I Domenica di Quaresima: Gesù e le seduzioni di Satana .
La prima domenica di quaresima si apre con il vangelo di Matteo che presenta le tentazioni del Cristo.
… Quello che adesso leggeremo non è un episodio dell’esistenza di Gesù, ma l’evangelista vuol farci comprendere che in tutta la vita Gesù fu sottoposto a queste tentazioni, o a queste seduzioni.
“Allora Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto per essere tentato dal diavolo”.
Con il termine “allora”, l’evangelista allaccia questo episodio a quello che lo precede, il battesimo di Gesù, quando Gesù ha ricevuto lo Spirito del Padre, il Padre lo riconosce come suo figlio perché Gesù manifesta il suo desiderio, il suo impegno di renderlo presente come amore per l’umanità. Conseguenza di questo impegno di Gesù, lo Spirito conduce Gesù nel deserto.
Il termine “deserto” richiama almeno tre cose:
- l’esodo, la liberazione del popolo dalla schiavitù egiziana
- Durante questo esodo ci fu un periodo di tentazioni e prove alle quali Dio sottopose il suo popolo.
- il deserto era anche il luogo dove si radunavano tutti quelli che volevano conquistare il potere, con delle sommosse, con delle rivolte.
“Per essere tentato dal diavolo”. … Il termine “tentazione” ha una connotazione negativa; in realtà il diavolo – come vedremo – non tenta Gesù affinché compia qualcosa di negativo o azioni peccaminose. Nulla di tutto questo. Il diavolo non si presenta come un nemico, come un rivale di Gesù, ma come un suo alleato che lo vuole aiutare nella realizzazione del suo programma. Pertanto, più che di tentazioni, dovremmo parlare di seduzioni del diavolo.
“Il tentatore gli si avvicinò e gli disse: «Se tu sei il figlio di Dio»”.
Il tentatore non mette in dubbio la figliolanza divina di Gesù, che nel battesimo è stata confermata dalla voce del Padre che ha detto: “Tu sei mio figlio”, questa espressione del tentatore “Se tu sei il figlio di Dio”, quindi non è un dubbio, ma significa “giacché sei figlio di Dio” usa le tue capacità a tuo vantaggio.
Infatti, “«Dì che queste pietre diventino pane»”. La prima tentazione è usare le proprie capacità per il proprio vantaggio. Ma Gesù non userà le proprie capacità a proprio vantaggio, ma per il vantaggio degli altri. Sarà Gesù che si farà lui pane per gli altri. ..
“Allora il diavolo lo portò nella città santa”, cioè Gerusalemme, “lo pose sul punto più alto del tempio”.
Perché questo particolare? Perché in un apocrifo, il IV Libro di Ezra, si pensava che il messia, che nessuno conosceva, si sarebbe manifestato improvvisamente apparendo nel punto più alto del tempio, nel pinnacolo. Quindi è l’aspettativa del popolo.
Allora il diavolo, che si mostra come aiutante di Gesù, dice “Fai quello che il popolo s’attende, fai quello che il popolo desidera, anzi dagli un tocco di più”.
E gli dice per la seconda volta: “«Se tu sei figlio di Dio»”, cioè “giacché sei figlio di Dio”, “«Gettati giù»”, cioè mostrati come la gente aspetta nel punto più alto del tempio, ma dai un tocco di forza straordinario che faccia comprendere che tu sei veramente il figlio di Dio. “Gettati giù”, e poi il diavolo cita il salmo.
… Questa tentazione la ritroveremo poi in bocca ai sommi sacerdoti, agli scribi e agli anziani, al momento della crocifissione di Gesù “Se sei il figlio di Dio”, giacché sei il figlio di Dio, “scendi dalla croce”, cioè manifesta un Dio di potere.
La terza tentazione è diversa dalle altre, che sono stati precedute dall’affermazione “Giacché sei il figlio di Dio”, se sei il figlio di Dio, … per questa il diavolo non mette in ballo il fatto della figliolanza divina perché è una tentazione che è adatta ad ogni uomo.
Allora “Questa volta il diavolo lo portò sopra un monte altissimo”.
Perché il monte altissimo?
Nell’antichità il monte era il luogo della residenza degli dei e indicava la condizione divina. Quindi il diavolo offre a Gesù di possedere la condizione divina. Va ricordato che, a quell’epoca, tutti quelli che detenevano un potere, avevano la condizione divina. [ Il faraone era un Dio, l’imperatore era figlio di Dio.]
Quindi tutti coloro che detenevano il potere avevano la condizione divina e il diavolo offre a Gesù la condizione divina. Come?
“Gli mostrò tutti i regni e la loro gloria”, cioè la loro ricchezza, “e gli disse: «Tutte queste cose ti darò se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai»”. Cioè il diavolo propone a Gesù la condizione divina adorando il potere per dominare il mondo. ( A Maggi )
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Quando Gesù ha dinanzi a sé, nella visione del Vangelo, tutti i regni e la loro gloria, e si rifiuta di adorare Satana, Satana scopre le carte.
Prima Satana fa da rabbino, cita la Bibbia, si veste di panni religiosi che sono i panni prediletti del diavolo. Ma qui si scopre. Egli chiede di essere adorato.
Questa adorazione del principe del potere: ecco il peccato umano. Perché quando diciamo «potere» non alludiamo solo a quella sua espressione eminente che è il potere politico, ma al potere in tutti i gradi e in tutte le forme, che è la pretesa dell’uomo di ridurre l’altra persona a strumento di sé per la propria affermazione.
Non sarebbe giusto se ora pensassimo solo ai grandi e ai potenti che fan la storia, perché lo stesso modulo si ripete perfino dentro l’ambito di una famiglia, perfino nei rapporti tra due amici, perfino nel rapporto con me stesso, nel momento in cui io delibero la distinzione tra il bene e il male, secondo un impulso soggettivo che è appunto già il progetto di affermare me stesso, creandomi perfino lo spazio della liceità, stabilendo che quel che voglio fare è bene. In quel momento io rompo la mia sudditanza di fede alla Parola del Signore e mi costituisco come Dio in questo mondo.
Ecco il peccato.
Ora, la vita di Gesù di Nazareth – e questo è il suo mistero – si è svolta precisamente in antitesi alle scelte che invece per noi sono fatto quotidiano. Ecco la sua diversità.
Ma ecco anche la ragione per cui il peccato ha compiuto la sua più alta epopea: quella di mettere Gesù Cristo nella schiera dei peccatori.
Lo abbiamo messo accanto ai potenti; abbiamo parlato di prìncipi cristiani, di re cattolici, abbiamo messo la sua croce sulle corone. Abbiamo eliminato l’alternativa. Ecco il peccato che si compie dentro il Tempio.
Questa diversità del Cristo, ora riconosciuta, ci fa anche capire che significa convertirsi: non già diventare da uomini qualcos’altro, ma diventare uomini diversi, volere una umanità costruita secondo questa diversità, e giudicare l’umanità esistente secondo queste misure che sono misure evangeliche, le quali, poi, non possono che richiedere un abbattimento delle meccaniche del potere, e l’esaltazione di coloro che sono, sotto il potere, schiacciati e oppressi.
La battaglia cristiana, se posso usare questa parola, non è da compiersi all’interno delle logiche che governano la politica e la cultura, le quali sono rispettabili nel loro ambito relativo, ma tutte sottoposte a questo giudizio.
Questa scelta invece non è giudicabile da nessuna cultura, perché essa sta alla radice, sta prima della storia, per così dire. Gli scrittori sacri amavano raccontarla mettendo questo conflitto alle origini del mondo per dire che sta alle radici.
E noi ci convertiamo nella misura in cui riusciamo a liberarci dalla schiavitù molteplice di Satana e ad affermare la nostra obbedienza a questa diversità che Gesù Cristo ha espresso con la sua vita, con la sua morte e con la sua Parola. (Ernesto Balducci – da: “Il mandorlo e il fuoco” – vol. 1 – Anno A)
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… il deserto è il luogo privilegiato dell’incontro: nel deserto Gesù è tentato; nel deserto lo sposo va a recuperare la sua sposa che si era persa … la ripulisce …e la fa risplendere … Nel deserto ci si può perdere e morire … ma ci si può fortificare solo se si accoglie l’amato, abbandonandosi completamente a Lui … alla sua volontà … al suo progetto, che a differenza del nostro, è un progetto d’amore ….. E lui nel deserto non ci lascia soli .. perché anche Lui ha sperimentato l’abbandono più totale dagli uomini e e dal Padre morendo per tiraci fuoridalla schiavitù del peccato … Sì Lui è morto per recuperare in noi il divino che avevamo perso.
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