XXXIII Domenica del T.O. – La venuta del Figlio dell’uomo sarà come l’estate che i contadini sanno prevedere, guardando soprattutto la pianta di fico.. contemplando le gemme che spuntano.
Nella prima lettura Michele è segno del Messia: il suo “sorgere” può essere collegato alla resurrezione di Gesù, strettamente collegata alla salvezza del popolo donata assolutamente indipendente dagli avvenimenti umani. Il tempo ultimo, profetizzato da Daniele è un tempo di lotta che investe le potenze spirituali con riflessi sull’umanità, generando un tempo di angoscia. Al centro dello scontro c’è Cristo la cui accettazione o rifiuto coinvolgono gli esseri spirituali e gli uomini.
Questo tempo non è un qualcosa che scorre con dentro gli avvenimenti; c’è un culmine e c’è un un libro chiuso, che solo l’Agnello Immolato può aprire. La salvezza avviene in questo tempo di angoscia. … angoscia che fa parte della salvezza stessa. In Gv. 5 è scritto che non è tutto rimandato a tempi indefiniti, ma “alla fine” ci sarà la resurrezione: risorgeranno proprio i corpi (dalla polvere); i buoni e i cattivi; come anche i saggi, quasi in risposta ai libri sapienziali che si chiedevano se avessero un miglior destino.
Le parole proclamate nella prima lettura chiudono la profezia di Daniele che apre a una grande speranza sulla sicura fine della persecuzione, la liberazione della terra,, il sorgere di un Messia, la resurrezione e il giudizio.
Nella seconda lettura viene ribadito che l’unico sacrificio efficace per i peccati è quello di Cristo sacrificio che èi al centro di tutto il movimento storico registrato nelle Scritture, movimento che si ricapitola in Cristo, perenne sorgente della santificazione perfetta di quanti credono in Lui. Il Cristo è dichiarato perfetto in quanto è idoneo a presentarsi al Padre come sommo sacerdote e «precisamente mediante la sua sofferenza) nella quale si è mostrato obbediente» Egli comunica questa idoneità a coloro che santifica e in tal modo li rende partecipi del suo sacerdozio e quindi non esclusi dalla Tenda Santa.
Non lasciamoci spaventare dal brano del Vangelo , dal linguaggio codificato, secondo il genere apocalittico, linguaggio che vuole essere rivelativo, profetico, pur risultando a volte oscuro, di difficile interpretazione. ( E. Bianchi )
Non è in primo luogo un discorso sulla fine del mondo, piuttosto è l’invito a vivere bene il presente, ad essere vigilanti e sempre pronti per quando saremo chiamati a rendere conto della nostra vita. ( Papa Francesco )
Le immagini descritte non vogliono significare distruzione, decomposizione, scomparsa della materia, ma la fine degli attuali assetti della creazione, in preda alla sofferenza, al male e alla morte, per una ri-creazione, una trasfigurazione che non riusciamo neppure a immaginare. La creazione subirà un processo di de-creazione, potremmo dire un ritorno all’in-principio ma in vista di una nuova creazione, di un mondo nuovo, con cieli e terra nuovi.
Sono immagini evocatrici della fragilità dell’assetto del nostro universo, che non è eterno, che ha avuto un inizio e avrà una fine; ma è l’universo voluto da Dio e che Dio salverà, trasfigurandolo in dimora del suo Regno. ( E. Bianchi )
Gesù ci consegna che la storia dei popoli e quella dei singoli hanno un fine e una meta da raggiungere: l’incontro definitivo con il Signore.
Non conosciamo il tempo né le modalità con cui avverrà; …conosciamo, tuttavia, un principio fondamentale con il quale dobbiamo confrontarci: «Il cielo e la terra passeranno – dice Gesù –, ma le mie parole non passeranno» (v. 31).
Il vero punto cruciale è questo. In quel giorno, ognuno di noi dovrà comprendere se la Parola del Figlio di Dio ha illuminato la propria esistenza personale, oppure se gli ha voltato le spalle preferendo confidare nelle proprie parole. Sarà più che mai il momento in cui abbandonarci definitivamente all’amore del Padre e affidarci alla sua misericordia.
Nessuno può sfuggire a questo momento, nessuno di noi! La furbizia, che spesso mettiamo nei nostri comportamenti per accreditare l’immagine che vogliamo offrire, non servirà più; alla stessa stregua, la potenza del denaro e dei mezzi economici con i quali pretendiamo con presunzione di comperare tutto e tutti, non potrà più essere usata. Avremo con noi nient’altro che quanto abbiamo realizzato in questa vita credendo alla sua Parola: il tutto e il nulla di quanto abbiamo vissuto o tralasciato di compiere. Con noi soltanto porteremo quello che abbiamo donato.( Papa Francesco)
Restiamo in attesa del Veniente nella gloria, il Pantokrátor, che tiene insieme tutte le cose. Non sappiamo in che forma lo contempleremo, possiamo solo dire che allora lo riconosceremo tutti, anche quelli che durante la loro vita non l’hanno mai riconosciuto nell’affamato, nell’assetato, nel malato, nello straniero, nel carcerato, nell’ignudo….
La venuta del Figlio dell’uomo sarà come l’estate che i contadini sanno prevedere, guardando soprattutto la pianta di fico… quando il fico, per il risalire della linfa, intenerisce i suoi rami e si aprono le gemme rimaste chiuse per tutto l’inverno … allora sta per scoppiare l’estate. ( E. Bianchi )
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