
La SECONDA LETTURA ci da un chiarimento essenziale circa “ l’osservare l’osservanza”, che non è tanto un’osservanza precettistica, quanto un orientamento profondo della nostra persona e della nostra vita, espresso con assoluta efficacia al ver.23: “questo è il comandamento: che crediamo nel nome del Figlio suo Gesù Cristo e ci amiamo gli uni gli altri”.( G. Nicolini)
Si ama nell’opera e nella verità quando si è immessi nell’amore operante di Dio in Gesù e si ama nella verità quando si è nella verità. Il fare è nella misura dell’essere, è un lasciare fare in noi in modo di diventare strumenti dell’opera sua. ( U Neri)
L’affermazione più importante contenuta nel brano del VANGELO è che noi siamo uniti a Gesù con un vincolo così profondo e vitale come è quello che unisce il tralcio alla vite… tra le due cose scorre la stessa linfa.. che è la vita divina stessa che ci è stata data nel battesimo, lo Spirito Santo…. [ Soffermiamoci ] su quello che Gesù dice del destino del tralcio. Gesù prospetta due casi. Il primo negativo: il tralcio è secco, non porta frutto, viene perciò tagliato e buttato via; il secondo positivo: il tralcio è ancora vivo e vegeto; viene perciò potato. Già questo contrasto ci dice che la potatura non è un atto ostile verso il tralcio. Il vignaiolo si attende ancora molto da esso, sa che può portare frutti, ha fiducia in esso. …Ma veniamo adesso allo scopo per cui il vignaiolo pota il tralcio e fa “piangere”, come si usa dire, la vite. È proprio necessario?… Sì e per un motivo molto semplice: se non viene potata, la forza della vite si disperde, … Se resta a lungo senza essere potata, la vite addirittura si inselvatichisce e produce solo pampini e uva selvatica. ( R. Cantalamessa)
[ Ma] non spetta a nessuno potare, e dunque separare, staccare i tralci, se non a Dio, perché solo lui lo può fare, non la chiesa, vigna del Signore, non i tralci. E non va dimenticato che, se anche la vigna a volte può diventare rigogliosa e lussureggiante, resta però sempre esposta al rischio di fare fogliame e di non dare frutto. Per questo è assolutamente necessario che nella vita dei credenti sia presente la parola di Dio con tutta la sua potenza e la sua signoria: la Parola che monda, purifica (verbo kathaíro) chiesa e comunità; la Parola che, come spada a doppio taglio (cf. Eb 4,12), taglia il tralcio sterile, pota il tralcio rigoglioso e prepara una vendemmia abbondante e buona; la Parola che è la linfa della vite.( Enzo Bianchi)
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