Maria, la senza macchia, donna creata prima dell'Uomo che genererà, porterà in grembo, darà alla luce, educherà ed accompagnerà nella sua consegna a Dio fino alla croce
“Rallegrati, tu che hai ricevuto grazia”.
Questo saluto dell’angelo a Maria ci orienta a interpretare un po’ diversamente la sua Immacolata Concezione.
Immacolato vuol dire, letteralmente, senza macchia; dunque, Maria non è stata toccata dal peccato originale fin dal primo istante della sua esistenza nel seno di sua madre. Ma il peccato non è, per la Bibbia, una macchia o una tara, bensì una relazione interrotta, un’alleanza rifiutata.
Il peccato di Adamo è appunto questo, il voler essere “come Dio”, cioè il dio di se stessi, l’arrogante autosufficienza dell’uomo che si concepisce come centro e giudice di tutte le cose.
Ora, in Maria, vi è un nuovo inizio: la “grazia” è appunto il dono gratuito di una relazione di amore. Ma qui, la donna è creata prima dell’Uomo, e lo genererà, non solo perché lo porterà in grembo e lo darà alla luce, ma anche perché lo educherà, lo aiuterà a esprimere pienamente la sua umanità, la sua consegna a Dio, fino alla croce.
Maria genera continuamente suo Figlio, e il culmine di questa sua maternità è proprio sul Calvario.
Il Papa Paolo VI parla, a proposito di Maria, della “peregrinazione della fede”.
La fede è un pellegrinaggio, che conosce i tempi duri dell’oscurità e della prova, che richiede perseveranza e pazienza.
Maria è degna figlia di Abramo: anche lei si fida di una promessa apparentemente assurda, unicamente sulla base di una parola ricevuta.
Seguiranno i tempi lunghi dell’attesa, in una vita quotidiana apparentemente sempre uguale: che meravigliosa costanza, nella Vergine che vive a Nazaret la prossimità a quel figlio, senza impazienza, per trent’anni!
Poi, a un certo punto, le promesse sembrano compiersi; il suo figlio comincia a comportarsi come l’angelo le aveva predetto.
Ma subito, come per Abramo, c’è la richiesta di un sacrificio che distrugge i fondamenti stessi della speranza.
E’ allora che Maria, come Abramo, “spera contro ogni speranza” e, come Abramo divenne per fede “padre di tutti noi” (ai Romani 4,16), così Maria diviene madre di tutti coloro che percorrono questa via difficile e gloriosa, con la tenerezza femminile e l’autorità di colei che la Liturgia chiama “avvocata di grazia”.
Oggi, noi siamo esortati a pensare a tutti coloro dai quali la nostra vita dipende.
Nessuno nasce da solo.
Noi siamo parte di una storia, la riceviamo e la trasmettiamo. Ma l’inizio di questa storia è il sì di questa giovane donna di Nazaret.
Esso rimane associato per sempre all’obbedienza redentrice di Gesù.
Per questo, conviene consegnare a lei la nostra preghiera, la fatica della nostra fede, ma anche il gemito e la ricerca di tutti gli uomini.
Don Giuseppe Dossetti
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