XXIX Domenica del T.O.: "chi vuol essere grande tra voi si farà vostro servitore, e chi vuol essere il primo tra voi sarà il servo di tutti"
La richiesta dei fratelli Giacomo e Giovanni a Gesù, di sedere uno alla sua destra e l’altro alla sua sinistra nella sua gloria, suona subito come palesemente impertinente; addirittura stupisce, anzi minaccia di suscitare indignazione. Di fatto, già allora gli altri dieci si sdegnarono con Giacomo e Giovanni. Gesù non si sdegnò, né con i due fratelli né con gli altri dieci. Corresse tuttavia gli uni e gli altri.
La richiesta è sbagliata, certo; e tuttavia per quell’errore Gesù non scomunica i due fratelli; li corregge invece con dolcezza, come si correggono i bambini. Che i bambini chiedano cose sbagliate accade abbastanza spesso; essi per lo più non sanno bene quello che chiedono. Proprio questa fu la prima risposta di Gesù ai due fratelli: Voi non sapete ciò che domandate. …
Potete bere il calice che io bevo?
Subito gli rispondono di sì, senza neppure cercare di capire che cosa Gesù volesse dire con quella espressione oscura; troppo forte e perentorio è il loro desiderio di ottenere comunque quello che chiedono. Gesù risponde che avranno quello che non hanno chiesto; quanto ai primi posti, non sta a Gesù decidere; è lasciato alle mani di Dio.
II desiderio buono non è quello di avere un posto accanto a Gesù; ma quello di camminare al suo seguito. Se vi occupate del posto, è inevitabile che litighiate; vi occupate infatti di ciò che è esteriore.
Finché al vertice dei vostri pensieri c’è quello che sta fuori, è inevitabile che tra voi accadano litigi.
Gesù non si sdegnò con i due; capì che erano ancora come bambini.
Neppure si sdegnò con gli altri dieci.
Si sdegnarono però loro con i due fratelli, non avendo compreso il carattere infantile della loro richiesta. Erano infatti anche loro infantili. Gesù non fece alcuna differenza tra loro; li chiamò infatti tutti a sé e li corresse con pazienza. …
Gesù dunque li chiamò tutti intorno a sé e li istruì.
Per istruirli, prese spunto da ciò che accade nelle nazioni, e presso i capi delle nazioni; essi le dominano, e i loro grandi esercitano su di esse il potere.
Il comando dunque assume la forma del dispotismo.
Appunto per differenza rispetto a quel che accade presso le nazioni Gesù fissa la legge nuova, che deve vigere tra i suoi discepoli: chi vuol essere grande tra voi si farà vostro servitore, e chi vuol essere il primo tra voi sarà il servo di tutti. Alla base della legge nuova sta la testimonianza di Gesù stesso, il Figlio dell’uomo che non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti.
Nel suo racconto della cena Giovanni riferisce della lavanda dei piedi; avete capito quello che vi ho fatto? – chiede Gesù dopo avere compiuto quel gesto -; il comandamento nuovo dell’amore assume appunto la forma del comandamento di servire; e la norma del servizio è quella disposta da Gesù stesso.
Il Signore, paziente con i suoi, abbia pazienza anche con noi, corregga le nostre richieste arroganti e inconsapevoli; ci insegni ad amare il servizio e la sequela di lui piuttosto che un posto accanto a lui.
«Tra voi, però, non dev’essere così!» Quindi, non è questione semplicemente di umiltà piuttosto che di superbia. Secondo me, non è questo il centro del Vangelo odierno. Si tratta piuttosto di credere che ci si possa effettivamente realizzare da uomini e donne del nostro tempo, impostando uno stile di vita conforme alla logica dell’amore evangelico (cf 1Cor 13), ossia alla logica di chi ama, serve, si umilia e condivide, perdona… come Gesù.
In gioco è il credere che si possa essere felici oggi, cercando di vivere con Gesù e come lui. ( C.M. Martini)
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