Santa Famiglia
A Natale abbiamo contemplato nel vangelo secondo Luca la nascita di Gesù a Betlemme, mentre la madre Maria e il padre secondo la Legge, Giuseppe, erano in viaggio a causa del censimento voluto dall’imperatore romano (cf. Lc 2,1-14). Oggi, prima domenica dopo Natale, la chiesa ci fa contemplare nel vangelo secondo Matteo la famiglia di Gesù, il suo essere nato in una genealogia di ebrei discendenti dal re e messia David (cf. Mt 1,1-17). Ognuno di noi nasce da una madre, è accolto da qualcuno, da una famiglia che lo nutre e lo fa crescere, e in questo modo viene al mondo. È stato così anche per Gesù.
Ma questa famiglia che storia aveva? Era una famiglia il cui padre era un artigiano, una famiglia povera ma non misera, ma alla nascita di quel figlio ecco emergere un grave pericolo per lui. Un decreto di Erode prescriveva l’uccisione dei bambini maschi, perché secondo i magi tra di loro era nato il Messia di Israele (cf. Mt 2,2.16-18).
Giuseppe allora fu avvertito in sogno da un angelo: “Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre e fuggi in Egitto”, e, sempre nel suo silenzio, subito obbedì e si ritirò in quella terra straniera. Furono anni di esilio, di stranierità, vissuti in mezzo a un popolo dalla lingua e dalla cultura diversa, dove questa famiglia conobbe lo statuto dell’emigrante: solitudine, diffidenza, difficoltà a vivere… Ma ecco, finito il pericolo per Gesù a causa della morte di Erode, di nuovo l’angelo disse a Giuseppe in sogno: “Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre e va’ nella terra d’Israele; sono morti infatti quelli che cercavano di uccidere il bambino”. E Giuseppe, sempre con prontezza, nel silenzio realizza la parola del Signore.
Si tratta dunque di una vicenda umanissima che rese la famiglia di Gesù perseguitata, migrante, straniera, ma nello stesso tempo comprendiamo come questa quotidiana e semplice vicenda fosse anche un adempimento della promessa di Dio e fosse un ricapitolare una storia che era stata quella di Abramo, di Israele e dei suoi figli, del popolo entrato in alleanza con il Dio vivente. Infatti Abramo era sceso in Egitto e dall’Egitto era risalito, Giacobbe e i suoi figli vi erano discesi in cerca di cibo e poi ne erano risaliti come popolo.
È il cammino della discesa e dell’esodo-salita, quello che Gesù compie con Maria e Giuseppe, sicché anche lui potrà considerarsi salvato, come il credente ebreo proclama la notte di Pasqua: “In ogni generazione ciascuno deve considerare se stesso come se proprio lui in quella notte fosse uscito dall’Egitto”. Ma possiamo anche scorgere un parallelo tra la storia di Gesù e quella di Mosè, anche lui minacciato di morte dal faraone (cf. Es 2,15), anche lui in fuga in terra straniera, anche lui tornato dall’esilio, su ordine del Signore, per adempiere la sua missione verso il popolo (cf. Es 4,19-20).
Storia quotidiana, ma agli occhi di chi ha fede anche storia di salvezza. Storia di una famiglia simile a tante storie delle nostre famiglie: condizioni di vita difficili, allevare e far crescere un figlio in condizioni precarie, mutare casa e luogo in cui vivere, e certamente le fatiche del vivere insieme di una coppia e di un figlio…
Ma in questa pagina dobbiamo mettere in evidenza la fede e l’obbedienza pronta di Giuseppe, così come a Natale avevamo meditato sulla fede e l’obbedienza di Maria. Giuseppe è l’uomo giusto (cf. Mt 1,19), che sa discernere la voce di Dio mentre dorme: non ha visioni né teofanie, ma soltanto una voce in sogno, un ordine, al quale obbedisce realizzando subito quelle parole. La sua giustizia viene sempre dalla sua obbedienza, che predispone tutto perché si possa adempiere nella storia la promessa di Dio.
Matteo lo dice alla fine del racconto, citando il profeta Osea: “Dall’Egitto ho chiamato mio figlio” (Os 11,1). Ovvero, come Dio ha chiamato suo figlio, il popolo di Israele, dall’Egitto verso la terra promessa, così ha chiamato suo Figlio Gesù il Messia dall’Egitto, perché potesse un giorno iniziare la sua missione pubblica nella sua terra, la terra dei suoi padri e del suo popolo, per il quale era stato inviato da Dio stesso. E così tutto inizierà da Nazaret, che gli darà anche il soprannome Nazareno. ( E. Bianchi )
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