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XIV Domenica del T.O. – Lo stile di colui che annuncia il Vangelo è costitutivo dell’annuncio stesso!

Pro XIV Nel vangelo secondo Luca non ci viene descritto solo l’invio dei dodici Bicnhiapostoli a  Israele. 
Durante la salita verso Gerusalemme Gesù designa altri settandue disepoli e li invia a due a due avanti a sè in ogni città dove sta per recarsi». ( E. Bianchi )
Perché Settantadue? Perché, mentre Dodici è il numero che riguarda le tribù d’Israele, quindi un messaggio è per Israele, Settantadue, secondo il computo che si trova nel libro della Genesi al cap. X, sono le nazioni pagane.  Quindi è una missione universale
Alberto Maggi1Li inviò a due a due”, perché siano una comunità, ma soprattutto perché il numero due era quello indispensabile per essere testimoni …
«Pregate il Signore della messe perché mandi operai nella sua messe»”, non riguarda soltanto le categorie – come a volte si pensa – dei preti, frati e suore, ma è un invito rivolto a tutti quanti, affinché ognuno prenda coscienza dell’urgenza di questa missione. ( A. Maggi )
padreAldoBergamaschiAndate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi…” (sottinteso) voi che prima della mia predicazione eravate dei lupi come tutti, vi rendete conto di cosa significa dire lupi agli ebrei i quali erano il culmine della religiosità, sarebbe come se io oggi dicessi siamo tutti lupi noi cattolici, voi fratelli protestanti, voi ortodossi, e non parliamo degli altri.
Gesù dice: “Io vi mando come agnelli…”, perché dopo tre anni, due anni, un anno di predicazione ha trasformato questi lupi in agnelli e non si tratta di fare la guerra contro i cattivi, il problema è quello di convertirli, quindi preoccupazione pedagogica e non impresa bellica o coloniale, il mandato qualifica direttamente anche il concetto di Chiesa. Ma guai a chi dovesse interpretare questa parola agnelli come un dato di fatto originario, perché agnelli in senso originario non ne esistono, come non esistono lupi. Allora: “Vi mando come agnelli in mezzo ai lupi”, vi mando come agnelli non contro i lupi, ma in mezzo ai lupi, ecco la funzione del cristiano nel mondo (A. Bergamaschi, Andate e mostrate, 167-168).
charles_de_foucauldComportiamoci sempre come agnelli, secondo l’esempio, a imitazione, in rassomiglianza di Gesù; come lui, lasciamoci non soltanto tosare, ma anche sgozzare, senza lamentarci. Non solamente senza resistenza, ma anche senza lamento: non resistiamo al male, a chi ci percuote porgiamo l’altra guancia, a chi ci toglie il mantello non impediamo che ci prenda anche la tunica…
Non stiamo a difendere né i nostri  beni né la nostra vita, seguendo l’esempio di Nostro Signore Gesù che si lasciò prendere sia i primi che la seconda senza difenderli né con parole né con atti, muto dinanzi ai suoi giudici e non implorando affatto l’aiuto del Padre contro i suoi aggressori, ma null’altro chiedendogli che il loro perdono e la loro salvezza. (..)
E dunque, quale pretesto abbiamo ancora per impedire che ci prendano tutto e che ci mettano a morte senza far resistenza e senza lamento, come Gesù, per non essere sempre e in tutto agnelli innocui, indifesi e muti come Gesù? (C. de Foucauld, Opere Spirituali p. 198-9).
 
Bicnhi    L’aspetto dell’inviato deve essere segno che quanto egli annuncia lo vive in prima persona: tutto deve mostrare la povertà e il senso di urgenza che pervadono la missione, perché lo stile di colui che annuncia il Vangelo è costitutivo dell’annuncio stesso!
Povertà e precarietà non sono di ostacolo all’efficacia della missione, ma sono le condizioni da vivere in profondità affinché la missione sia reale: non basta avere pochi mezzi, occorre essere poveri; non basta annunciare la pace, occorre essere operatori di pace.
E se Cristo è venuto a portare la pace a tutti gli uomini (cf. Ef 2,17), anche a chi non lo ha accolto, altrettanto dovranno fare i suoi discepoli, senza invocare una vendetta dal cielo su chi li respinge (cf. Lc 9,54)…          
E’ a questi inviati, poveri e pacifici, che Gesù dice : «Chi ascolta voi ascolta me, chi disprezza voi disprezza me».
Ecco la grande responsabilità dei cristiani: come Gesù con la sua vita ha narrato il Padre (cf. Gv 1,18), ora tocca a noi narrare lui, essere i suoi testimoni nel mondo (cf. Lc 24,48).  ( E. Bianchi )
 
Mazzolari pCristo non garantisce niente a chi lavora per lui, e le condizioni da lui poste restano immutate dopo venti secoli: «Vendi quanto possiedi e dallo ai poveri… Prendi la tua croce e seguimi». 
Senza croce non si può tenergli dietro.  Il variare di essa è cosa di poco conto, quando uno ha accettato la croce.
E anche l’equipaggiamento non è mutato: «Senza borsa, senza denari, senza bastone, senza calzari…».  …. Neanche il campo: «Vi mando come pecore in mezzo ai lupi».
Come vedi, caro don Aurelio, non è fatta menzione né di chiesa, né di canonica, né di oratorio, né di beneficio, né di benevolenza dei grandi…
I tempi sono difficili, ma non fuori dei piani evangelici. Seguendoli, vi puoi fare un’entrata trionfale. Cruci confixu, noli timere (non temere quando sei crocifisso). (DON PRIMO MAZZOLARI, Della Fede, della Tolleranza, della Speranza, 1945, 204s)
 
U NeriIn qualunque casa entriate, prima dite: Pace a questa casa.
L’offerta della pace non è mai sciupata perché, se anche non è recepita, ritorna a chi l’ha data e ha come frutto l’aumento della pace di chi la offre.    Uno dice: “Dare la pace a quello è come gettare il seme sui sassi perché non viene su niente”. No, ci corregge il vangelo, la pace ritorna a te di rimbalzo.
Tutto l’insegnamento di Gesù richiede una vita spesa nell’attesa della giustizia di Dio e del suo giudizio escatologico, nella fede che è Lui che fa. Il non farsi giustizia e cedere al maligno non significa rassegnarsi all’ingiustizia e all’iniquità come ineluttabili, ma significa, al contrario, consegnarsi al giudizio di Dio. La parabola della zizzania lo dice chiaramente.
(…) L’uomo deve aspettare perché ci pensa Dio a ristabilire l’ordine. La nostra presunzione di mettere ordine nelle cose, base delle false teorizzazioni della resistenza violenta e della guerra in nome dell’opposizione all’ingiustizia va rovesciata. Noi dobbiamo cedere al nemico, non per lasciare che l’ingiustizia trionfi ma per consentire a colui che solo è capace di far trionfare il bene, di agire a suo modo, nelle sue dimensioni e a suo tempo (U. Neri, Guerra, stermini e pace nella Bibbia, 149-150).
 
«Vedevo Satana cadere dal cielo come una folgore» Alberto Maggi1
Nella concezione dell’epoca Satana stava nei cieli, era un funzionario della corte divina, era un ministro di Dio. Basta leggere il libro di Giobbe, dove Dio riceve i suoi figlioli e fra questi c’è anche il Satana. Era l’ispettore generale di Dio, quello che curava i suoi interessi e il suo compito era sorvegliare gli uomini, e poi accusarli presso Dio per poi infliggere loro la pena per i loro peccati.
Ebbene, con l’annunzio dei Settantadue, la Buona Notizia ha avuto successo.  E qual è la Buona Notizia?
La Buona Notizia è che Dio non è buono, ma è esclusivamente buono; il Dio di Gesù non è il Dio della religione che premia i buoni e castiga i malvagi, ma a tutti comunica amore.
Allora il ruolo del Satana è finito; è inutile che accusi presso Dio perché egli a tutti quanti, indipendentemente dal loro comportamento, comunica il suo amore.  Già Gesù in questo vangelo aveva detto: “Perché il Padre è buono verso gli ingrati e i malvagi”.
Allora Satana viene cacciato dal cielo, il suo ruolo è terminato.   E nell’Apocalisse è importante la definizione che viene data di questo episodio, “E’ stato precipitato l’accusatore dei nostri fratelli, colui che li accusava davanti al nostro Dio giorno e notte”.
Poi l’assicurazione finale, “Nulla potrà danneggiarvi”, quindi le forze ostili non potranno farvi male perché la luce è più forte delle tenebre e la vita è più forte della morte. E per ultima cosa Gesù dice “Rallegratevi, non tanto per i vostri successi”, «Rallegratevi piuttosto perché i vostri nomi sono scritti nei cieli»”, cioè l’esperienza di sentirsi amati da Dio ( A. Maggi )
 
 
 
 

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