III Domenica del T.O – " L'Omelia di Gesù"
Il Vangelo di questa domenica è composto da due brani: il prologo, cioè l’inizio del libro redatto da Luca, e l’inizio della predicazione di Gesù.
Posti l’uno accanto all’altro questi due testi ci fanno comprendere come la Parola di Dio sia diventata prima Scrittura, Bibbia, Libro santo e poi, in ogni epoca – dunque anche per noi oggi – Parola vivente per l’assemblea dei credenti.
Iniziando il suo libro, Luca si rivolge al lettore cristiano, «amante di Dio» – questo è il senso del nome Teofilo – e gli dichiara la sua intenzione: siccome altri prima di lui hanno narrato la vicenda di Gesù, e lo hanno fatto dopo aver ascoltato la testimonianza su quest’uomo da parte di quelli che erano stati coinvolti nella sua vita, di quelli che lo avevano conosciuto, ascoltato e visto fino a diventare «servi della Parola», anche lui «dopo aver fatto ricerche accurate» ha deciso di scrivere un racconto, cioè il Vangelo.
Sì, il Vangelo è un racconto scritto di ciò che Gesù ha fatto e detto; anzi è un racconto della narrazione che Gesù con tutta la sua vita ha fatto di Dio.
Ecco perché in questi brevi versetti iniziali ci viene detto molto, ci viene esposto l’essenziale della nostra fede: «Dio nessuno l’ha mai visto, ma Gesù che è il Figlio da lui inviato, Gesù uomo in tutto come noi, ce ne ha fatto il racconto» (cf. Gv 1,18); e chi è stato associato alla sua vita, ossia chi lo ha visto, ascoltato e toccato, a sua volta ci ha trasmesso un racconto su Gesù (cf. 1Gv 1,1-3), che poi alcuni uomini, gli evangelisti, hanno messo per iscritto.
Ma questo è ciò che accade da sempre all’interno della comunità dei credenti in Dio, nell’Antico e nel Nuovo Testamento, ed è ciò che avviene ancora oggi nella chiesa…
Un esempio di tale processo ci è fornito dalla seconda parte del brano odierno, tratto dal quarto capitolo del Vangelo. Ci viene infatti raccontata la vita dei credenti ebrei al tempo di Gesù: anche nella sperduta borgata di Nazaret in giorno di sabato essi si radunano nella sinagoga per ascoltare la Parola di Dio contenuta nella Legge e nei Profeti, libri scritti nel passato quale testimonianza di come Dio ha parlato al suo popolo. Ed ecco che Gesù, dopo alcuni anni di assenza, fa ritorno al villaggio di cui è originario, Nazaret appunto, e partecipa alla liturgia in sinagoga: ascolta un brano della Torah, partecipa al canto responsoriale di alcuni Salmi, poi tocca a lui leggere la seconda lettura. Ricevuto il rotolo dei Profeti, lo apre e legge il testo previsto per quel giorno, un passo del profeta Isaia in cui un profeta anonimo racconta la propria vocazione: lo Spirito di Dio è sceso su di lui e ha posto in lui la sua dimora; con la forza donatagli dallo Spirito questo profeta e servo del Signore è stato inviato a portare una buona notizia ai poveri, a proclamare la liberazione a tutti gli oppressi, a predicare l’anno della misericordia del Signore (cf. Is 61,1-2).
Letto il brano, spetta a Gesù darne una spiegazione, ed egli lo fa attraverso un’«omelia» qui riassunta in pochissime parole: «Oggi si è compiuta questa Scrittura». Ovvero: il profeta presentato da Isaia è Gesù stesso, la Parola di Dio testimoniata dall’antico profeta e ascoltata da quanti si trovano nella sinagoga si realizza proprio in lui!
Ciò significa che quella pagina biblica costituisce il programma della missione di Gesù: ecco ciò che lui farà e dirà, ecco la buona notizia, il Vangelo che attraverso di lui si realizza…
E così la Parola rivelata a Isaia, da lui scritta fino a diventare libro tra i libri della Bibbia, letta nella liturgia celebrata a Nazaret, risuona come Parola di Dio compiutasi in Gesù. Luca narra poi questo evento nel Vangelo che, letto oggi nell’assemblea cristiana, risuona come Parola che chiede di essere realizzata da ciascun cristiano e dalla chiesa tutta.
Ma noi, qui e ora, abbiamo la consapevolezza che, quando la Parola di Dio contenuta nella Scrittura è proclamata, siamo noi ascoltatori a doverla realizzare? Sappiamo che spetta a noi trasmettere con la nostra vita la narrazione di Dio fornitaci da Gesù? ( E. Bianchi )
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