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XVII Domenica del T.O. – La sequela di Gesù, che esige un pronto e radicale distacco, nasce dall’aver trovato un dono inaspettato: il regno dei cieli fattosi vicinissimo in Gesù stesso.

Tesoro-nascostoIn ogni Eucaristia noi citiamo il Regno, per esempio recitando il Padre nostro: Padre nostro, venga il tuo Regno!
E al termine della preghiera eucaristica proclamiamo: “Tuo è il Regno, tua la potenza e la gloria nei secoli!”.
E questo Regno è il tema fondamentale della predicazione di Gesù fin dall’inizio. Da quando, cioè, Gesù, dopo che Giovanni fu arrestato, fu trasferito da Nazaret a Cafarnao.
Dicono i vangeli che Gesù cominciò allora a predicare e a dire: “Convertitevi, perché il Regno dei cieli è vicino!” (Mt 4,17) .
Questa è il tema fondamentale della predicazione di Gesù.
In Mt 4,23 troviamo questa frase sintetica: Gesù percorreva tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe, martinipredicando la buona novella del Regno e curando ogni sorta di malattia e di infermità nel popolo.
Notiamo anche la differenza tra i verbi: insegnando (didàschein); predicando, proclamando il Regno (Kerissèin) e curando i malati.
Le tre cose fanno come una unità.
Gesù, dunque, parla molto spesso del Regno di Dio, soprattutto nei sinottici; l’espressione non ricorre quasi mai in Giovanni; mentre nei sinottici è l’espressione corrente.
Tuttavia sappiamo anche che non è facile definire il Regno, perché Gesù non conchiude mai in una definizione teorica che cosa è il Regno. Si contenta di alludervi con paragoni e con parabole.
Il Regno è come un seme,
è simile ad una rete,
è simile ad una perla preziosa,
è simile a un tesoro nascosto in un campo…
Sono paragoni che descrivono alcuni aspetti del Regno, senza che mai se ne dia una definizione precisa e completa.
E qui c’è qualcosa di misterioso, tanto è vero che lo stesso Gesù in Mc 4,11, parla di “mistero del Regno”.
Non dice ai discepoli: “A voi è stato dato il Regno!”, ma “A voi è stato dato il mistero del Regno!”.
C’è quindi un mistero in questa parola “Regno”, almeno come è pronunciata agli inizi del ministero di Gesù, che lo rende necessariamente, da una parte affascinante e dall’altra un po’ enigmatico. E non poteva che essere enigmatico fino allo svelamento che avverrà appunto con la morte e la risurrezione di Gesù. …
…  E allora il venire del Regno significa che Dio viene a mettere le cose a posto, viene a mettere ordine, a sconfiggere i nemici, a punire i peccatori, a instaurare di fatto quel potere sulla storia che era da sempre suo di diritto.
Ed era questa anche l’attesa degli ebrei devoti, che credevano e speravano in Dio, attesa che si trova in molti salmi e in molte altre pagine della Bibbia,  …..
 Ma noi sappiamo che le cose non sono così semplici.
Gesù nella sua rivelazione progressiva del Regno, non rivela come un semplice giudizio di condanna e di distruzione dei malvagi; anzi, a poco a poco, fa capire, in maniera anche un po’ enigmatica, che il regnare di Dio non significa che Dio voglia schiacciare i peccatori, ma che Dio intende piuttosto perdonarli e salvarli.
Questo è certamente un fatto nuovo e perciò Gesù comincia con il prendere su di sé il male del mondo: questa è la novità assoluta della rivelazione di Gesù.
…. Gesù si rivela sempre più chiaramente come colui che assume su di sé il peccato del mondo.
E questo diventa sempre più chiaro nel percorso di Gesù verso Gerusalemme, soprattutto come previsione della passione o con espressioni come quelle che troviamo in Marco 10,45: Il Figlio dell’uomo non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti.
Così egli chiarisce a poco a poco il senso di come egli intende l’esercizio della regalità di Dio: non schiacciare i nemici, ma dare la sua vita per il perdono dei nemici, per il riscatto di molti.
…. Gesù attua dunque il Regno, anzitutto nella prima parte della sua vita, sconfiggendo le malattie, le infermità, ma facendo intuire misteriosamente che egli vuole a un certo punto assumersele.
Le infermità e le malattie sono conseguenze e immagine del peccato; Gesù perdona i peccati, ma soprattutto offre in debolezza, in povertà, in infermità la sua vita per noi, nella morte in croce e risorge per darci la certezza del perdono di Dio.
Ecco dunque come il Regno si svela a poco a poco.
Per cui il Regno non è come una macchina già fatta che viene dall’alto e si instaura sulla terra; il Regno è qualcosa che si manifesta progressivamente nella vita di Gesù.
Possiamo dire: è Gesù il Regno che viene, è lui!
E in noi il Regno si attua qui attraverso un processo, un processo di rigenerazione che parte dal cuore dell’uomo, dall’interno dell’uomo, che ha inizio con la nascita – il Battesimo – che va verso la crescita, verso la pienezza della manifestazione definitiva di Gesù nella nostra umanità salvata.
Dunque, il Regno lo incontriamo anzitutto in Gesù che è il Regno per eccellenza.
Il regno si attua nella sua vita, morte e risurrezione.
Il Regno si attua in tutta la sua vita, dall’annunciazione all’ascensione, si attua nella sua morte, si attua nella sua risurrezione.
E poi il Regno si attua gradualmente in tutti noi, in tutti coloro che entrano negli atteggiamenti e nelle relazioni di Gesù, vivendo come lui ha vissuto, offrendo la propria vita come lui l’ha offerta. … (Il presente testo è tratto da una meditazione tenuta dal card. C.M.Martini ai preti del settore Sud di Roma, su invito di S.E.mons. Paolo Schiavon, nella Quaresima 2005, il 24 febbraio )

 ***

BianchiNelle prime due parabole di questa domenica sono due figure diverse in scena, un bracciante agricolo e un ricco gioielliere: sono loro ad agire, eppure non sono i protagonisti del racconto.
I veri protagonisti sono piuttosto il tesoro e la perla, che con la loro sola presenza causano le azioni dei due uomini.  
Il contadino, che probabilmente non è ricco, trova un tesoro in un campo non suo; allora con molta sapienza «lo nasconde subito; poi va, pieno di gioia, vende tutti i suoi averi e compra quel campo».
Il gioielliere, che è in cerca di perle preziose, quando «ne trova una di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra».
Uno non è ricco, l’altro è molto ricco, ma entrambi – ed è questo che è decisivo – vendono tutto quello    che     possiedono    per     potersi  impadronire del tesoro e della perla.
In loro non c’è nessun rimpianto, non fanno un sacrificio, bensì un affare! 
Ciò che accade a queste due persone accade a tanti altri uomini e donne: il Regno è da essi intravisto, è trovato quando si manifesta all’improvviso oppure quando è cercato, e la scelta sapiente è quella di vendere tutto per entrarne in possesso.
Così hanno fatto i discepoli di Gesù: chiamati da lui, «abbandonato tutto lo seguirono» ,così non ha fatto il giovane ricco. … 
La sequela di Gesù, che esige un pronto e radicale distacco, nasce dall’aver trovato un dono inaspettato: il regno dei cieli fattosi vicinissimo in Gesù stesso.  
Chi segue lui non dice: «Ho lasciato», ma: «Ho trovato un tesoro»; e non umilia nessuno, non si sente migliore degli altri, ma è semplicemente nella gioia per aver trovato tale tesoro.
Davvero la misura dell’essere discepolo di Gesù non è il distacco dalle cose, bensì l’appartenenza a lui che è il tesoro vero, la perla preziosa: come dice Paolo, «a causa sua ho lasciato perdere tutte queste cose e le considero spazzatura, al fine di guadagnare Cristo» (Fil 3,8).
Nella parabola della rete gettata nel mare … è fondamentale accogliere l’interpretazione fornita da Gesù: «Così sarà alla fine del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni».
Ancora una volta egli ci ammonisce sul fatto che questa separazione avverrà solo nel giorno del giudizio, e spetterà a Dio e a nessun altro: se al presente «il Padre fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni» (Mt 5,45), poiché è paziente e misericordioso e non vuole che alcuno perisca ma piuttosto si converta (cf. 2Pt 3,9), chi siamo noi per ergerci a giudici degli altri?
Finché siamo in tempo dovremmo piuttosto pensare a convertirci per accogliere il Regno che viene, ricordando le parole di Agostino: «Nell’ultimo giorno molti che si ritenevano dentro si scopriranno fuori, mentre molti che pensavano di essere fuori saranno trovati dentro»…  
A conclusione del suo lungo discorso quando dice: «ogni scriba divenuto discepolo del regno dei cieli è simile a un padrone di casa che trae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche..  ci affida la grande responsabilità di interpretare il tesoro delle Sante Scritture alla luce del Regno vissuto e annunciato da lui: «in Cristo», infatti, «sono nascosti tutti i tesori della sapienza di Dio» (Col 2,3).(E. Bianchi )
 

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