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SS. TRINITA’ – La Trinità è Amore, tutta al servizio del mondo, che vuole salvare e ricreare.

La PRIMA LETTURA  sottolinea  che la nostra fede ha un carattere prevalentemente “esperienziale” e le linee di questa esperienza sono due: la Parola e la storia, intrecciate tra loro fino a doversi dire del tutto inscindibili. Questa “esperienza” costituisce la nota fondamentale d’Israele e ciò che lo distingue in modo assoluto da tutti gli altri popoli: “un popolo che abbia udito la voce di Dio…” (v. 32), un Dio che è andato “a scegliersi una nazione in mezzo ad un’altra…” (v. 33). In tutto questo c’è un unico vero protagonista ed è Dio stesso: è Lui che parla (v. 33) e opera (v. 34); Israele ode “la voce di Dio” (v. 33) ed è l’oggetto e l’esito dell’opera divina nella storia (v. 34).  E questo Dio è «… unico, creatore di tutti, redentore, guida, educatore che si fa vicino e ci insegna per farci entrare nella terra promessa» (d. G. Dossetti,  10.6.1979).

Nella  SECONDA LETTURA S. Paolo dice: figli; abbiamo ricevuto lo Spirito che ci fa figli. Egli penetra tutto il nostro essere, lo ricostruisce e ci trasforma in creature nuove, va oltre tutta l’opera fatta nella prima economia. Questo perché il Figlio è venuto e ci ha fatto entrare nel suo possesso e siamo diventati padroni della sua figliolanza che è diventata nostra: lo Spirito anima, penetra talmente il nostro essere che non solo siamo chiamati figli ma lo siamo realmente. Tutto quello che dice il Deuteronomio è molto bello, ma scompare di fronte a questo testo di Paolo. Ilario dice: «Uno è lo Spirito che pervade tutte le cose». …  Lo Spirito tende a trasformare tutto (fiore, farfalla, cristallo) soprattutto l’uomo e il fratello in Cristo in dono (d. Giuseppe Dossetti, appunti di omelia, Gerusalemme, 10.6.1979).

Nel VANGELO «La dinamica trinitaria: il Padre tutto nel Figlio e il Figlio tutto nel Padre in questo dono vicendevole che è lo Spirito Santo. Questo si riflette in noi e nella Chiesa…… Capire qualcosa di Dio: non possiamo neppure capire come Dio è creatore. Non è una cosa semplice capire questo, figuratevi il resto, la Trinità e la redenzione(d. G. Dossetti,  10.6.1979).

La festa della Ss. Trinità è la festa di un Dio che non ha smesso di amare ognuno di noi e che chiede di allargare gli spazi in cui lui possa amare. Ed è proprio questo il compito della comunità, oggi: dire al mondo che c’è un Dio che ama e portare a Dio un mondo bisognoso di amore. In un’omelia dell’Aprile 1987 Don Tonino Bello così parlava della Trinità: “Carissimi fratelli, l’espressione  me l’ha suggerita don Vincenzo, un prete mio amico che lavora tra gli zingari [ che mi disse ]  Io ai miei zingari sai come spiego il mistero di un solo Dio in tre Persone? Non parlo di uno più uno più uno: perché così fanno tre. Parlo di uno per uno per uno: e così fa sempre uno. In Dio, cioè, non c’è una Persona che si aggiunge all’altra e poi all’altra ancora. In Dio ogni Persona vive per l’altra.”( D. Tonino Bello)  

Quando noi cristiani confessiamo la Trinità di Dio, vogliamo affermare che Dio non è un solitario, chiuso in se stesso, ma un essere solidale. Dio è comunità, vita condivisa, dedizione e donazione reciproca, comunione gioiosa di vita. Dio è insieme colui che ama, l’amato e l’amore. Confessare la Trinità non vuol dire soltanto riconoscerla come principio, ma anche accettarla come modello ultimo della nostra vita. Quando affermiamo e rispettiamo le diversità e il pluralismo tra gli esseri umani, in pratica confessiamo la distinzione trinitaria di persone. Quando eliminiamo le distanze e lavoriamo per realizzare l’uguaglianza effettiva tra uomo e donna, tra i fortunati e gli sventurati, tra i vicini e i lontani, affermiamo nella pratica l’uguaglianza delle persone della Trinità. Quando ci sforziamo di avere «un cuor solo e un’anima sola» e di imparare a mettere tutto in comune, perché nessuno abbia a patire l’indigenza, stiamo confessando l’unico Dio e accogliamo in noi la sua vita trinitaria. (Vescovi di Navarra e del paese Basco, Creer hoy en el Dios de Jesucristo, Pasqua 1986)

 

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