III DOMENICA DI AVVENTO – Dio viene ad abitare tra noi .. La gioia dei miti riempia il nostro cammino sicuro, anche se faticoso, perché pieno del “Fuoco” della spontaneità dei figli di Dio!
La prima lettura è tratta da Sofonia, profeta del 600 a. C.
In un momento in cui profeti, re, sacerdoti sono venuti meno al loro compito, Sofonia si rivolge verso i poveri di cuore, coloro che non si affidano alle proprie forze, ma mettono la loro fiducia in Dio.
Il brano è percorso da un fremito di gioia sia nei redenti come nel Signore e dall’esortazione a non temere alcuna sventura perché Dio viene ad abitare nel suo popolo come sposo “ pazzamente innamorato” della sua sposa che si convertirà all’amore autentico per Lui.
Anche Paolo, nella seconda lettura – come Sofonia – ci dice che il Signore è la sorgente della gioia e chi è in Lui è sempre nella gioia.
Non si può essere amabili e miti se non si è pieni di gioia.
Se si vive nella certezza della sua presenza e della sua misericordia non ci si deve preoccupare di nulla. Lo scoraggiamento deve essere sostituito dalla corale preghiera di ringraziamento presentando con fede le nostre richieste e vivendo nella bontà e nella pace, perché senza la pace non possiamo vivere e non possiamo essere miti verso tutti gli uomini.
Per accogliere nel modo giusto l’invito di Sofonia e di Paolo occorre essere persone disposte a interrogare e interrogarsi. Proprio come fanno le varie categorie di persone [folle..pubblicani..soldati..] che, dopo aver ascoltato la predicazione di Giovanni Battista, gli pongono l’impegnativa e coinvolgente domanda: «Che dobbiamo fare?».
«Nel brano del Vangelo Giovanni ci stupisce, perché non chiede .. liturgie, novene, pii esercizi… Alla conversione deve seguire l’azione, come Zaccheo che, dopo aver incontrato Gesù, dà la metà dei suoi beni ai poveri (cf. Lc 19,8) …. Saremo nella vera purità se invece di preoccuparci delle regole non desideriamo altro che la vera condivisione… ( tratto da E. Bianchi )»
Quanti nel mondo aspettano che noi – che viviamo nell’abbondanza – diamo una delle due tuniche… o da mangiare a chi ha fame …. Amare la salvezza dell’umanità è l’autentico modo di amare e cercare la propria. [ Ernesto Balducci, da: “Il tempo di Dio” – anno C (1992)]
«Dobbiamo perciò seguire molto Giovanni: la sua solitudine, il suo scomparire, soprattutto questo che è una cosa molto grossa anche per noi» (D. G. Dossetti, appunti di omelia, Gerico, 18.7.72).
Infatti alla fine del brano si preoccupa di dire la verità a tutto il popolo in attesa del Messia e che domandava se non fosse proprio Giovanni il Messia. E mette a confronto il battesimo [di acqua] che egli sta amministrando a tutti, con il Battesimo [di fuoco] che tutti riceveranno da Gesù.
«E Il fuoco è l’improvviso aprirsi nella nostra profondità spirituale, ad una presenza, è il passaggio dall’Io solitario, … al Tu. .., è Adamo che all’improvviso, in un universo ancora intatto, si sente solo ed è triste finché una compagna gli è data. In quel momento c’è l’esultanza…ogni cosa è come dotata del senso di sé, della sua pienezza. È l’improvviso significato che trascende ogni concetto.
Il fuoco è l’attesa di un diverso modo di vivere: di un modo di vivere in cui la spontaneità sia quella dei figli di Dio, in cui si possa esistere come bambini nel mondo, non come dei saggi severi che spiano il peccato e lo condannano. Tutto questo è vecchio, è lontano, è alle nostre spalle, se siamo cristiani. ( A Balducci )»
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